È celato dietro a un alto muro di mattoni, proprio alle porte della Normandia. Il giardino delle rose, il lago delle ninfee e il ponte giapponese tanto amati da Claude Monet e che abbiamo ammirato nelle sue opere, con quelle pennellate cariche di colore, dense, che catturano il nostro sguardo trasportandoci dentro alle sue tele, esistono davvero. Si tratta della Foundation Claude Monet e della casa del pittore impressionista a Giverny, a poco più di un’ora di strada da Parigi.
Viaggi, dove siamo andati prima del Covid-19. E dove andremo. Non un bilancio, ma una lista di ricordi (a cui aggiungere i vostri)
L’ultimo ricordo spensierato prima di essere travolti dalla pandemia di Covid-19. L’ultimo viaggio “prima”. Quel viaggio in cui le preoccupazioni potevano andare da “speriamo che non perdano la mia valigia!!” al momento di angoscia del “avrò portato tutto? Ma sì, al massimo faccio shopping appena arrivo a destinazione”, passando per “non peseranno troppo, i bagagli?!”. È cambiato tutto, da allora. Anche chi ha avuto la fortuna – pur con mille accortezze – di organizzarsi la scorsa estate, sa che c’è qualcosa che non tornerà più. E quando c’è chi dice che siamo degli esagerati, che in fin dei conti si tornerà a strusciarsi dal tramonto all’alba al Cavo Paradiso di Mikonos e a prendere un drink assiepati su uno dei rooftop di Manhattan, sì, vero, si farà, ritengo che sarà comunque qualcosa di diverso. In qualche modo si farà. Ma non sarà più come prima. Se il nostro modo di viaggiare è cambiato dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York – e sono trascorsi quasi vent’anni – e il terrorismo ha comportato maggiori controlli di sicurezza rispetto ai quali non si è più tornati indietro – e ciò riguarda più che altro il nostro bagaglio – ora a essere controllato sarà il nostro corpo. Qualcosa da cui noi non ci possiamo separare. Perché forse stiamo portando in giro una bomba di cui siamo all’oscuro. Che potrebbe non toccare noi, ma avere una potenza deflagrante su altri individui più fragili. Di cui dobbiamo prenderci cura. È un nostro dovere.
Sarebbe bello che qui nei commenti o sui social di Valigia a due piazze (Instagram e Facebook) raccogliessimo un diario dell’ultimo viaggio spensierato “prima di”. In attesa di poter tornare a viaggiare con giudizio e rispetto, del nostro prossimo e del Pianeta che ci ospita.
Perché è vero che se vogliamo far parte di una società che sappia assisterci ed essere altruista ed empatica dobbiamo esserlo noi per primi, ma è anche vero che non possiamo negarci pensieri leggeri, con molto tatto verso coloro i quali hanno sofferto e stanno soffrendo sulla loro pelle perdite dovute al Covid-19, così come ci fa solo bene dedicare qualche momento a programmazioni di viaggi futuri, sussurrate sotto voce, a volte appena accennate al nostro partner, all’amica con cui sogniamo di prendere di nuovo il sole d’inverno, al figlio adolescente prima che ci sfugga via per organizzarsi, zaino in spalla, con i suoi compagni.
Elenchiamoli qui, i momenti belli. Gli ultimi ricordi spensierati prima della pandemia. Prima che tutto cambiasse e che il nostro mondo si spostasse dalle aule, dagli uffici, dai ristoranti, dalle spiagge, dalle palestre allo schermo di un computer. Prima che i nostri contatti finissero filtrati dai social e dalle videochiamate. Prima che i nostri sorrisi fossero nascosti dietro a un fazzoletto che ci salva la vita.
La Parigi di Amélie Poulain, tour delle location del film
Parigi e un tour per la città seguendo i passi svelti di Amélie. E’ qui che andremo, in una città che conosco bene e proprio per questo va vista ogni volta sotto una nuova angolazione.
