Dopo il centro storico di Roma, mi sposto appena al di là delle Mura Aureliane per proseguire con i consigli della città fuori dai soliti giri. Ed è subito un ricordo.
Villa Borghese
La sorpresa di Francesco per il mio primo compleanno romano, nel giugno di due anni fa, è stato portarmi in barca sul laghetto a Villa Borghese. Tutti (o almeno tutte) avete immaginato almeno una volta di vedere il vostro compagno destreggiarsi con i remi mentre voi vi godete il lago, il sole e magari pure l’ombra di un ombrellino come in numerose scene del cinema e della tv. Quel giorno siamo scappati dal lavoro all’ora di pranzo e abbiamo noleggiato la barca (la numero 9, come la data del mio compleanno, ma ce ne siamo accorti solo al momento di scendere a terra). Il tempo di prendere confidenza con il mezzo e di non finire in acqua ed eccoci ad esplorare il piccolo laghetto di uno dei parchi cittadini più famosi della città. Eppure quasi nessuno è a conoscenza di questa possibilità: la barchetta si noleggia con 3 euro per una ventina di minuti. Qui gli orari e, navigando sul sito, anche altre informazioni.
Restiamo a Villa Borghese. E spostiamoci per meno di un chilometro a piedi dal laghetto: qui c’è il Globe Theatre. Vi ricorda qualcosa, immagino. Infatti compie dieci anni il teatro che è stato modellato sul famoso gemello inglese, copia, a sua volta, di quello in cui recitò la compagnia di William Shakespeare e di cui qui trovate tutte le informazioni utili. Il Silvano Toti Globe Theatre, questo il nome completo, realizzato in legno come l’originale, propone ogni estate – da giugno a settembre – un cartellone a base di spettacoli shakespeariani rivisitati e con la supervisione e la direzione artistica di Gigi Proietti.
Parioli
Villa Borghese confina anche con il quartiere Parioli. Se vi capita, passate in via Mangili, dove ci sono tra le case più belle della città. Però poi, verso l’ora del tramonto, in una bella serata d’estate o godendo delle ottobrate romane, andate a Villa Balestra. Il piccolo parco che si affaccia su Monte Mario si trova proprio sopra Viale Tiziano e lo si raggiunge da viale Bruno Buozzi, poi svoltando in via dei Monti Parioli e di nuovo in via Bartolomeo Ammannati. Alla fine della salita, c’è l’oasi silenziosa di Villa Balestra. Un campo da basket, qualche panchina, le palme e un bar, sul fondo, dove potersi gustare un aperitivo (al simpatico signore, che prepara cocktail non male, potete anche chiedere un rinforzo di pizzette e tramezzini).
Monte Mario
Abbiamo appena detto che da Villa Balestra si vede tutto il lungofiume con, alle spalle, l’altura più elevata di Roma. E allora si fa presto a capire che è da Monte Mario che si ha la vista più ampia e più bella della città. Siamo ben più alti del Gianicolo, dove di solito si ammira il panorama di Roma. A sinistra c’è tutta la zona dello stadio e di Ponte Milvio, il Ponte della Musica e l’Auditorium, di fronte la collina dei Parioli e, spostando lo sguardo verso destra, il centro della città. Si riconoscono, tra gli altri, l’altare della Patria e l’Ara Pacis. Solo il Cupolone resta appena sotto e non è visibile, ma scendendo verso Prati dalla strada panoramica, resterà proprio a due passi da voi.
All’Osservatorio di Monte Mario ci arrivate arrampicandovi per la Trionfale, all’interno della Riserva Naturale. Il belvedere si trova in viale del Parco Mellini. Il ristorante è bocciato, ma il bar può andare bene per un fresco chinotto o un’acqua tonica.
Gianicolense
Non so se questa categoria ha davvero senso, ma diciamo che siamo alle spalle del Gianicolo, dove passa la Gianicolense. Ed ecco che ho creato una definizione per raccapezzarci sulla cartina della città. Qui vale la pena venire per due motivi. Il primo è Villa Pamphili, che credo che sia il parco più grande di Roma e il più bello, con le sue dolci colline. E’ diviso in due da una strada in cui passano le auto (via Leone XIII), ma le due metà sono unite da un ponte sopraelevato. Una parte è frequentata soprattutto da cani lasciati liberi dai guinzagli e dai loro padroni. E’ uno spettacolo bellissimo, soprattutto prima del tramonto, quando fa un po’ meno caldo. Non direste mai che vi trovate in piena città. Ogni tanto una panchina e verde tutt’intorno. L’altra parte è invece alle spalle di San Pietro ed è quella in cui si trovano il palazzo Doria Pamphili, la pineta e il lago. Qui i cani vanno invece tenuti al guinzaglio, molti fanno jogging. E c’è un posto delizioso per un brunch, un aperitivo o un pic nic (sì, vi danno loro il cestino). Si chiama Vivi Bistrot e l’ingresso della villa è quello in via Vitellia. Per chiarirvi le idee, guardate questa mappa.
