Primavera a Istanbul. Il mio cappotto verde a stampa tartan. Il balik ekmek mangiato con l’acquolina in bocca sotto il ponte di Galata. Le voci cantilenanti dei muezzin che, a partire dall’alba, rimbalzano da una moschea all’altra. Le carpe giganti della Cisterna Basilica. Il taxi che sbagliava sempre strada, girando su se stesso e facendoci perdere l’orientamento, e che non riusciva a portarci a Nevizade Sokak. I dolcissimi lokum. Il pepe comprato al bazar delle spezie e che ancora centellino per insaporire alcuni piatti. La maestosità della Basilica di Santa Sofia che fa sentire sperduti e nella quale sembra di poter percepire la stratificazione delle religioni che ha ospitato: cattedrale cattolica prima, sede patriarcale greco-ortodossa poi, moschea dopo, museo oggi. La nebbia di Anadolu Kavagi, alla fine del Bosforo. Il tramonto illuminato da centinaia di puntini lontani, le moschee con i loro minareti, là dove curva il Corno d’Oro, sull’altura di Eyüp. Con qualche giorno a Istanbul non ci si può illudere di capire la complessità della capitale turca né di passare attraverso i vari livelli di questa città, ma certo si può assaporare qualcosa che poi viene a casa con noi. E ci resta per sempre.
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Viaggi, dove siamo andati prima del Covid-19. E dove andremo. Non un bilancio, ma una lista di ricordi (a cui aggiungere i vostri)
L’ultimo ricordo spensierato prima di essere travolti dalla pandemia di Covid-19. L’ultimo viaggio “prima”. Quel viaggio in cui le preoccupazioni potevano andare da “speriamo che non perdano la mia valigia!!” al momento di angoscia del “avrò portato tutto? Ma sì, al massimo faccio shopping appena arrivo a destinazione”, passando per “non peseranno troppo, i bagagli?!”. È cambiato tutto, da allora. Anche chi ha avuto la fortuna – pur con mille accortezze – di organizzarsi la scorsa estate, sa che c’è qualcosa che non tornerà più. E quando c’è chi dice che siamo degli esagerati, che in fin dei conti si tornerà a strusciarsi dal tramonto all’alba al Cavo Paradiso di Mikonos e a prendere un drink assiepati su uno dei rooftop di Manhattan, sì, vero, si farà, ritengo che sarà comunque qualcosa di diverso. In qualche modo si farà. Ma non sarà più come prima. Se il nostro modo di viaggiare è cambiato dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York – e sono trascorsi quasi vent’anni – e il terrorismo ha comportato maggiori controlli di sicurezza rispetto ai quali non si è più tornati indietro – e ciò riguarda più che altro il nostro bagaglio – ora a essere controllato sarà il nostro corpo. Qualcosa da cui noi non ci possiamo separare. Perché forse stiamo portando in giro una bomba di cui siamo all’oscuro. Che potrebbe non toccare noi, ma avere una potenza deflagrante su altri individui più fragili. Di cui dobbiamo prenderci cura. È un nostro dovere.
Sarebbe bello che qui nei commenti o sui social di Valigia a due piazze (Instagram e Facebook) raccogliessimo un diario dell’ultimo viaggio spensierato “prima di”. In attesa di poter tornare a viaggiare con giudizio e rispetto, del nostro prossimo e del Pianeta che ci ospita.
Perché è vero che se vogliamo far parte di una società che sappia assisterci ed essere altruista ed empatica dobbiamo esserlo noi per primi, ma è anche vero che non possiamo negarci pensieri leggeri, con molto tatto verso coloro i quali hanno sofferto e stanno soffrendo sulla loro pelle perdite dovute al Covid-19, così come ci fa solo bene dedicare qualche momento a programmazioni di viaggi futuri, sussurrate sotto voce, a volte appena accennate al nostro partner, all’amica con cui sogniamo di prendere di nuovo il sole d’inverno, al figlio adolescente prima che ci sfugga via per organizzarsi, zaino in spalla, con i suoi compagni.
