È celato dietro a un alto muro di mattoni, proprio alle porte della Normandia. Il giardino delle rose, il lago delle ninfee e il ponte giapponese tanto amati da Claude Monet e che abbiamo ammirato nelle sue opere, con quelle pennellate cariche di colore, dense, che catturano il nostro sguardo trasportandoci dentro alle sue tele, esistono davvero. Si tratta della Foundation Claude Monet e della casa del pittore impressionista a Giverny, a poco più di un’ora di strada da Parigi.
Negozi vintage, mercatini dell’antiquariato, flea market: dove fare il migliore shopping a Londra
Per anni la domanda più ricorrente riguardo al mio abbigliamento è stata: dove l’hai acquistato? E le mie risposte sempre le stesse: a Londra oppure a New York. Poi s’è aggiunta anche Parigi, ma la soddisfazione che mi dà soprattutto Londra per quanto riguarda l’abbigliamento vintage è davvero ineguagliabile (in pandemia mi sono specializzata sul vintage online). Soprattutto perché in città sono disseminati numerosi Charity Shop, imprese a carattere sociale e associazioni benefiche, in cui si può andare a donare oppure ad acquistare e, soprattutto quelli nei quartieri più abbienti, hanno un’offerta da far brillare gli occhi. Acquisto vintage da quando ero una ragazzina, quindi da una ventina d’anni, quando non andava ancora di moda, e da sempre a Londra e ho fatto alcuni affari di cui oggi vado ancora molto orgogliosa, anche dopo oltre un decennio. Uno dei pezzi più interessanti resta sempre una giacca in vera e morbida pelle a cui dentro era stata cambiata la fodera: avevano messo un tessuto con la mappa dei trasporti della Lombardia. Una coincidenza che ancora mi fa sorridere. Gli indirizzi sono raccolti nel mio libro Londra al femminile, Morellini editore, ma qualcuno lo elencherò qui di seguito.
Forse non tutti sanno che Londra è un insieme di villages. L’immagine è molto romantica e Londra è così formata perché è cresciuta inglobando la costellazione di comunità e di sobborghi che erano nati fuori dal nucleo centrale della città. I londinesi sono stati molto bravi a non accontentarsi di vivere in un sobborgo, ma a far sì che ogni villaggio avesse una sua peculiarità, diventando quindi un luogo in cui è piacevole vivere perché ciascuno di essi ha un’anima. Alcuni dei negozi vintage che vi indicherò sono appunto nei villages, ma questa sarà senz’altro una bella occasione per andare fuori dai soliti circuiti più turistici (e in epoca di emergenza sanitaria o anche subito nel post pandemia è la scelta migliore) o dai quartieri già sulla bocca di tutti (Notthing Hill e Portobello Road, Camden Town e Shoredich) che sono molto belli, ma si può scegliere anche altro.
Londra nei libri, per essere ancora più preparati al prossimo viaggio (e la Love Door di Chelsea)
Cinque aeroporti e centinaia di voli al giorno dall’Italia. Eravamo così abituati a trascorrere un fine settimana a Londra che oggi ci manca ancora di più. Così ben servita che si poteva fare una commissione in giornata o quante volte abbiamo scelto di passarci anche solo una notte, per fare qualche commissione, assaggiare i nostri piatti preferiti nei locali che amiamo di più, scegliere una volta un quartiere diverso, spingendoci sempre più verso la periferia e i villages più distanti dal West End e poi ripartire la sera del giorno successivo, dopo aver fatto spese in un flea market, il mercatino delle pulci, in cui qualche pezzo vintage o di antiquariato salta sempre fuori.
Già, perché se New York, come ho scritto qui pochi giorni fa (e vi ha trovati d’accordo) è la città al di là dell’Oceano che abbiamo più voglia di visitare, appena sarà possibile tornare in sicurezza, in Europa sono Londra e Parigi le città diventate – grazie all’offerta dei trasporti – le mete mordi e fuggi che facevano parte dell’abitudine del weekend, anche solo per vedere una mostra o un film in lingua originale al cinema. E se di Parigi sono in attesa di pubblicare Parigi al femminile, appena sarà il momento più giusto, di Londra c’è già Londra al femminile e da lì mi faccio ispirare per estrapolare alcuni dei consigli di lettura di romanzi ambientati nella capitale britannica e che possono farci amare e conoscere ancor di più le sue strade e gli angoli meno noti prima del nostro prossimo viaggio. Attenzione perché a volte sentirete mancare un battito del cuore. A quel punto significa che ci siete dentro davvero.
Arrivate fino alla fine dell’articolo per un bonus sorpresa.
