Questa è la seconda parte dei consigli per organizzare una vacanza intelligente fai da te in giro per il mondo. Vi consiglio di leggere la prima parte in cui vi raccontiamo di itinerari, voli e spostamenti. L’ABC del viaggiatore che prepara da sé una vacanza on the road è questo: prima itinerario, poi volo, poi alberghi. Le tappe vanno stabilite sempre prima di ogni altra cosa, perché sono loro a dare le dimensioni e il ritmo a tutto il viaggio.
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Ponti di primavera, dove andare in Italia in #4idee (n.4)
Con Pasqua (il 20 aprile), Lunedì dell’Angelo (21 aprile), il 25 aprile che è venerdì e il 1° maggio che cade di giovedì, quest’anno si ha l’occasione di approfittare di un ponte di primavera per prendersi una pausa prima delle vacanze estive, ancora lontane.
La fuga dalla città può essere anche a breve distanza, per staccare un paio di giorni. Oppure in qualche parte dell’Italia che ancora non si ha avuto l’opportunità di visitare. Certo, bisogna avere la pazienza di consultare le offerte last minute e di cercare dei voli che non siano saliti troppo di prezzo (io di solito per avere uno sguardo globale sulle compagnie aeree utilizzo Volagratis). Facciamo in #4idee un rapido giro dalla Liguria, passando per il Lazio e la Campania, fino in Sicilia.
Calcata magica, borgo di hippies (e streghe)
Ancora una curva, in salita, tra gli alberi, dopo aver lasciato la Cassia bis (la Veientana). E poi eccola, sulla sinistra, quasi sospesa con la vallata intorno. Calcata.
Case brune le cui fondamenta affondano nella roccia tufacea, come un’estensione naturale del colle. Al calare della sera, il borgo si illumina ed ecco il presepe in cui si è inserita una monetina per metterlo in funzione. Oltrepassi il portone d’ingresso e all’improvviso fai un salto all’indietro nel tempo, una cavalcata nel passato. Per le strade, odore di legna bruciata nel camino. Risate che rimbalzano sulle pareti della case e, infilandosi sotto l’uscio delle porte, sfuggono dalle sale e dalle cucine e si rincorrono all’esterno. Un piccolo labirinto di vie strette e ornate di gatti sornioni, di cani che spadroneggiano, di fiori sui balconi. Giri l’angolo e sei a strapiombo sulla valle del Treja. Silenziosa e coperta di boschi disordinati che attutiscono i rumori. E ci si è già scordati di essere a soli 40 km da Roma nord e a 60 da Viterbo.
In Marocco sulle orme di nomadi e tuareg
Mi piace sempre raccontarvi delle storie. Questa volta è una storia che viene dal Sahara, dal Marocco. E’ la storia di Aziz.
Eravamo a Marrakech e avevamo quasi due ore di ritardo per un errore di comunicazione tra noi e le ragazze del riad in cui ci eravamo fermati a dormire durante le prime notti marocchine. Un breve momento di relax e hammam prima di iniziare il nostro giro che ci avrebbe portati in alcune delle città imperiali, a superare la catena montuosa dell’Alto Atlante prima e del Medio Atlante poi e a vedere, per la prima volta, il Sahara.
Istanbul, ponte tra Oriente e Occidente
Primavera a Istanbul. Il mio cappotto verde a stampa tartan. Il balik ekmek mangiato con l’acquolina in bocca sotto il ponte di Galata. Le voci cantilenanti dei muezzin che, a partire dall’alba, rimbalzano da una moschea all’altra. Le carpe giganti della Cisterna Basilica. Il taxi che sbagliava sempre strada, girando su se stesso e facendoci perdere l’orientamento, e che non riusciva a portarci a Nevizade Sokak. I dolcissimi lokum. Il pepe comprato al bazar delle spezie e che ancora centellino per insaporire alcuni piatti. La maestosità della Basilica di Santa Sofia che fa sentire sperduti e nella quale sembra di poter percepire la stratificazione delle religioni che ha ospitato: cattedrale cattolica prima, sede patriarcale greco-ortodossa poi, moschea dopo, museo oggi. La nebbia di Anadolu Kavagi, alla fine del Bosforo. Il tramonto illuminato da centinaia di puntini lontani, le moschee con i loro minareti, là dove curva il Corno d’Oro, sull’altura di Eyüp. Con qualche giorno a Istanbul non ci si può illudere di capire la complessità della capitale turca né di passare attraverso i vari livelli di questa città, ma certo si può assaporare qualcosa che poi viene a casa con noi. E ci resta per sempre.
