Una incute un po’ di timore, perché, appena voltato un angolo e poi ancora un altro, capisci subito che, da solo, non sarai mai in grado di orientarti in quel labirinto. E gli abitanti di Fès lo sanno. Ed è per quello che, a volte, ti guardando sorridendo, aspettando la tua prossima mossa di disorientamento. Ti guarderanno passare e ripassare dallo stesso tratto di strada, aspettandoti al varco, fino a quando dirai di sì e accetterai il loro aiuto per trovare la direzione giusta. L’altra, Meknes, è più piccola, una bomboniera in cui potresti veder arrivare da un momento all’altro una principessa che scende da una carrozza. E, nella sua medina, rischierai comunque di perderti. In comune le due città imperiali più belle del Marocco hanno il loro trovarsi, ancora oggi, fuori dal tempo.
Fès è stata fondata nell’808 da un discendente del profeta Maometto, uno cherif, ovvero un signore e un santo, come raccontano Olga e Aziz di Oro del deserto. La città vecchia, è rimasta immutata da allora ed è un museo a cielo aperto, in cui il tempo si è davvero fermato: vi sembrerà di passeggiare nel Medioevo. La medina di Fès è la più grande e la più famosa di tutto il mondo arabo: un labirinto di colori in cui si può circolare solo a piedi, al massimo vi dovrete spostare all’improvviso perché sta passando un carretto trainato, ad alta velocità, da un mulo. Alcune delle strade della medina sono così strette che si fa fatica a passarci in due. E, quando meno ve lo aspettate, varcherete una soglia o aprirete una porta e vi troverete una volta nella grande conceria di pelli – fatevi dare un mazzolino di foglie di menta da tenere davanti al naso contro l’odore acre del pellame e degli acidi -, un’altra in una grande moschea dai decori come filigrana. Troverete chi lavora la terracotta e chi prepara le tessere per i mosaici di tutto il Marocco.
TIP => Il panorama più bello di Fès si ammira dall’altopiano fuori le mura in cui si trovano le tombe Merenidi, rovine di enormi mausolei reali.
Le pelli, in Marocco, sono ancora trasportate a dorso di mulo o di asino lungo le strette strade della medina fino alle vasche di tintura delle concerie. I conciatori sono organizzati in sorte di corporazioni di tipo medievale e nella maggior parte dei casi il lavoro si trasmette di padre in figlio. Per quanto riguarda l’igiene e la sicurezza, vi renderete conto della situazione con i vostri occhi, ma anche quello ha un suo fascino e di certo non resisterete alle babbucce di pelle con i pizzi e le perline, simili a quelle che Carrie Bradshaw acquista – ma negli Emirati Arabi – in un mercatino nel secondo film di Sex and the City.
TIP => per raggiungere le concerie Chaouwara, da Place as-Seffarine dirigetevi versoo est o nord-est e dopo circa 50 metri al bivio seguite la strada che va a sinistra. L’odore di pellame e di tinture vi guiderà nel quartiere del cuoio. L’altra soluzione è quella di farvi accompagnare da qualcuno del luogo, lasciando una mancia. Oppure da una guida ufficiale che per una giornata intera a voi dedicata non vi chiederà più di 5 euro a persona.
Meknes è la più piccola delle città imperiali del Marocco, un piccolo gioiello di architettura. Spesso è messa in ombra dalla vicina Fès, ma Meknes è molto più tranquilla e meno caotica e soprattutto regala degli scorci davvero indimenticabili e da sogno, a cominciare da Place el-Hedim e dall’imponente Bab el-Mansour (bab significa porta). Troverete raramente la grande bab centrale aperta, di solito si attraversa la muraglia utilizzando una porta laterale.
TIP => Non perdetevi le rovine dei giganteschi granai e le scuderie di Moulay Ismail, conosciuti come Heri es-Souani. Le minuscole finestre e le pareti massicce, più una serie di canali sotterranei in cui scorreva l’acqua facevano in modo che i locali restassero sempre ben aerati e freschi. Per arrivare, visto che siamo fuori dal centro di Menes, utilizzate un calèche o un taxi. D’estate la passeggiata di circa due chilometri sotto il sole può rivelarsi impegnativa. Proprio di fronte ai granai e alle scuderie che ospitavano fino a 12mila cavalli, c’è il Bacino di Agdal, il grande lago che funzionava come riserva d’acqua per irrigare i giardini con un complesso sistema di canali.
FOOD => Che cosa mangiare in Marocco?
Il Marocco è il Paese in cui nel mondo, insieme all’India, abbiamo mangiato meglio. Pietanze squisite e particolari, i cui sapori però non si discostano troppo da quelli cui siamo abituati, anche se sono molto più forti i contrasti salato e dolce, rispetto ai nostri. E una pulizia, nei ristoranti, anche in quelli lungo le strade ad alto scorrimento, davvero impeccabile. Da provare datteri, olive e mandarini. Nei ristorante aprite le danze con le meze, come si usa anche in Turchia, a Istanbul per esempio: si tratta di una serie di antipasti, il più delle volte dalla consistenza cremosa. La parola meze deriverebbe dal persiano gusto e sapore. E ordinate senza dubbio una pastilla, le cui origini risalgono alla Spagna islamica. E’ uno sformato di pasta sfoglia e di carne, in origine di piccione, ma si utilizza spesso il pollo, poi condita con spezie e frutta secca.
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