Primavera a Istanbul. Il mio cappotto verde a stampa tartan. Il balik ekmek mangiato con l’acquolina in bocca sotto il ponte di Galata. Le voci cantilenanti dei muezzin che, a partire dall’alba, rimbalzano da una moschea all’altra. Le carpe giganti della Cisterna Basilica. Il taxi che sbagliava sempre strada, girando su se stesso e facendoci perdere l’orientamento, e che non riusciva a portarci a Nevizade Sokak. I dolcissimi lokum. Il pepe comprato al bazar delle spezie e che ancora centellino per insaporire alcuni piatti. La maestosità della Basilica di Santa Sofia che fa sentire sperduti e nella quale sembra di poter percepire la stratificazione delle religioni che ha ospitato: cattedrale cattolica prima, sede patriarcale greco-ortodossa poi, moschea dopo, museo oggi. La nebbia di Anadolu Kavagi, alla fine del Bosforo. Il tramonto illuminato da centinaia di puntini lontani, le moschee con i loro minareti, là dove curva il Corno d’Oro, sull’altura di Eyüp. Con qualche giorno a Istanbul non ci si può illudere di capire la complessità della capitale turca né di passare attraverso i vari livelli di questa città, ma certo si può assaporare qualcosa che poi viene a casa con noi. E ci resta per sempre.
Il 2013 di Valigia a due piazze, un viaggio lungo un anno
Questo non è proprio il primo post dell’anno, in quello sul Messico c’era un trucco: preimpostato prima della partenza per il Marocco (di cui avete già visto qualche scatto sul mio profilo Instagram @laeli e sulla pagina Facebook di Valigia a due piazze), l’ho poi pubblicato accordandomi con i colleghi de IlGiornale.it, che, come sapete, dallo scorso novembre ci ospita sul suo server.
E quindi eccoci con l’effettivo primo articolo 2014, con cui entriamo nel nostro secondo anno di vita (il compleanno del blog sarà il 3 marzo, annotatelo!). Ripercorriamo con voi i post 2013, con una foto a viaggio, scelta perché più significativa o sull’onda dell’emozione che mi risveglia.
Vi rammento che i viaggi che abbiamo realizzato nel 2013 non corrispondono ai post che man mano avete letto l’anno passato. Quelli li penso, li preparo e poi li scrivo – dopo avere lungamente riordinato gli scatti di Francesco (e qualcuno mio, soprattutto quelli con lo smartphone) – a seconda di ciò di cui ho voglia di raccontarvi. A volte è un’urgenza, a volte mi rendo conto che può essere il periodo giusto per farvi venire voglia di raggiungere una precisa destinazione, altre volte ancora capita che mi venga in mente un episodio che desidero condividere con parole e immagini con voi. E poi sapete che devo fare decantare un viaggio, dopo essere tornati a casa e aver disfatto la valigia a due piazze. Diciamo che l’ordine cronologico mi piace in ogni particolare della mia vita, ma resta fuori da questo blog, che cresce, con amore, in ordine sparso.
Appunti su Parigi – Musée des Arts Forains, Canal St Martin, Beaubourg
Anche voi vivete a periodi? Io sì, spesso. Ho avuto il momento in cui sono impazzita per l’avocado e lo mangiavo tutti i giorni. Da poco mi è passato il periodo della frutta secca in ogni istante della giornata. Poi è frequente la fase dello stesso autore di libri. Quindi leggo qualsiasi cosa sia stata pubblicata finché mi viene la nausea e abbandono per sempre. E così via. Quella volta c’è stato il periodo del tango. E’ durato circa 7 mesi. Francesco ripeteva spesso che gli sarebbe piaciuto provare, che un po’ di movimento e di disciplina non ci avrebbero fatto male, tutt’altro. Così una sera di settembre gli ho fatto una sorpresa e l’ho portato a lezione di tango. Ecco, giusto qualche mese, siamo partiti convinti e volenterosi, ma poi il periodo del tango è finito. E di bello mi sono rimaste solo queste bellissime scarpe argentine.
