Ho ancora il timbro di Machu Picchu sul passaporto. Sì, perché arrivare a Machu Picchu è già di per sé un viaggio e un’avventura. Tutto quello che sta prima di arrivare lì, in mezzo alle montagne della foresta amazzonica, è come una preparazione a ciò che si sarà ammessi a vedere con i propri occhi. Si percorre El Valle Sagrado degli incas, costeggiando quello stesso fiume Urubamba che poi ci sembrerà così impetuoso e minaccioso, una volta lassù. Si arriva a Cuzco, ma si è ancora lontani da Machu Picchu. Il Perù se lo tiene stretto in mezzo al cuore. Bisogna ancora fare della strada, per arrivarci. E così si prende il treno. Una rotaia sola che si arrampica sempre più in alto, sulle Ande, poi all’improvviso scende come in picchiata e sembra quasi che i binari si confondano con il letto dell’Urubamba. E di nuovo su. Eccoci ad Aguas Calientes, nota anche come Machu Picchu Pueblo, un villaggio o poco più, annidato nella profonda e stretta valle sottostante le antiche rovine inca. E’ uno dei posti più brutti e squallidi che abbiamo incontrato nei nostri viaggi in giro per il mondo (insieme a Juliaca, vicino a Puno, e forse ad alcuni paesi indonesiani), sembra che il fiume lo possa portare via da un momento all’altro, con rabbia, per cancellare il dissennato sviluppo turistico e le tonnellate di cemento. Eppure a pochi passi si apre la foresta, con i suoi lussureggianti giardini tropicali. Siamo arrivati a Machu Picchu? No, non ancora. Adesso bisogna prendere un pullman. Che sale. E sale ancora, lungo una strada stretta che, da una parte dà nel vuoto, dall’altra quasi sembra di strusciarsi contro la roccia e le piante, le liane. Ecco, adesso ci siamo. Un’ultima salita a zig zag a piedi, il timbro sul passaporto ed entriamo a Machu Picchu.
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Perù: Claudio e i bambini delle “invasiones” di Canto Grande
Questo è il racconto di un viaggio che dura da 26 anni e che continua a svolgersi con dedizione, amore e impegno ogni giorno dall’altra parte del mondo: in Perù. Io lo seguo da lontano, ma con affetto e attenzione, da 10 anni. E’ una storia che racconta di come si possa dare aiuto concreto a bambini in seria difficoltà. E’ vedere che l’erba prima o poi cresce su quei terreni aridi e polverosi, la luce un bel giorno illumina le notti nere fino alla sera prima, le case cambiano il tetto in lamiera per diventare più solide. Questa è la storia dei bambini di Canto Grande, la più grande invasione-favela del Perù e una delle più vaste e popolose del mondo. Si trova alla periferia est di Lima, nel distretto di San Juan de Lurigancho, e conta circa 2 milioni di abitanti, ma è in continua incontrollata crescita. Questa è la vita di Claudio.
Perù, in viaggio sull’altopiano andino
Quando ci hanno proposto di percorrere con un driver i circa 300 km da Arequipa a Puno, nel Perù meridionale, avevamo qualche dubbio. Se il tempo a disposizione è poco, vorresti sempre poterti spostare con dei voli. Su un aereo, però, non avremmo potuto ammirare uno dei paesaggi più belli del mondo.
Siamo nella regione dei Canyon e nella Reserva Nacional Salinas y Aguada Blanca. E, qui, abbiamo scoperto a nostre spese che cosa significa la parola soroche di cui avevamo letto vagamente solo sulle guide.
Viaggi, dove siamo andati prima del Covid-19. E dove andremo. Non un bilancio, ma una lista di ricordi (a cui aggiungere i vostri)
L’ultimo ricordo spensierato prima di essere travolti dalla pandemia di Covid-19. L’ultimo viaggio “prima”. Quel viaggio in cui le preoccupazioni potevano andare da “speriamo che non perdano la mia valigia!!” al momento di angoscia del “avrò portato tutto? Ma sì, al massimo faccio shopping appena arrivo a destinazione”, passando per “non peseranno troppo, i bagagli?!”. È cambiato tutto, da allora. Anche chi ha avuto la fortuna – pur con mille accortezze – di organizzarsi la scorsa estate, sa che c’è qualcosa che non tornerà più. E quando c’è chi dice che siamo degli esagerati, che in fin dei conti si tornerà a strusciarsi dal tramonto all’alba al Cavo Paradiso di Mikonos e a prendere un drink assiepati su uno dei rooftop di Manhattan, sì, vero, si farà, ritengo che sarà comunque qualcosa di diverso. In qualche modo si farà. Ma non sarà più come prima. Se il nostro modo di viaggiare è cambiato dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York – e sono trascorsi quasi vent’anni – e il terrorismo ha comportato maggiori controlli di sicurezza rispetto ai quali non si è più tornati indietro – e ciò riguarda più che altro il nostro bagaglio – ora a essere controllato sarà il nostro corpo. Qualcosa da cui noi non ci possiamo separare. Perché forse stiamo portando in giro una bomba di cui siamo all’oscuro. Che potrebbe non toccare noi, ma avere una potenza deflagrante su altri individui più fragili. Di cui dobbiamo prenderci cura. È un nostro dovere.