Quando si arriva o si va via da Villa Pamphili è obbligatorio passare da via Piccolomini che regala una incredibile illusione ottica. Confesso che a volte da casa vado lì apposta per godermela e faccio un paio di volte avanti e indietro in macchina (su Instragram trovate un brevissimo video), oppure mi fermo tornando dal lavoro. Ma non solo. Ci porto gli amici, trascino mio marito, lo mostro a mia mamma chiedendo al tassista di deviare apposta. Insomma, andateci. In via Piccolomini arriva il bus 982, ma è chiaro che il bello è percorrere la strada verso il belvedere con un mezzo proprio, un’auto, uno scooter, per vedere il Cupolone che, da enorme quando siete all’inizio della strada, diventa, man mano vi avvicinate, sempre più piccolo, fino a perdersi nel panorama romano. E, viceversa, facendo la strada a ritroso, la cupola di San Pietro giganteggerà sempre di più tra le case della via. La collina appena sotto la balconata è utilizzata come pascolo e potrebbe capitarvi di fotografare San Pietro con le pecore in primo piano.
Aventino
E visto che stiamo trattando i panorami, andiamo a vedere quello dell’Aventino, che è meno conosciuto di quello del già citato Gianicolo (sì, l’avete capito, a me non piace molto, anche perché la zona è tenuta male e si perde tutta la fantasia, quindi mi auguro che questo possa anche servire come appello sia ai turisti, sia ai cittadini, sia all’Amministrazione, non si sa mai).
Il Giardino degli Aranci, o Parco Savello, si trova sul fianco alla Basilica di Santa Sabina e il suo nome si deve agli alberi di aranci amari. Il belvedere è straordinario. Da destra, l’Altare della Patria, appena sotto il carcere di Regina Coeli, di fronte Monte Mario e il Gianicolo, sulla sinistra la cupola di San Pietro. Fate solo attenzione agli orari, perché di solito chiudono abbastanza presto il cancello. D’inverno anche prima delle 19.
Anche se ormai non è più un segreto (e potreste, ahinoi, anche dovervi mettere in fila), vi consiglio tuttavia di vedere quello che si scorge al di là del buco della serratura più magico del mondo. Quello del portone della sede del Priorato di Malta, in piazza dei Cavalieri di Malta. Appoggiate l’occhio alla toppa e dall’altra parte vedrete la cupola di San Pietro perfettamente inserita nel buco e circondata dal verde degli alberi del vialetto. Vi staccherete da lì solo quando gli altri in coda inizieranno a sbuffare e a lamentarsi, ne sono certa.
Ai piedi dell’Aventino c’è un altro posto con un fascino particolare. Forse perché non sempre è aperto, forse perché quando si arriva lì, a due passi dal Circo Massimo e dalle Terme di Caracalla, non c’è mai nessuno e lo si può godere in pace. Si tratta dell’Aranciera di San Sisto. L’avevate mai sentita? Si tratta di una grande serra in cui sono conservati i fiori che vengono poi esposti nelle zone centrali di Roma o davanti a luoghi simbolo, come la scalinata di Trinità dei Monti. Azalee e orchidee, soprattutto, ma anche giganteschi vasi da cui si innalzano piante così alte da sfiorare il soffitto in vetro dell’Aranciera. Per arrivare, segnatevi questi due indirizzi: piazza di Porta Metronia e via di Valle delle Camene. Per essere sicuri di poter dare una sbirciata all’interno, andateci quando è in programma una mostra o un evento. Se vi innamorate di questo posto, potete anche affittarlo per una festa o per il bachetto del matrimonio.
C’è un altro giardino ai piedi dell’Aventino e con vista sul Circo Massimo e sul colle Palatino, il Roseto Comunale, che assume una connotazione subito più romantica se lo chiamiamo, come del resto è conosciuto da tutti, il Giardino delle Rose. L’ingresso (gratuito) è in viale Murcia, al civico 6, ma ricordatevi che le rose sono fiorite solo tra aprile e inizio giugno, a seconda della qualità, perciò ogni primavera informatevi cercando notizie in rete, oppure scrivendo a questo indirizzo: giardini@comune.roma.it. Qui qualche notizia sulla storia del roseto.
Ostiense
L’Ostiense è un quartiere che ho scoperto man mano nell’ultimo anno insieme a mio marito. Da sempre sono stata affascinata dal Gazometro e poi, un po’ alla volta, siamo andati alla scoperta di questo quartiere che sta vivendo una rinascita. Un po’ grazie ai locali, basti citare Eataly che ha ridato vita alla stazione semi abbandonata in cui ora si ferma l’alta velocità di Italo oppure il Porto Fluviale. E per chi è in visita da fuori città, si può fermare all’AbitArt Hotel. A questa zona dedicherò un post tutto suo, ma giusto per ingolosirvi, ecco che cosa non dovete perdervi: il Cimitero acattolico, proprio ai piedi della Piramide Cestia (che in questo periodo è in restauro). Un luogo che sembra milioni di anni luce lontano dal traffico di Roma. Addirittura vi sembrerà, passeggiandoci, che sia più fresco di qualche grado, rispetto a tutto il resto della città. Portatevi un libro, perché è molto rilassante fermarsi su una panchina, leggere, guardarsi intorno, respirare un po’ di natura e osservare i numerosi gatti distesi al sole. Qui l’elenco delle tombe più famose. E poi la Centrale Montemartini, una centrale di energia elettrica riconvertita in museo.