30 paesaggi sul mare da sognare (e visitare)
Fin da bambina ho sempre pensato che puoi passare ore e giornate intere a fissare il mare perché non è mai uguale a se stesso. Che si infranga contro alte scogliere o che scivoli come una carezza sulla sabbia scaldata dal sole. Ha forme in continuo cambiamento, se c’è vento, se viene solcato da un’imbarcazione, se un bimbo, sul bagnasciuga, schizza la sorellina incrinando quella distesa di velluto. E ha decine di sfumature che si susseguono l’un l’altra a seconda dell’ora del giorno, della stagione, delle condizioni del cielo. E’ un grande specchio in cui perdersi. A volte è un limpido abbraccio immobile in cui potersi bagnare, spingendosi un po’ più in là, lontano dalla riva. Altre volte si infuria e si gonfia, riversandosi sugli scogli con rabbia. Il mare ha un rumore, ha un odore, ha un colore e ha un sapore. Ed è sempre diverso. Questi sono alcuni dei luoghi di mare che portiamo nel cuore. Sono fotografie impresse prima di tutto nei nostri ricordi. Sono tra le spiagge più belle del mondo. E le condividiamo con voi.
1. Indonesia – La spiaggia di Seminiak, Bali
20 luoghi meravigliosi
Siamo tornati da Copenhagen da quasi un mese. Eppure non ho ancora rivisto le foto che abbiamo scattato. Ho bisogno di un momento di decompressione, dopo ogni viaggio. Il periodo successivo al rientro a casa è solo fatto di ricordi freschi e vivi, non c’è bisogno d’altro. Poi le immagini arrivano in soccorso, un po’ alla volta. E si riscoprono con gioia e con stupore. E poi ci sono quei paesaggi che non si possono dimenticare mai, forse giusto un po’ di nebbia, dei particolari poco chiari che vanno a volte a confondersi con i sogni. Allora con Francesco ci guardiamo e ci diciamo “ma ci siamo stati davvero, laggiù?”. Questa è una prima selezione – ma ne verranno molte altre, divise per temi più o meno azzeccati – . Vi portiamo, come sempre, nei luoghi in cui siamo stati insieme, noi di Valigia a due piazze, e in questo photopost viaggiamo tra canyon, valli e laghi così diversi tra loro, qua e là per il mondo. Tra sogni e ricordi.
1. Perù – Le saline di Maras
Dublino, la porta d’Irlanda (e il villaggio di Howth)
Anche la guida di una città o di un Paese, dopo un viaggio, diventa un ricordo da conservare. Le nostre assumono le sembianze dei diari scolastici che si utilizzavano alla medie e alle superiori. Quei diari, come la Smemoranda, in cui poi – diciamoci la verità – mica si scrivevano solo i compiti da svolgere, perché, lì dentro, si sviluppava la vita di un anno, un pezzo di noi. E così la nostra guida dell’Irlanda pesa molto più di quello che dovrebbe e il suo ingombro è diventato simile a quello di un vocabolario. Se ci seguite da un po’, già sapete che abbiamo girato in lungo e in largo l’isola per una ventina di giorni. E così la Lonely Planet è farcita come un panino di mappe, biglietti da visita, post-it, appunti, linguette per ritrovare facilmente gli argomenti più interessanti. Tra quelle pagine è finita qualsiasi cosa, come nel diario di scuola (ci credete, se vi confesso che una volta ho appiccicato anche una gomma masticata? Mio marito inorridisce quando glielo ricordo). Non si buttava via niente e dopo un po’ era necessario un cordino elastico per tenere tutto chiuso. Sempre se prima non si scollava la rilegatura.