New York. In attesa di tornare, i libri più belli che raccontano la Grande Mela (e una curiosità sul 58 di Joralemon Street)
Puoi esserci stato anche una sola volta, a New York, e non solo avere lì un pezzetto del puzzle della vita, ma dopo aver visto le immagini della battaglia a palle di neve in Washington Square Park (qui il link al New York Times), scommetto che a tutti è venuta la nostalgia di una città che non basta mai. Ogni viaggio è troppo breve, a ogni approdo c’è qualcosa di nuovo da vedere. E adesso ci manca. Solo qualche settimana fa avevo trovato un cartellone pubblicitario portato in giro per la città di Milano da un tram. C’era scritto: anche voi mancate tanto a New York City. Colpita e affondata. L’ho sentita subito mia. È a me che lo stava dicendo.
Sono tanti i luoghi del mondo che ci mancano – tranne una vacanza estiva strappata alla pandemia la scorsa estate in Francia, di cui ho scritto qui – ma New York, forse perché proprio appena al di là dell’Oceano, ha sempre la sua magia. E tutta la neve che sta scendendo quest’anno sembra quasi prendersi gioco di noi, che saremmo già pronti, imbacuccati, per respirare quell’aria gelida che dalle narici arriva su dritta fino al cervello.
Che cosa fare, allora, in attesa di tornare laggiù? Per esempio leggere un buon libro che racconta New York, che non ha mai fatto male a nessuno. O scoprire le location di alcuni film e serie tv ambientati nella Grande Mela, come ho raccontato passo dopo passo nel mio libro New York al femminile, di cui c’è una seconda edizione aggiornata con tutta la zona di The Vassel e Hudson Yards tra l’11th Ave e la W 34th St, che vi ho raccontato qui.
Insomma, partiamo per questo viaggio che ci aiuterà a districarci meglio la prossima volta che saremo a passeggio per le strade della Grande Mela (e magari sarà la volta buona per andare anche a Brooklyn, nel Queens e nel Bronx e non solo a Manhattan!), per essere più consapevoli di ciò che abbiamo intorno a noi e per conoscere qualche curiosità in più dei luoghi in cui siamo.
[Arrivate fino in fondo all’articolo e troverete una cosa che conoscono in pochi e solo chi vive a Brooklyn Heights!]
Viaggi, dove siamo andati prima del Covid-19. E dove andremo. Non un bilancio, ma una lista di ricordi (a cui aggiungere i vostri)
L’ultimo ricordo spensierato prima di essere travolti dalla pandemia di Covid-19. L’ultimo viaggio “prima”. Quel viaggio in cui le preoccupazioni potevano andare da “speriamo che non perdano la mia valigia!!” al momento di angoscia del “avrò portato tutto? Ma sì, al massimo faccio shopping appena arrivo a destinazione”, passando per “non peseranno troppo, i bagagli?!”. È cambiato tutto, da allora. Anche chi ha avuto la fortuna – pur con mille accortezze – di organizzarsi la scorsa estate, sa che c’è qualcosa che non tornerà più. E quando c’è chi dice che siamo degli esagerati, che in fin dei conti si tornerà a strusciarsi dal tramonto all’alba al Cavo Paradiso di Mikonos e a prendere un drink assiepati su uno dei rooftop di Manhattan, sì, vero, si farà, ritengo che sarà comunque qualcosa di diverso. In qualche modo si farà. Ma non sarà più come prima. Se il nostro modo di viaggiare è cambiato dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York – e sono trascorsi quasi vent’anni – e il terrorismo ha comportato maggiori controlli di sicurezza rispetto ai quali non si è più tornati indietro – e ciò riguarda più che altro il nostro bagaglio – ora a essere controllato sarà il nostro corpo. Qualcosa da cui noi non ci possiamo separare. Perché forse stiamo portando in giro una bomba di cui siamo all’oscuro. Che potrebbe non toccare noi, ma avere una potenza deflagrante su altri individui più fragili. Di cui dobbiamo prenderci cura. È un nostro dovere.
Sarebbe bello che qui nei commenti o sui social di Valigia a due piazze (Instagram e Facebook) raccogliessimo un diario dell’ultimo viaggio spensierato “prima di”. In attesa di poter tornare a viaggiare con giudizio e rispetto, del nostro prossimo e del Pianeta che ci ospita.