Messico, Chichen Itza e il tuffo nel cenote
Sfatiamo subito il titolo. Suona bene – più o meno – e quindi è tale. Basta. Io non ho fatto alcun tuffo nel cenote. Mi è piaciuto molto. Non avevo mai visto niente di simile prima. La vegetazione mi ha affascinata. Insomma, tutto questo e molto di più (se continuerete a leggere). Il bagno nel cenote però no, no grazie. Anche se a dicembre c’erano 30 gradi.
New York, sui tetti di Manhattan
Manhattan è una città a più livelli. La metropolitana sotto terra. Il traffico congestionato da taxi gialli e limousine lungo le strade. Poi le decine di piani dei palazzi che puntano verso il cielo. Tra le nuvole. Ed è proprio quassù che – soprattutto negli ultimi anni – sono stati inaugurati i rooftop, i bar e i ristoranti dai quali ammirare i tetti di New York City. Si sbircia nelle finestre sempre illuminate del grattacielo di fronte, restando quasi incantati a scoprire le vite degli altri. Si aspetta che il tramonto infuochi il cielo e che il sole tramonti dietro alla skyline in continua evoluzione. Si sorseggia un cocktail sulle terrazze illuminate da mille luci.
Dublino, la porta d’Irlanda (e il villaggio di Howth)
Anche la guida di una città o di un Paese, dopo un viaggio, diventa un ricordo da conservare. Le nostre assumono le sembianze dei diari scolastici che si utilizzavano alla medie e alle superiori. Quei diari, come la Smemoranda, in cui poi – diciamoci la verità – mica si scrivevano solo i compiti da svolgere, perché, lì dentro, si sviluppava la vita di un anno, un pezzo di noi. E così la nostra guida dell’Irlanda pesa molto più di quello che dovrebbe e il suo ingombro è diventato simile a quello di un vocabolario. Se ci seguite da un po’, già sapete che abbiamo girato in lungo e in largo l’isola per una ventina di giorni. E così la Lonely Planet è farcita come un panino di mappe, biglietti da visita, post-it, appunti, linguette per ritrovare facilmente gli argomenti più interessanti. Tra quelle pagine è finita qualsiasi cosa, come nel diario di scuola (ci credete, se vi confesso che una volta ho appiccicato anche una gomma masticata? Mio marito inorridisce quando glielo ricordo). Non si buttava via niente e dopo un po’ era necessario un cordino elastico per tenere tutto chiuso. Sempre se prima non si scollava la rilegatura.
New England, tra le streghe di Salem
Halloween mi affascina da sempre. Non proprio tutto, a scatola chiusa. Feste in maschera, costumi orribili e altri aspetti di questo genere, non mi interessano. Io stravedo per le zucche scavate e trasformate in Jack-o’-lantern e per i dolci alla zucca (in particolare i pumpkin cupcake un po’ speziati). Vado in visibilio per il foliage che nel New England regala paesaggi da favola. I pioppi si colorano di giallo intenso e gli aceri virano al rosso e all’arancione. Fino al viola e al bronzo brillante. Si cammina su tappeti di foglie da fine settembre a metà novembre. E le giornate soleggiate sono ancora tiepide se non addirittura calde e le serate fresche. Si prendono dai cassetti le prime sciarpe leggere e il naso pizzica già un po’. L’autunno è il periodo dei ritmi lenti e vorrei stare alla finestra a guardare come trasforma quello che tocca.
Con questo preambolo, potete capire quanto sia stata entusiasta del viaggio di fine ottobre a Boston e dintorni. A Salem, in particolare, si festeggia Halloween per un mese intero.
Roma, altri punti di vista – fuori le mura
Dopo il centro storico di Roma, mi sposto appena al di là delle Mura Aureliane per proseguire con i consigli della città fuori dai soliti giri. Ed è subito un ricordo.
Villa Borghese
La sorpresa di Francesco per il mio primo compleanno romano, nel giugno di due anni fa, è stato portarmi in barca sul laghetto a Villa Borghese. Tutti (o almeno tutte) avete immaginato almeno una volta di vedere il vostro compagno destreggiarsi con i remi mentre voi vi godete il lago, il sole e magari pure l’ombra di un ombrellino come in numerose scene del cinema e della tv. Quel giorno siamo scappati dal lavoro all’ora di pranzo e abbiamo noleggiato la barca (la numero 9, come la data del mio compleanno, ma ce ne siamo accorti solo al momento di scendere a terra). Il tempo di prendere confidenza con il mezzo e di non finire in acqua ed eccoci ad esplorare il piccolo laghetto di uno dei parchi cittadini più famosi della città. Eppure quasi nessuno è a conoscenza di questa possibilità: la barchetta si noleggia con 3 euro per una ventina di minuti. Qui gli orari e, navigando sul sito, anche altre informazioni.