Piemonte, la Sacra di San Michele
La Sacra di San Michele dal 1994 è il monumento simbolo del Piemonte ed è stata di ispirazione per Umberto Eco che in un monastero ha ambientato Il nome della rosa, giallo storico e deduttivo del 1980 e che io credo di aver letto una decina di volte dagli anni delle scuole medie in poi. Dal romanzo, nel 1986 è stato tratto l’omonimo film per la regia di Jean-Jacques Annaud (impossibile dimenticare Sean Connery nei panni di Guglielmo e il giovanissimo Christian Slater in quelli del co-protagonista Adso). L’idea iniziale di Eco era proprio quella di girare il lungometraggio alla Sacra di San Michele, ma poi la produzione preferì ricostruire tutto negli studi di CineCittà.
Ecco, io la Sacra l’ho sempre vista dall’autostrada. Svettare imponente sulla cima del monte Pirchiriano. Finalmente ad agosto l’abbiamo visitata.
“Marsiglia non è una città per turisti”
Nel nostro viaggio di Provenza – che ci ha poi portati fino a Carcassonne – Marsiglia in un primo momento non era prevista. Anzi, credo che sia stato così fino all’ultimo. Intanto non ci saremmo fermati a dormire e l’eventuale tappa non aveva bisogno di una sistemazione per la notte.
Io ero reduce dalla trilogia marsigliese di Jean-Claude Izzo – Casino totale, Chourmo e Solea – e ho insistito molto con Francesco per dare almeno un’occhiata a questa città del sud della Francia. Multiculturale, energica e con tanto da spartire con il bacino del Mediterraneo. Mio marito avrebbe preferito saltarla, per trascorrere una giornata in crociera tra le Calanques (escursioni in battello di tre o cinque ore con partenza dal Vieux Port fino a Cassis e ritorno, con il passaggio in sei o dodici calanques, oppure mini crociere serali con cena romantica a bordo), ma anche lui, passeggiando per le strade assolate e quasi deserte di una Marsiglia d’agosto, ne è rimasto affascinato.
La stella d’oro di Moustiers-Sainte-Marie
C’è un borgo, compreso tra les plus beaux villages de France, spaccato in due da un torrente che scorre rumoroso giù dalla montagna e, nel contempo, tenuto unito nelle sue due metà da una stella d’oro. Una stella luminosa che è visibile anche quando il cielo è nuvoloso, anche quando piove o, in inverno, scende copiosa la neve.
Si tratta di Moustiers-Sainte-Marie, arroccato sotto la cima di una montagna nell’Alta Provenza e a pochi chilometri dal canyon del Verdon. Da lì abbiamo iniziato il nostro viaggio in Provenza, passando per la Camargue e spingendoci fino a Carcassonne.
Roma, altri punti di vista – fuori le mura
Dopo il centro storico di Roma, mi sposto appena al di là delle Mura Aureliane per proseguire con i consigli della città fuori dai soliti giri. Ed è subito un ricordo.
Villa Borghese
La sorpresa di Francesco per il mio primo compleanno romano, nel giugno di due anni fa, è stato portarmi in barca sul laghetto a Villa Borghese. Tutti (o almeno tutte) avete immaginato almeno una volta di vedere il vostro compagno destreggiarsi con i remi mentre voi vi godete il lago, il sole e magari pure l’ombra di un ombrellino come in numerose scene del cinema e della tv. Quel giorno siamo scappati dal lavoro all’ora di pranzo e abbiamo noleggiato la barca (la numero 9, come la data del mio compleanno, ma ce ne siamo accorti solo al momento di scendere a terra). Il tempo di prendere confidenza con il mezzo e di non finire in acqua ed eccoci ad esplorare il piccolo laghetto di uno dei parchi cittadini più famosi della città. Eppure quasi nessuno è a conoscenza di questa possibilità: la barchetta si noleggia con 3 euro per una ventina di minuti. Qui gli orari e, navigando sul sito, anche altre informazioni.