Ma dell’Ostiense fa parte anche la Garbatella, quartiere costruito tra gli anni Venti e Trenta sul colle che domina la Basilica di San Paolo fuori le mura e conosciuto ai più perché è lì è ambientata parte della sitcom I Cesaroni.
Suddivisa in lotti, la Garbatella presenta costruzioni particolari, che non ci si aspetterebbe di trovare in una grande città come Roma. Villette al massimo di due o tre piani, lavatoi e stenditoi, giardini e, per gli stabili più popolosi, ampi cortili che servivano come punti di ritrovo per la popolazione. E una grande attenzione per la differenziazione delle case e degli stili utilizzati, ben diverso da come si intende quartiere popolare oggi. E quando si vuole mangiare qualche piatto della cucina romanesca ignorante, ci si infila in uno di questi cortili e nove volte su dieci si trova un’osteria. Uno per tutti Ar Grottino der Traslocatore.
Addirittura Gandhi andò in visita alla Garbatella, ma questa è un’altra storia e potete leggerla qui.
Appia Antica
Spostiamoci un po’ a sud, verso l’Appia Antica, dove davvero si fa un salto indietro nei secoli. Soprattutto se una domenica mattina di buon’ora decidete di andare in visita alla Villa dei Quintili. La primavera o l’inizio dell’autunno sono i periodi migliori.
Al civico 51 della via Appia Antica c’è la chiesa del Domine Quo Vadis, in cui è conservata quella che si narra sia l’impronta dei piedi dell’apostolo Pietro. Qui qualche informazione più dettagliata.
E se da lì ritornate verso San Giovanni e il centro di Roma, passerete di fianco a Porta San Sebastiano. Non so più, anni fa, dove posso averlo letto, ma mi è sempre rimasto nella memoria e quando ho conosciuto Francesco (prima di portarmi a mangiare uno dei tiramisù più buoni della città da Pompi, vicino a piazza dei Re di Roma) siamo passati insieme proprio da Porta San Sebastiano, come gli avevo chiesto. Perché, lì, si esprime un desiderio al contrario e si realizza (tipo “vorrei che mio figlio fosse bocciato a scuola”, per chiedere che invece sia promosso a pieni voti). Con me ha funzionato e poi: che vi costa provare?
Nomentana e Salario
Spostiamoci a nord. Tre consigli. In via Nomentana al civico 70 si trova Villa Torlonia. E’ tutta una palma e a me ricorda un po’ l’aria signorile e trasandata di Palermo. Lì, c’è la Casina delle Civette, dimora del principe Giovanni Torlonia fino alla fine degli anni Trenta. L’architettura è molto particolare: un mix di stile liberty, torrette, casa di montagna e ornamenti. Anche l’interno è altrettanto decorato di mosaici e maioliche.
Al civico 349 di via Nomentana si trova il Mausoleo di Santa Costanza, che fa parte del complesso di Sant’Agnese fuori le mura. Passando lungo la Nomentana non potreste mai immaginare che esiste questo gioiello, quasi soffocato dalle costruzioni e dalle macchine. Il Mausoleo è una delle rare chiese a pianta circolare ed è illuminato da dodici finestre. Si raggiunge percorrendo una strada in salita nel verde ed è una location molto romantica per i matrimoni. Io lo scoprii una decina d’anni fa proprio quando si sposò un’amica.
E, per chiudere, un altro quartiere di Roma che è fuori dagli schemi (quante città dentro ad un’unica Roma!). Siamo nel Quartiere Coppedè, in zona Salario/Trieste, proprio dietro viale Regina Margherita. Il punto di inizio, per visitarlo, può essere piazza Buenos Aires, che i romani chiamano piazza Quadrata. Progettato da Gino Coppedè (che anche a Milano ha lasciato alcune costruzioni di valore), è composto da 18 palazzi e 27 edifici. I più famosi quelli collegati da un grande arco all’inizio di via Tagliamento, la Fontana delle Rane, il Palazzo del Ragno e i Villini delle Fate. Su Wikipedia qualche informazione in più.
Qual è la vostra Roma fuori dai soliti giri? Quali sono i posti in cui andate per staccare dallo stress, per prendere una boccata d’aria o per godere di uno spettacolo come ce ne sono pochi altri al mondo? Qual è la vostra Roma segreta?
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