La Toscana è una regione vasta, con tanto da vedere e con numerose esperienze da provare. Me ne accorgo ogni volta che mi sembra di averne vista un pezzo e mi mancano ancora molte mete. È incredibile, ma Lucca ancora mancava all’appello. E così a Lucca è stato il nostro primo weekend dopo la riapertura dei confini regionali, dell’Italia in zona gialla. Se, per esigenze familiari, da Milano ho potuto muovermi su Roma, le altre destinazioni erano precluse. E la scelta è caduta su Lucca che si visita bene in un paio di giorni. Il nostro consiglio è di scegliere un albergo all’interno delle antiche mura della città (lo sapete che sono più antiche delle mura di Gerusalemme?) e – se vi spostate in automobile – meglio preferire un hotel che disponga anche di posto auto. Io sono scesa a Firenze in treno con l’alta velocità da Milano, Francesco è salito da Roma a Firenze dove mi ha recuperata e siamo andati insieme a Lucca in macchina. Strano ma vero: Firenze – Lucca non è una tratta ben servita dai treni, si potrebbe fare di meglio, come in molti altri luoghi del nostro Paese.
In questo articolo vi suggerisco ristoranti in cui mangiare tipico lucchese e senza fregature, le più belle insegne dei negozi storici (una grande tradizione di Lucca) con tutti gli indirizzi, qualche indicazione per l’Orto botanico e per la passeggiata lungo le mura cittadine. E non mancherà un consiglio di shopping.
Abbiamo detto qui su Valigia a due piazze che un buon ristorante fa subito buona vacanza, che siano anche solo un paio di giorni da trascorrere fuori casa. E così non vi faccio attendere oltre e vi consigliamo tre posti in cui siamo stati noi in cui il rapporto qualità/prezzo è rispettato, in cui si mangia tipico e ci si sente a casa. Le accortezze di sanificazione e per evitare il contagio sono rispettate? Non sempre e non del tutto. Nel terzo dei tre locali che vi elenco di sicuro sì, negli altri – siete avvisati – se siete molto attenti, potreste trovare da ridire rispetto a qualche atteggiamento. Noi – dopo la somministrazione almeno della prima dose di vaccino – abbiamo deciso di iniziare a muoverci anche se sempre con grande cautela, preferendo i luoghi in cui sono rispettate tutte le norme anti contagio e in cui ci sentiamo tutelati e rispettati, ma riconosciamo anche che – in particolare nelle trattorie e nei ristoranti più alla buona – non sempre c’è totale attenzione, perciò puntiamo – là dove capiamo che non tutto è in ordine come vorremmo – di trovare un equilibrio che ci permetta di non rovinarci il pasto e di trascorrere un’oretta serenamente. Se invece ci rendiamo conto che davvero non c’è attenzione, allora evitiamo e cambiamo programma. Insomma, ognuno di noi ha sviluppato una propria sensibilità durante l’ultimo anno e mezzo, per cui questo preambolo mi sembra doveroso.
Abbiamo bissato (le nostre due cene lucchesi) La bottega di Anna e Leo in cui abbiamo trovato da assaggiare le specialità che ci aspettavamo: dalla fettunta (una bruschetta in cui aggiungi tu l’aglio a piacere) al buglione (semplifico: una zuppa di piselli con aggiunta di macinato di carne), dalla zuppa frantoiana che dovrebbe cambiare ingredienti secondo la stagionalità alla torta di verdure che, sì, è dolce, a base di biete e deliziosa. Si trova in una bella location, sul fianco della basilica di San Frediano. Per i due pranzi, siamo andati un giorno a L’isola che non c’era (una bottega riadattata a trattoria, anche qui con offerta di tordelli (tortelli di carne serviti con il ragù), frantoiana e fiorentina) a due passi dal nostro albergo, Alla Corte degli Angeli, e l’altro giorno a L’Angolo Tondo nella straordinaria e impareggiabile cornice di piazza dell’Anfiteatro, con un’offerta interessante in uno dei luoghi indubbiamente più turistici d’Italia. Anche qui tordelli, carne cruda al coltello e, da provare, il buccellato di Taddeucci (che è anche una delle insegne storiche da vedere) ripassato nell’uovo e servito con un misto di frutta cotta. Il buccellato è un pane dolce antico e povero. Da Taddeucci hanno anche la torta di verdure, se volete portarne a casa una fetta.