Le città che già conosciamo devono essere osservate ogni volta da un nuovo punto di vista. Metto in pratica questa modalità anche a Milano e a Roma, le città in cui si svolge la mia vita, così che io mi possa sempre sentire una viaggiatrice, anche solo per un nuovo dettaglio che entra nel mio spazio visivo e che può diventare uno spunto per una foto o per uno stimolo, un’idea di lavoro.
Ecco perché Amélie, perché la protagonista del film di Jean-Pierre Jeunet, che certo tutti conosciamo e non è da poco uscito al cinema, ogni volta che è trasmesso in televisione cattura la nostra attenzione perché ha diversi livelli di lettura ed è così veloce che solo rivederlo più di una volta ci consente di catturarne tutti i dettagli.
L’ultima volta che sono stata a Parigi (per correre una entusiasmante 10K che si snodava tra le strade del centro della Ville Lumière) ho seguito passo dopo passo le tracce di Amélie, per gustare la città grazie ai suoi vispi e grandi occhi neri.
=> Su Instagram in molti sono impazziti per lo scatto in apertura, vi svelerò più avanti come e dove scattarlo.
La La Land: i luoghi del film alla scoperta di Los Angeles (e di Parigi)
D’ora in poi abbiamo un’altra pellicola da vedere ogni volta che passerà in tv, anche se il film è già iniziato da mezz’ora. E’ La La Land e, con i suoi colori, la sua delicatezza e la sua leggerezza va spedito ad affiancare Pretty Woman e Dirty Dancing, a cui non rinunciamo mai. Ma La La Land ha anche un altro merito che sta passando un po’ in secondo piano, sull’onda dell’entusiasmo delle sue belle canzoni, delle coreografie azzeccate e della bravura dei suoi protagonisti, Emma Stone e Ryan Gosling. Il musical La La Land di Damien Chazelle ci ha mostrato il lato romantico di Los Angeles. E così, se siete di quelli che “Los Angeles è la città più brutta del mondo”, finalmente vi potete ricredere e vi verrà voglia di andare – o tornare – nella città degli angeli.
Quello che Parigi vorrebbe
E voi, quali Paesi avete cancellato dalla lista dei viaggi ancora da fare? Quando si punta l’indice sulla mappa, ci sono alcune zone del mondo sulle quali lo sguardo non scivola neppure più per sbaglio. Qui no, perché c’è la crisi e forse posso pagare solo in contanti, è scomodo. Qui no, perché c’è stato un attentato qualche mese fa. Qui no, perché le donne vanno in giro con il volto coperto, non c’è da fidarsi. Qui no, c’è la guerra. E così, un po’ alla volta, la carta geografica si è sbiadita: ha perso nomi e colori e interesse. Forse anche i confini, così gli insegnanti, a scuola, a volte sono in difficoltà nell’indicarli ai loro studenti che, invece, più di tutti avrebbero bisogno di costruirsi un’idea leggendo e imparando la storia. Perché è da lì che nasce il pensiero, non tra le chiacchiere da bar.
Le piazze di Parigi in #4idee (n.15)
Come dice il titolo di quel libro esposto in tutte le vetrine da un paio di mesi? Parigi è sempre una buona idea. E’ proprio così e ogni occasione è buona per un breve viaggio nella città più romantica del mondo e che abbiamo ad appena un’ora e un quarto di volo da Milano e a due ore da Roma. Approfittando della mia partecipazione alla We Run Paris Centre 10K, organizzata dalla Nike, (questo fa parte della mia nuova vita) sono partita da Milano, Francesco da Roma e ci siamo ritrovati a Parigi. Città che conosciamo bene, ma che offre sempre qualche angolo che la volta precedente era rimasto nella lista “to do“. E’ stato da vero romanzo d’amore parigino, ritrovarsi a pochi passi da Montmartre, arrivando da due città diverse.