Sarebbe bello che qui nei commenti o sui social di Valigia a due piazze (Instagram e Facebook) raccogliessimo un diario dell’ultimo viaggio spensierato “prima di”. In attesa di poter tornare a viaggiare con giudizio e rispetto, del nostro prossimo e del Pianeta che ci ospita.
Perché è vero che se vogliamo far parte di una società che sappia assisterci ed essere altruista ed empatica dobbiamo esserlo noi per primi, ma è anche vero che non possiamo negarci pensieri leggeri, con molto tatto verso coloro i quali hanno sofferto e stanno soffrendo sulla loro pelle perdite dovute al Covid-19, così come ci fa solo bene dedicare qualche momento a programmazioni di viaggi futuri, sussurrate sotto voce, a volte appena accennate al nostro partner, all’amica con cui sogniamo di prendere di nuovo il sole d’inverno, al figlio adolescente prima che ci sfugga via per organizzarsi, zaino in spalla, con i suoi compagni.
Elenchiamoli qui, i momenti belli. Gli ultimi ricordi spensierati prima della pandemia. Prima che tutto cambiasse e che il nostro mondo si spostasse dalle aule, dagli uffici, dai ristoranti, dalle spiagge, dalle palestre allo schermo di un computer. Prima che i nostri contatti finissero filtrati dai social e dalle videochiamate. Prima che i nostri sorrisi fossero nascosti dietro a un fazzoletto che ci salva la vita.
La Buenos Aires più tipica: San Telmo e La Boca
Buenos Aires è una città infinita, solo ad attraversare un quartiere in automobile sembra di aver fatto un viaggio, macinando davvero tanta strada. E’ una metropoli straordinaria, con quell’atmosfera europea che a volte ti fa scordare di essere in Sudamerica e pensi di trovarti a Madrid, o a Parigi. Tra i porteños (gli abitanti di Baires, mentre quelli della provincia sono i bonaerenses), troverete sempre chi – scoprendo che siete italiani – vi dirà che ha o aveva un parente da qualche parte, che so, vicino a Prato, in Veneto, in provincia di Torino o che arriva da Frosinone. E che gli piacerebbe tanto poter vedere l’Italia una volta, o tornarci ancora.
- Se state organizzando un viaggio a Buenos Aires…
Arrivando a Buenos Aires, in base ai giorni che avete a disposizione (una settimana è il minimo per poter vedere qualcosa e magari per fare anche una gita in giornata in Uruguay o nella campagna a mangiare asado, per esempio a San Antonio De Areco, o, ancora, al delta del Tigre), fate qualche programma, certo, ma lasciatevi coinvolgere dalla frenesia dei suoi abitanti, nel contempo scontrosi e tanto cordiali. Mischiatevi a questi fratelli dell’altra parte del mondo, che parlano uno spagnolo così diverso da quello al quale siamo abituati, ma così affascinate, come quando pronunciano la doppia L come se fosse una J.
Più che un elenco di luoghi da vedere, queste sono due suggestioni, alle quali dovrete di certo aggiungere il Cimitero della Recoleta, il quartiere di Palermo (dove noi abbiamo scelto di dormire) e tanti altri punti di interesse in base ai vostri gusti, ma qui, a San Telmo e a La Boca dove si trovano il famoso Caminito e la Bombonera, non potete non andare. Perché si respira la vera atmosfera di Buenos Aires, quell’aria che arriva dall’Europa e quel profumo latinoamericano che, mischiati insieme, sono davvero indimenticabili.
USA, le spiagge più belle di Los Angeles
E’ oro puro liquido, caldo, la luce all’ora del tramonto sulle spiagge di Los Angeles. Te ne rendi conto subito, già quando stai per atterrare al LAX in pieno giorno, quando i raggi del sole rimbalzano sulle carrozzerie delle automobili in perenne coda nel dedalo di strade di questa infinita città americana. Sei ancora in aereo, eppure sei quasi accecato dai bagliori che rimandano i tetti e i parabrezza delle auto. Sembra un serpente luminoso, quello che cerca di muoversi e di imboccare uno svincolo pur di uscire dall’inferno. Il sole, qui in California, non perdona e a Los Angeles picchia duro. Poi, a fine giornata, si ammorbidisce e resta, come sulla pelle, solo quell’ultima carezza tiepida prima che cali la sera.
