Doveva essere una bellissima città. In mezzo alla natura, affacciata sulle verdi valli di quella che ora è la Riserva Naturale di Monterano. Tutto il resto del mondo così distante da poter quasi essere scordato. Oggi, di quell’antico feudo abbandonato i regnanti sono una coppia di cavalli dal pelo bruno e lucido di rugiada. Pascolano nell’ampio prato e si spingono fino alla chiesa diroccata dell’Antica Monterano e poi su, verso l’altura tufacea dove ancora resistono i resti di alcuni palazzi e torri. Lei, grande e regale, osserva chi si avventura fino a lì, in quello che è stato tante volte location di pellicole cinematografiche. Lui, più giovane e curioso, va in cerca di una carezza. Poi nitrisce e galoppa verso la valle.
L’Antica Monterano, abitata fin dal periodo etrusco, fu abbandonata una prima volta in epoca longobarda, poi rifiorì nell’Alto Medioevo, quando diventò sede episcopale con il nome di Manturanum. La sua diocesi arrivava ad abbracciare i territori circostanti fino al Lago di Bracciano e ai Monti della Tolfa. Seguì un secondo periodo di decadenza intorno all’anno mille: arroccati a Monterano restavano solo il signore del castello, gli amministratori del feudo, pochi servitori, guardie e contadini. Alla fine del Trecento, il borgo fu di nuovo in vista grazie alla notorietà di due capitani di ventura, Coluzia e Gentile. Nel Cinquecento fu acquistato dagli Orsini, una delle famiglie principesche e papali dell’aristocrazia romana, divenendo ducato. Nel XVII secolo fu costruito l’acquedotto, che ancora accoglie i visitatori all’ingresso dell’Antica Monterano. Passò, poi, alla famiglia Altieri di cui faceva parte Emilio Bonaventura Altieri, ovvero Papa Clemente X. E’ in questo periodo che furono commissionate delle opere a un giovane Gian Lorenzo Bernini, che trasformò la fortezza di Monterano in un palazzo ducale barocco. L’abbandono definitivo risale alla fine del Settecento con l’arrivo dell’esercito francese.
E’ verso il tramonto che – durante il fine settimana in particolare – il paese abbandonato torna ad animarsi. Come una lenta processione, c’è chi si addentra nel bosco, percorre un paio di chilometri a piedi dopo aver lasciato il proprio mezzo nel parcheggio, e arriva fino alla città perduta di Monterano. Chi organizza un picnic sotto gli alberi, chi scatta un servizio fotografico vicino alla fontana o all’ingresso della vecchia chiesa, chi arriva da un’escursione iniziata nelle prime ore del mattino e si riposa prima di percorrere l’ultimo tratto di strada. Non si alza mai la voce. Qui non si corre, non si disturbano le creature che sembrano poter abitare ancora tra le frasche e le rovine, quando tutti se ne vanno. Non ci sono impianti di illuminazione, né chioschi per dissetarsi. Pur essendo lasciata a se stessa, Monterano vecchia resiste, si conserva. Non c’è chi arriva fin quassù per imbrattare i muri, tutto è come protetto da un vecchio incantesimo, da cerchio magico.
Ciò che più affascina di questa città perduta è la commistione dei generi architettonici. Nella fitta vegetazione si intravedono ora costruzioni di epoca etrusca, come i sepolcreti, poi utilizzati come cantine, e l’acquedotto all’ingresso del borgo appare come una grande porta della città. E, man mano si risale la strada verso l’antico nucleo cittadino, alzando lo sguardo si stagliano le imponenti rovine del Palazzo Baronale, con la Statua del Leone del Bernini (l’originale si trova, però, a Canale Monterano), e il campanile della cattedrale. Ma ad avere qualcosa di fiabesco è Piazza San Bonaventura che conserva una fontana a pianta ottagonale e l’omonima chiesa la cui navata oggi è occupata da una gigantesca pianta di fico.
Come si arriva all’Antica Monterano – siamo nel Lazio, in provincia di Roma, a ovest del Lago di Bracciano e a due chilometri da Canale Monterano. Il paese abbandonato si trova su un’altura di tufo tra due valli formate dal fiume Mignone e dal torrente Bicione, tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini. Arrivati a Canale Monterano, seguite le indicazioni per la Riserva Naturale Regionale di Monterano e poi per l’Antica Monterano. La strada è in parte sterrata, ma, andando molto piano, è possibile percorrerla senza difficoltà. Lasciata l’auto al parcheggio, proseguite a piedi per mezzo chilometro fino all’acquedotto e poi ancora per qualche centinaio di metri fino a Piazza San Bonaventura e ancora, in salita, fino all’ex castello poi Palazzo Baronale. Se è una giornata calda, portate con voi una borraccia. Se minaccia pioggia, non dimenticate un ombrello o una mantella impermeabile perchè non ci sono posti sotto i quali potersi riparare.
Che cosa fare in zona – a pranzo o a cena potete arrivare sul Lago di Bracciano fino ad Anguillara o, meglio ancora, fino a Trevignano che ha una bella passeggiata lungolago. Fermatevi alla Locanda del Gusto per un ottimo pasto vista lago. Non lontano ci sono le Terme di Stigliano. Durante la camminata verso le rovine di Monterano vecchia, potete fare una deviazione seguendo il percorso verso le cascate di Diosilla. Un paio di scarpe da trekking è l’ideale per affrontare la ripida discesa fino al torrente che odora di zolfo e alle polle d’acqua ribollenti.
Quali film sono stati girati a Monterano antica – il borgo abbandonato ha fatto da location a numerose famose pellicole, come Ben Hur con Charlton Heston nel 1959. Fu set anche per film italiani, come Guardie e Ladri del 1951 di Mario Monicelli e Steno, Brancaleone alle Crociate con Vittorio Gassman nel 1970 e Il Marchese del Grillo con Alberto Sordi nel 1981, entrambi di Monicelli.
Se volete visitare altre città che muoiono o abbandonate del Lazio, vi rimando a questi post:
Luca says
Luogo magnifico, visitato molti anni fa mi sembrò sospeso nel tempo. Di recente ho letto che purtroppo sta crollando e non viene più curato come dovrebbe
valigiaaduepiazze says
Ciao Luca! Purtroppo per me era, questa, la prima visita. Quindi non posso fare confronti. Devo dire che rispetto a molti altri luoghi del nostro Paese in cui l’incuria la fa da padrona (hai visto l’antica Vejo, per esempio? Da pelle d’oca!), qui non ho avuto la stessa sensazione. Speriamo non sia così, perché sarebbe una grave perdita. Cari saluti!