Perché è vero che se vogliamo far parte di una società che sappia assisterci ed essere altruista ed empatica dobbiamo esserlo noi per primi, ma è anche vero che non possiamo negarci pensieri leggeri, con molto tatto verso coloro i quali hanno sofferto e stanno soffrendo sulla loro pelle perdite dovute al Covid-19, così come ci fa solo bene dedicare qualche momento a programmazioni di viaggi futuri, sussurrate sotto voce, a volte appena accennate al nostro partner, all’amica con cui sogniamo di prendere di nuovo il sole d’inverno, al figlio adolescente prima che ci sfugga via per organizzarsi, zaino in spalla, con i suoi compagni.
Elenchiamoli qui, i momenti belli. Gli ultimi ricordi spensierati prima della pandemia. Prima che tutto cambiasse e che il nostro mondo si spostasse dalle aule, dagli uffici, dai ristoranti, dalle spiagge, dalle palestre allo schermo di un computer. Prima che i nostri contatti finissero filtrati dai social e dalle videochiamate. Prima che i nostri sorrisi fossero nascosti dietro a un fazzoletto che ci salva la vita.
Le piscine d’acqua salata più belle del mondo, dall’Australia alla California e in Bretagna
Quel che resta dei Sutro Baths a San Francisco in California, la Bondi Icebergs Pool di Bondi Beach fuori Sydney, in Australia. E che dire della Piscine d’eau de mer di Dinard, in Bretagna? Rocce o muretti che proteggono dal mare aperto, dall’Oceano a volte. Dall’infuriare delle onde, dalle correnti pericolose. Da una parte le acque calme di una piscina d’acqua salata che regala l’adrenalina dell’infrangersi del mare appena oltre un muretto, dall’altra tutto il resto del mondo. Sono luoghi che su di me esercitano un fascino infinito.
Se si cercano le piscine più belle del mondo, magari le piscine a sfioro su una coltivazione di riso o a picco sul mare, piscine panoramiche sospese tra i grattacieli, è sufficiente prenotare un paio di notti in un grande albergo e godere di questa esperienza, come al Marina Bay Sands di Singapore (dove tra l’altro ci sono spesso offerte e il lusso dell’hotel diventa un pochino più abbordabile), oppure a Ubud sull’isola di Bali in Indonesia, ma possiamo rimanere anche più vicini, per esempio la Blue Lagoon con sorgente termale vulcanica a Grindavik in Islanda, la piscina a sfioro sul Mar Egeo del Perivolas Hotel sull’isola di Santorini in Grecia. O, ancora, in Italia, in Costiera Amalfitana dove si trova la piscina dell’Hotel Belmond Caruso all’interno di una dimora dell’XI secolo. Ma in questo articolo sono raccolte, in tre parti diverse mondo e lontanissime tra loro, tre piscine d’acqua salata strappate all’infuriare del mare.
Turismo, viaggi e Coronavirus: come si vola e come cambia il nostro modo di viaggiare
Siamo in un precario equilibrio tra post confinamento Coronavirus (o lockdown, come abbiamo imparato a chiamarlo) e desiderio di tornare a vivere e per molti di noi viaggiare è una parte consistente della vita: della socialità, del lavoro, del piacere. Stiamo cercando un nuovo spazio tra il pre Covid-19 che non tornerà più (così com’è cambiato il modo di viaggiare dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, come punto di non ritorno) e il post Covid-19, che non esiste ancora, perché siamo in emergenza sanitaria.