Elenchiamoli qui, i momenti belli. Gli ultimi ricordi spensierati prima della pandemia. Prima che tutto cambiasse e che il nostro mondo si spostasse dalle aule, dagli uffici, dai ristoranti, dalle spiagge, dalle palestre allo schermo di un computer. Prima che i nostri contatti finissero filtrati dai social e dalle videochiamate. Prima che i nostri sorrisi fossero nascosti dietro a un fazzoletto che ci salva la vita.
Guida pratica alla quarantena: consigli su viaggi in remoto e rimborsi, stimoli e piccole soluzioni di sopravvivenza
Che cosa fare durante la quarantena. È una delle domande che più spesso, in questo periodo, è rivolta a Google e ai motori di ricerca, come se potessero, loro, darci una risposta o una strada da seguire, un programma a cui attenerci per tenere alto lo spirito e per superare un momento che è indubbiamente inatteso, buio e difficile. Solo fino a 50 giorni fa, mai avremmo immaginato di restare chiusi in casa, come se fossimo intoccabili e superiori rispetto a chi già si stava ammalando a sole 11 ore di volo da noi, rispetto a chi già stava soffrendo e forse aveva qualcosa da insegnarci affinché potessimo essere più pronti di come ci ha trovati il virus.
Giordania on the road: come organizzare un viaggio tra Amman, Jerash, Petra, Wadi Rum, Monte Nebo, Madaba, Betania e Mar Morto
La prima domanda, quando qualcuno s’informa sulla Giordania, è sempre la stessa: è un Paese sicuro? Sì, la Giordania, sebbene si trovi in una regione turbolenta, per utilizzare un eufemismo, è un’oasi stabile e sicura, in cui non vi sentirete in pericolo. Per noi è stata la porta alla visita della Terra Santa, iniziando ad avvicinarci a ciò che è la storia di questi territori magici, da Betania al di là del Giordano al Monte Nebo, a Madaba. E se c’è chi viaggia in Giordania solo per scoprire Petra, uno dei siti patrimonio dell’umanità Unesco di questo Paese, sappiate che c’è anche molto altro da non perdere. Dalle rovine romane di una città meravigliosa come Jerash, alla vitalità della capitale Amman e poi il deserto di fuoco del Wadi Rum, come il Dead Sea, il Mar Morto salato e sotto il livello del mare che di anno in anno si ritira sempre più e un’escursione vale la pena prima che – purtroppo – sia tardi. Per non parlare dell’accoglienza e della generosità dei suoi abitanti nei confronti dei viaggiatori. La Giordania è uno di quei luoghi nel mondo che restano nel cuore per un mix di esperienze e di ricordi che si ha sempre voglia di rivivere.
2017: consigli di viaggio per un anno (senza paura)
E’ iniziato così, il nostro 2017: con quella sfumatura inconfondibile di oro rosa che ha solo Petra, in Giordania, una delle sette meraviglie del mondo moderno. Eppure per la prima volta ci siamo trovati a mettere in dubbio una partenza perché solo pochi giorni prima c’era stato l’attentato al Castello di Karak, proprio in Giordania, in cui sono state uccise undici persone, tra cui alcuni turisti. E poi è stato un susseguirsi di stragi: a Berlino e a Istanbul, la notte di Capodanno. Perché te lo domandi, inutile negarlo, se stai andando proprio nelle fauci del nemico. Ma il nemico dov’è? Riusciamo a stabilirlo e a individuarlo per poterlo isolare?
Africa: Fès e Meknes, viaggio nelle città imperiali del Marocco
Una incute un po’ di timore, perché, appena voltato un angolo e poi ancora un altro, capisci subito che, da solo, non sarai mai in grado di orientarti in quel labirinto. E gli abitanti di Fès lo sanno. Ed è per quello che, a volte, ti guardando sorridendo, aspettando la tua prossima mossa di disorientamento. Ti guarderanno passare e ripassare dallo stesso tratto di strada, aspettandoti al varco, fino a quando dirai di sì e accetterai il loro aiuto per trovare la direzione giusta. L’altra, Meknes, è più piccola, una bomboniera in cui potresti veder arrivare da un momento all’altro una principessa che scende da una carrozza. E, nella sua medina, rischierai comunque di perderti. In comune le due città imperiali più belle del Marocco hanno il loro trovarsi, ancora oggi, fuori dal tempo.