Il nostro viaggio on the road nell’Ovest degli Stati Uniti è cominciato e finito a Los Angeles. Nel mezzo, oltre cinquemila chilometri, il Nevada, lo Utah, l’Arizona e quell’America che non ti scordi.
In viaggio tutto l’anno con Valigia a due piazze
Gennaio. E’ di nuovo tempo di bilanci e i più golosi, proprio come noi, al ritorno dall’ultimo viaggio durante le vacanze di fine anno, sono già alle prese con Volagratis e Skyscanner – solo per citarne alcuni – per trovare l’offerta per le prossime avventure. Inoltre, lo abbiamo letto con grande interesse, il 2016, con pochi giorni di ferie, concederà a molti di partire per lunghi ponti: oltre a Pasqua che ci regala sempre delle soddisfazioni, il 25 aprile sarà un lunedì, e il 2 giugno un giovedì, con la possibilità, prendendo il venerdì, di organizzare un viaggio di quattro giorni. Il 15 agosto è di nuovo lunedì e il primo novembre è un martedì, quindi alzi la mano chi non ha già pensato di prendere ferie il 31 ottobre, giorno di Halloween, per una fuga d’autunno. E poi, di nuovo, eccoci a dicembre, con un 8 dicembre che arriva di giovedì e concede a chi ruberà venerdì 9, altri quattro giorni pre-natalizi. Allora ripercorriamo l’anno appena concluso con tanti consigli di viaggio e con fotografie che fanno venire voglia di partire subito, senza neanche finire di leggere.
Road trip, le strade panoramiche più belle
Carichi le borse nel bagagliaio e parti. E’ il momento più bello. Ancora più dell’istante in cui l’aereo si stacca da terra. Perché c’è più contatto fisico con il viaggio, quando ingrani la marcia e le ruote iniziano a girare, aderendo sull’asfalto. Il mondo si mette in moto intorno a te.
Noi abbiamo un debole per il road trip. Ne sentiamo il bisogno, se è un po’ di tempo che non ne organizziamo uno. Il viaggio on the road mostra i cambiamenti del luogo che ti circonda a poco a poco. Ti fa penetrare ogni volta in un territorio diverso, scoprendolo a ogni metro. Solo un finestrino, a separarti da ciò che c’è fuori, ma non è solo una vetrina lontana perchè è sufficiente fermarsi – quando vuoi, dove vuoi – per entrare in contatto con l’esterno. Il viaggio in macchina è come se lasciasse la scia dietro di sé. Quella che poi ti resta dentro per sempre, appena chiudi gli occhi.
Questo vuole essere solo un assaggio delle strade panoramiche più belle del mondo da percorrere in automobile, tra Irlanda, Francia, Marocco, Stati Uniti, Sud America e Australia.
Com’è Milano dal tetto del Duomo
Guglie, alti pinnacoli, scale in pendenza e stretti passaggi. Santi in preghiera, musici, angeli con la spada. Doccioni sporgenti e gargoyles mostruosi. Salire sulle terrazze del Duomo di Milano è come entrare in punta di piedi in un mondo parallelo, fatto di storie dal passato, di religione e di fantasia. E’ salire verso il cielo, avvicinandosi un po’ di più alla Madonnina, abbracciando con lo sguardo la città. Io mancavo lassù da trent’anni esatti.
Un anno di viaggi con Valigia a due piazze
Buon anno di viaggi! E’, questo, l’augurio che vi facciamo da Valigia a due piazze, appena rientrati in Italia dopo un lungo e impegnativo – sotto diversi punti di vista – viaggio in India. Chi ci segue anche su Instagram, ha vissuto giorno per giorno i nostri spostamenti e ha viaggiato insieme a noi da Delhi verso il Rajasthan, poi nell’Uttar Pradesh e nel Madhya Pradesh. Sono di questi giorni le ultime foto che trovate sul profilo Instagram di @laeli o cercando gli hashtag #valigiaaduepiazze e #valigiaaduepiazzeinindia.
Con questo post però vogliamo ripercorrere i consigli di viaggio del 2014 che – ve lo ricordo – non sempre corrispondono a quelli effettivamente realizzati durante lo scorso anno, perché io ho sempre bisogno di raccogliere le idee e di conservare parte delle emozioni provate solo per me prima di raccontarle anche a voi. Qui il post dell’anno scorso.