AGGIORNAMENTO SU BAGAGLIO A MANO IN AEREO – 26 GIUGNO 2020
Nei quasi tre mesi in cui siamo stati costretti all’interno delle mura di casa, abbiamo continuato a tenere attiva la nostra mente, a lavorare, a porci delle domande, ma abbiamo anche cercato di soffocare un pochino il desiderio di normalità perché gli esperti in qualsivoglia materia – online, in televisione e sui giornali – ci hanno detto che, sì, saremmo cambiati e chissà quando saremmo tornati a una “nuova” normalità. Per cui adesso ci muoviamo in punta di piedi tra il sito web per prenotare un volo o una vacanza e le ultime notizie che ci informano su come ci si può spostare nello Spazio Schengen e nel resto del mondo. Ma abbiamo voglia di stare otto o dodici ore in volo di fianco a un estraneo di cui non sappiamo niente e che magari non si cambia la mascherina ogni quattro ore, come chiesto dalle compagnie aeree? Di certo in questi mesi abbiamo capito che si può fare tutto a un ritmo diverso, un po’ più lento. E se questo avesse influito anche sul modo di viaggiare? Se dobbiamo arrivare in aeroporto molto prima rispetto ai soliti tempi per superare i nuovi controlli di sicurezza ed evitare assembramenti, sceglieremo di organizzare un weekend in una capitale europea? Oppure aspetteremo di avere più giorni? Insomma, il viaggio mordi e fuggi a cui eravamo abituati – soprattutto dopo l’avvento delle compagnie aeree low cost che ci hanno fatto dimenticare gli esborsi di danaro (o la rinuncia, direttamente) di un biglietto in stile anni Novanta – continuerà a esistere? E se fosse la volta buona che la gente smetterà di fare le tacche sull’atlante del tipo: “qui ci sono stato, qui no, qui sì, tu quante città hai visitato? Io ho un Paese più di te” come se si dovesse fare a gara a chi ha passato più tempo in quota e come se fosse quella tacca in più che davvero ci ha fatto comprendere un luogo del mondo, la sua cultura, la sua storia? No, perché per questo si può iniziare a fare un buon lavoro fin da casa, studiando e informandosi, proprio per viaggiare in modo più consapevole. Però al selfie con il luogo iconico da postare su Instagram non si può rinunciare ed è più facile da realizzare, giocando un po’ con i filtri, rispetto a una lettura di spessore. È un po’ la solita storia: tutti parlano di tutto, ma pochi sanno farlo e sono padroni della materia e quindi sono consapevoli di ciò che dicono. E allora partiamo da qui e vediamo di raccogliere le prime indicazioni che abbiamo su come cambierà post Covid-19 il modo di viaggiare degli italiani fin da questa estate e da come cambierà anche l’offerta ma anche quali sono le nuove regole per volare di cui già si sa qualche cosa.
Scozia, i villaggi di pescatori del Fife e il Firth of Forth
Se si pensa alla Scozia, di solito la nostra immaginazione corre rapida a queste mete: Edimburgo; il lago Loch Ness e le Highlands; l’isola di Skye. Nel nostro viaggio on the road abbiamo incluso tutto, anche il punto più a nord della Gran Bretagna (e poi è seguito un viaggio per raggiungere quello più a sud, è tutto raccontato qui), ma abbiamo scoperto una regione che da tempo attirava la nostra attenzione e che, presa l’automobile a noleggio a Edimburgo, è davvero semplice da raggiungere: il Firth of Forth e i villaggi di pescatori del Fife.
Se avete dubbi su come viaggiare a Edimburgo e in Gran Bretagna dopo la Brexit, potete leggere qui.
Giordania on the road: come organizzare un viaggio tra Amman, Jerash, Petra, Wadi Rum, Monte Nebo, Madaba, Betania e Mar Morto
La prima domanda, quando qualcuno s’informa sulla Giordania, è sempre la stessa: è un Paese sicuro? Sì, la Giordania, sebbene si trovi in una regione turbolenta, per utilizzare un eufemismo, è un’oasi stabile e sicura, in cui non vi sentirete in pericolo. Per noi è stata la porta alla visita della Terra Santa, iniziando ad avvicinarci a ciò che è la storia di questi territori magici, da Betania al di là del Giordano al Monte Nebo, a Madaba. E se c’è chi viaggia in Giordania solo per scoprire Petra, uno dei siti patrimonio dell’umanità Unesco di questo Paese, sappiate che c’è anche molto altro da non perdere. Dalle rovine romane di una città meravigliosa come Jerash, alla vitalità della capitale Amman e poi il deserto di fuoco del Wadi Rum, come il Dead Sea, il Mar Morto salato e sotto il livello del mare che di anno in anno si ritira sempre più e un’escursione vale la pena prima che – purtroppo – sia tardi. Per non parlare dell’accoglienza e della generosità dei suoi abitanti nei confronti dei viaggiatori. La Giordania è uno di quei luoghi nel mondo che restano nel cuore per un mix di esperienze e di ricordi che si ha sempre voglia di rivivere.
Giordania: consigli pratici per organizzare un viaggio a Petra
Quanti giorni servono per visitare Petra? Come si arriva da Amman? Serve un visto per la Giordania? Sono sempre numerose le domande per raggiungere un luogo così sperduto che sembra quasi fantastico. E in effetti lo è, fin dal primo impatto con il Tesoro. Sì, perché, dall’ingresso del sito di Petra, si percorrono a piedi un paio di chilometri e si penetra nella stretta gola chiamata Siq. Le pareti rocciose sono alte quasi ottanta metri e a volte lo spazio è tanto angusto da apparire impossibile il passaggio delle carrozze trainate da cavalli o muli. E, agli ultimi passi, eccolo. Al mattino, illuminato dal sole diretto, il Tesoro è quasi infuocato. Il Khazneh è finalmente lì, di fronte a noi.