Un weekend a Lisbona in #4idee (n.14)
Lisbona è una città fatta per chi ha scarpe comode e buone gambe, con le sue ripide salite che portano ai belvedere, i miradouros. Lisbona è una città per romantici, con le piastrelle colorate, gli azulejos, che decorano i muri delle case. Costruita su sette colli come Roma, è inondata da una pura luce che illumina le strade, i caffè in piazza, le insegne dei negozi vintage. C’è un’atmosfera malinconica che pervade i suoi vicoli, le funicolari che arrancano tra sinistri sferragli. Ogni paesaggio a Lisbona è da cartolina, sotto un vasto cielo blu che, così immenso in Europa, lo ricordo solo qui.
Per assaporare un po’ della capitale del Portogallo, vi saranno sufficienti due o tre giorni, per viverla un po’ di più, visitate Lisbona in almeno quattro o cinque giorni, così da avere tempo per guardarvi anche un po’ intorno, spingendovi fino a Belem. Questa che vi raccontiamo è la nostra Lisbona in #4idee.
Un anno di viaggi con Valigia a due piazze
Buon anno di viaggi! E’, questo, l’augurio che vi facciamo da Valigia a due piazze, appena rientrati in Italia dopo un lungo e impegnativo – sotto diversi punti di vista – viaggio in India. Chi ci segue anche su Instagram, ha vissuto giorno per giorno i nostri spostamenti e ha viaggiato insieme a noi da Delhi verso il Rajasthan, poi nell’Uttar Pradesh e nel Madhya Pradesh. Sono di questi giorni le ultime foto che trovate sul profilo Instagram di @laeli o cercando gli hashtag #valigiaaduepiazze e #valigiaaduepiazzeinindia.
Con questo post però vogliamo ripercorrere i consigli di viaggio del 2014 che – ve lo ricordo – non sempre corrispondono a quelli effettivamente realizzati durante lo scorso anno, perché io ho sempre bisogno di raccogliere le idee e di conservare parte delle emozioni provate solo per me prima di raccontarle anche a voi. Qui il post dell’anno scorso.
Roma, foliage al Parco Botanico di San Liberato
Come farfalle, le foglie d’autunno volteggiano intorno ai rami degli alberi, illuminate dai raggi del sole. Quest’anno l’autunno si trascina lento, come se avesse trattenuto dentro di sé gli ultimi scampoli di un’estate arrivata troppo tardi. Anche le foglie degli alberi, seguendo questo rallentamento, hanno conservato più a lungo le sfumature estive, gli ultimi verdi, solo un po’ cotti dal sole e ammorbiditi dall’alto livello di umidità. L’esplosione di colori dal giallo oro, passando per il marrone aranciato fino al rosso fuoco è ancora visibile in questi primi giorni di dicembre. Gli amanti del foliage d’autunno anche in Italia possono andare alla ricerca di questo fenomeno che non dà mai una data precisa, ma va seguito con attenzione per trovarlo nel suo momento migliore. Nel Lazio, in provincia di Roma e a pochi chilometri dal Lago di Bracciano c’è un Parco Botanico che, al di là di un alto muro, come un giardino segreto, ospita alcuni alberi provenienti da tutto il mondo che in questo periodo sono ancora in pieno fall foliage. E’ San Liberato.
Week end a Marrakech in #4idee (n.9)
E’ un ritmo frenetico, quello a cui vive Marrakech che io, prima di visitarla come inizio di un viaggio on the road, m’immaginavo affollata sì, colorata sì, rumorosa anche, ma così veloce come una metropoli no. Marrakech, a tre ore e mezza di volo da Milano e Roma, è una città che, seppur vasta e labirintica, può essere visitata e goduta anche in un weekend. Con le nostre #4idee su Marrakech vi indichiamo i posti da non perdere o a cui dare la priorità, qualora aveste più tempo a disposizione. La vostra valigia, al ritorno a casa, saprà di datteri, arance, olio di rose, argilla e spezie. E non riuscirete più a contare quante babouches vi siete portati via.