Nelle poche ore trascorse nella capitale francese, mi sono concentrata sulle piazze di Parigi, così riconoscibili in una foto al primo sguardo per le loro qualità architettoniche, ma anche perché profondamente caratterizzanti la città. E così in modo assolutamente non esaustivo, ma per toccare i punti principali della Ville Lumière, ho scelto di proporvi una Parigi in #4idee o, meglio ancora, in quattro piazze.
Come organizzare un viaggio fai da te – parte II
Questa è la seconda parte dei consigli per organizzare una vacanza intelligente fai da te in giro per il mondo. Vi consiglio di leggere la prima parte in cui vi raccontiamo di itinerari, voli e spostamenti. L’ABC del viaggiatore che prepara da sé una vacanza on the road è questo: prima itinerario, poi volo, poi alberghi. Le tappe vanno stabilite sempre prima di ogni altra cosa, perché sono loro a dare le dimensioni e il ritmo a tutto il viaggio.
Appunti su Parigi – Musée des Arts Forains, Canal St Martin, Beaubourg
Anche voi vivete a periodi? Io sì, spesso. Ho avuto il momento in cui sono impazzita per l’avocado e lo mangiavo tutti i giorni. Da poco mi è passato il periodo della frutta secca in ogni istante della giornata. Poi è frequente la fase dello stesso autore di libri. Quindi leggo qualsiasi cosa sia stata pubblicata finché mi viene la nausea e abbandono per sempre. E così via. Quella volta c’è stato il periodo del tango. E’ durato circa 7 mesi. Francesco ripeteva spesso che gli sarebbe piaciuto provare, che un po’ di movimento e di disciplina non ci avrebbero fatto male, tutt’altro. Così una sera di settembre gli ho fatto una sorpresa e l’ho portato a lezione di tango. Ecco, giusto qualche mese, siamo partiti convinti e volenterosi, ma poi il periodo del tango è finito. E di bello mi sono rimaste solo queste bellissime scarpe argentine.
Appunti su Parigi – a spasso per il Marais
Poco fa.
“Francesco, se ti dico Marais, tu che cosa mi rispondi?”
“Il Marais è molto bello”.
Ok, sembra uno scambio di battute tra una stordita e un superficiale, ma in realtà è davvero così: il Marais è molto bello. E’ la Parigi che ti aspetti di trovare. E’ la Parigi di cui vai alla ricerca, se non conosci questa parte di città (e anche se la conosci, perché è sempre un piacere). Se desideri la Parigi di una volta, la Parigi romantica, quella con i musicisti lungo la strada, con le botteghe degli artigiani (ormai sono più che altro gallerie che vendono pezzi costosi, ma non andiamo troppo per il sottile), con i bistrot che offrono dai vassoi di ostriche affondate nel ghiaccio ai dolci più appetitosi, passando per i piatti alsaziani, ma anche cucina marocchina a base di cous cous, allora vai al Marais. Perché Parigi è un villaggio, lontana dai boulevards e dalla riorganizzazione urbanistica di Haussmann.
Appunti su Parigi – tra l’Ile de la Cité, il Quartiere Latino e Saint-Germain-des-Prés
Non è una gran novità scrivere di Parigi, però c’è un motivo. Qualche giorno fa, una delle mie amiche (di quelle che avete di sicuro anche voi, tipo ci vediamo poco causa distanza, ma è sempre come se fossimo sintonizzate) mi manda un messaggio: Bimba, hai dei posticini carini da consigliarci per il nostro weekend a Parigi? Bistrot, passeggiate, negozi…
Ecco, queste richieste per me sono la Felicità. Perché è un modo, anche questo, per condividere qualcosa di bello con le persone a cui voglio bene. Perché so che quando Fabrizia è poi andata in uno dei posti che le ho consigliato non solo ha pensato a me, ma mi ha avuta ancora più vicina di sempre. Insomma, c’ero anch’io.
Per di più l’ultima volta che siamo stati a Parigi, Francesco e io, faceva un freddo da neve e in questi giorni nella capitale francese sta nevicando. Anche gli scatti invernali, a causa di questa primavera un po’ in ritardo, sono azzeccati.