Tolto il dente del dove mangiare bene a Lucca senza prendere fregature, possiamo passare al giro delle mura della città. I punti di accesso corrispondono più o meno ai baluardi, per cui si può scegliere di salire e scendere in base al proprio percorso o a ciò che si desidera vedere all’interno delle mura, per poi risalire e percorrerne ancora un tratto. Noi siamo saliti alle spalle della basilica di San Frediano, toccando Porta Santa Maria (in cui si trova il parcheggio più comodo per raggiungere piazza dell’Anfiteatro), il Baluardo San Martino, Porta San Jacopo, il Baluardo San Pietro, Baluardo San Salvatore, Porta Elisa, Baluardo la Libertà e qui siamo scesi per raggiungere l’Orto botanico di Lucca. Se non è il primo mio articolo che leggete, sapete che amiamo visitare gli orti e giardini botanici in giro per il mondo e quello di Lucca è piccolo (circa due ettari), grazioso, ben tenuto e conserva davvero alcune chicche interessanti. Qui ci sono tutte le indicazioni utili per l’accesso e la visita. Al momento le serre sono chiuse per l’emergenza sanitaria.
Le parti più interessanti a mio parere sono le sequoie, le collezioni di magnolie, di rododendri e di camelie dal mondo e poi il laghetto con le ninfee e i fiori di loto. Laghetto a cui è anche collegata una romantica leggenda che scoprirete andando a visitare l’Orto botanico di Lucca.
E poi ci sono le insegne antiche dei negozi di Lucca che sono state conservate anche là dove ora al posto di una coltelleria c’è un negozio di abbigliamento o dove si acquistava biancheria intima peri corredi delle future spose c’è chi vende prodotti a base di tartufo o, ancora, quegli spazi lasciati vuoti sono stati occupati da catene di negozi di borse e di valigie. Insomma, bene che non si sia gettato tutto alle ortiche, ma resti memoria. Vi lascio qui di seguito un elenco da seguire passo passo per rifarvi un po’ gli occhi e tornare a casa pensando: ma perché nella mia città non si è fatto di conservare le antiche in segno in stile Liberty? Già, chissà perché non sappiamo custodire pezzi di storia. Intantogli indirizzi completi qui il link alla mappa di Google. E qui di seguito un assaggio. Su via Fillungo: Pierini Agostino, Gioielleria Pellegrini, Di Simo (ora chiuso e abbandonato, era il caffè più elegante di Lucca e ai suoi tavolini amava sedersi Puccini fumando il sigaro), Giribon (era un negozio di intimo di lusso e le nonne regalavo alle nipoti una camicia da notte acquistata qui), Carpisa dove c’era Francesco Lenci, la meravigliosa Gioielleria Carli (risale al 1665, date uno sguardo all’interno al piano di sopra), Tenucci Confezioni dal 1860, Gioielleria Chiocchetti (dal 1896). Su via Roma: Galliani. Ai lati della chiesa di San Michele in foro: la Farmacia Centrale Altieri, Taddeucci (dal 1881), l’Antica Farmacia Massagli (1885, a cui si deve l’invenzione della China Massagli), guardate anche dove si trova ora Tally Weijl al civico 28 di piazza San Michele.
Per lo shopping vintage, date uno sguardo in Chiasso Barletti, uno dei vicoli storici della città in cui negli ultimi tre anni hanno aperto numerose attività interessanti e artigianali. Qui ha sede Fat Mama Vintage che si dedica soprattutto alla ricerca e alla vendita di denim (new old stock, cioè nuovi di magazzino, e usati) che risalgono fino alla fine degli anni Novanta, inizio Duemila. Per gli orari di apertura, fa fede l’account Instagram di Sophia e Filippo, i padroni di casa. Ma c’è di più, perchè Chiasso Barletti non è solo l’ultimo vicolo medievale di Lucca, ma nel 56 a.C. proprio qui avvenne l’incontro del primo triumvirato tra Caio Giulio Cesare, Pompeo e Marco Licinio Crasso. Nell’occasione a cesare fu prorogato per altri cinque anni il proconsolato nelle Gallie. Barletti, per i più curiosi, era il nome della famiglia che nel Trecento abitava nel cuore di Lucca.
A Lucca c’è ancora di più, di questi giri leggeri per staccare dalla quotidianità. Lucca è la città che diede i natali al compositore e operista Giacomo Puccini, così come in un solo luogo si trovano alcuni dei più importanti gioielli dell’arte del nostro Paese: nella Cattedrale di San Martino sono conservati il Monumento funebre a Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia, la Madonna in trono col Bambino e Santi del Ghirlandaio, l’Ultima Cena del Tintoretto e si trova anche il tempietto con il Volto Santo, un crocifisso ligneo che secondo la leggenda sarebbe un’immagine acheropita, ovvero non realizzata da mano d’uomo. E cercate anche di camminare guardando verso l’alto, quando siete di fronte a San Michele e a San Martino perché le colonne che adornano la facciata delle due chiese sono un unicum, pezzi mi marmo unici di cui non ne trovate due uguali.
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Tutte le foto in questo articolo e in questo blog sono state scattate da Francesco Minisci, sono di proprietà di Valigia a due piazze e in utilizzo a Il Giornale online. Sono vietate la riproduzione e la condivisione senza permesso e citazione.
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