E voi, quali Paesi avete cancellato dalla lista dei viaggi ancora da fare? Quando si punta l’indice sulla mappa, ci sono alcune zone del mondo sulle quali lo sguardo non scivola neppure più per sbaglio. Qui no, perché c’è la crisi e forse posso pagare solo in contanti, è scomodo. Qui no, perché c’è stato un attentato qualche mese fa. Qui no, perché le donne vanno in giro con il volto coperto, non c’è da fidarsi. Qui no, c’è la guerra. E così, un po’ alla volta, la carta geografica si è sbiadita: ha perso nomi e colori e interesse. Forse anche i confini, così gli insegnanti, a scuola, a volte sono in difficoltà nell’indicarli ai loro studenti che, invece, più di tutti avrebbero bisogno di costruirsi un’idea leggendo e imparando la storia. Perché è da lì che nasce il pensiero, non tra le chiacchiere da bar.
Roma, il Cimitero acattolico di Testaccio
Lo scorgi già da lontano, dove si trova il Cimitero acattolico di Roma. Nel suo muro di mattoni rossi è incastrata la Piramide Cestia, che dà a quell’angolo di Roma un tocco che sa di Egitto. Non ci si può sbagliare. E poi, varcando il cancello, ti immergi in un non-luogo che da Roma non ti aspetteresti mai. Ciò che colpisce di più, nella frescura di alberi e tombe illustri, è il silenzio. L’assoluta mancanza di rumori che rimbalza tra i rami e le foglie, sulle lapidi fredde ancora umide di rugiada e accarezza le orecchie, così stanche e affaticate dal traffico cittadino, dalla confusione in cui viviamo. A volte ho bisogno di tranquillità all’aria aperta. E, quando sono a Roma, il Cimitero acattolico è la risposta. E non solo la mia. C’è chi dipinge, una coppia che, seduta su una panchina, chiacchiera a bassa voce (ma quelle parole, chi le assorbe, se nell’aria non si percepisce nulla?), chi scatta fotografie, chi porta un fiore. E chi cerca pace, anche in vita.
USA, Arizona: Antelope Canyon, lo slot canyon delle meraviglie
La luce calda e morbida di una bella giornata d’estate cade dall’alto, accarezza le pareti ondulate e spinge verso il basso per infiltrarsi e toccare il suolo, illuminando la sabbia di mille bagliori. Ci riesce solo nelle ore centrali della giornata e per pochi minuti. E’ una magia. Per il resto del tempo è un cunicolo buio, una gola stretta e grigia. E’ l’Antelope Canyon, lo slot canyon più famoso del mondo. Si trova in Arizona, non lontano dal confine con lo Utah e dalla Monument Valley.
Road trip, le strade panoramiche più belle
Carichi le borse nel bagagliaio e parti. E’ il momento più bello. Ancora più dell’istante in cui l’aereo si stacca da terra. Perché c’è più contatto fisico con il viaggio, quando ingrani la marcia e le ruote iniziano a girare, aderendo sull’asfalto. Il mondo si mette in moto intorno a te.
Noi abbiamo un debole per il road trip. Ne sentiamo il bisogno, se è un po’ di tempo che non ne organizziamo uno. Il viaggio on the road mostra i cambiamenti del luogo che ti circonda a poco a poco. Ti fa penetrare ogni volta in un territorio diverso, scoprendolo a ogni metro. Solo un finestrino, a separarti da ciò che c’è fuori, ma non è solo una vetrina lontana perchè è sufficiente fermarsi – quando vuoi, dove vuoi – per entrare in contatto con l’esterno. Il viaggio in macchina è come se lasciasse la scia dietro di sé. Quella che poi ti resta dentro per sempre, appena chiudi gli occhi.
Questo vuole essere solo un assaggio delle strade panoramiche più belle del mondo da percorrere in automobile, tra Irlanda, Francia, Marocco, Stati Uniti, Sud America e Australia.
USA, Wisconsin: all’Harley Davidson Museum di Milwaukee
In viaggio con papà. E’ il titolo più giusto, per questo pezzo. Già, perché l’harleysta in famiglia è lui e questo (breve) viaggio on the road negli Stati Uniti doveva essere nostro. Partiti da Chicago in automobile in un giorno dell’indian summer, siamo andati a Milwaukee percorrendo l’Interstate I-90 e poi la I-94 in poco meno di due ore di strada (con sosta d’obbligo in una tavola calda in cui anziani sgarzulli riescono a trangugiare due o tre uova fritte a testa a metà mattinata). La nostra meta erano l’Harley Davidson Museum e la factory di Menomonee Falls. Poi ci ho messo dentro anche un pellegrinaggio alla statua di Arthur Herbert Fonzarelli di Happy Days, ma questo viene dopo. Avevo bisogno di avere dei ricordi insieme a mio papà e così sono andata a prendermeli laggiù.
Le piazze di Parigi in #4idee (n.15)
Come dice il titolo di quel libro esposto in tutte le vetrine da un paio di mesi? Parigi è sempre una buona idea. E’ proprio così e ogni occasione è buona per un breve viaggio nella città più romantica del mondo e che abbiamo ad appena un’ora e un quarto di volo da Milano e a due ore da Roma. Approfittando della mia partecipazione alla We Run Paris Centre 10K, organizzata dalla Nike, (questo fa parte della mia nuova vita) sono partita da Milano, Francesco da Roma e ci siamo ritrovati a Parigi. Città che conosciamo bene, ma che offre sempre qualche angolo che la volta precedente era rimasto nella lista “to do“. E’ stato da vero romanzo d’amore parigino, ritrovarsi a pochi passi da Montmartre, arrivando da due città diverse.
Nelle poche ore trascorse nella capitale francese, mi sono concentrata sulle piazze di Parigi, così riconoscibili in una foto al primo sguardo per le loro qualità architettoniche, ma anche perché profondamente caratterizzanti la città. E così in modo assolutamente non esaustivo, ma per toccare i punti principali della Ville Lumière, ho scelto di proporvi una Parigi in #4idee o, meglio ancora, in quattro piazze.
Lazio, la città perduta di Monterano (set di celebri film)
Doveva essere una bellissima città. In mezzo alla natura, affacciata sulle verdi valli di quella che ora è la Riserva Naturale di Monterano. Tutto il resto del mondo così distante da poter quasi essere scordato. Oggi, di quell’antico feudo abbandonato i regnanti sono una coppia di cavalli dal pelo bruno e lucido di rugiada. Pascolano nell’ampio prato e si spingono fino alla chiesa diroccata dell’Antica Monterano e poi su, verso l’altura tufacea dove ancora resistono i resti di alcuni palazzi e torri. Lei, grande e regale, osserva chi si avventura fino a lì, in quello che è stato tante volte location di pellicole cinematografiche. Lui, più giovane e curioso, va in cerca di una carezza. Poi nitrisce e galoppa verso la valle.
Un weekend a Lisbona in #4idee (n.14)
Lisbona è una città fatta per chi ha scarpe comode e buone gambe, con le sue ripide salite che portano ai belvedere, i miradouros. Lisbona è una città per romantici, con le piastrelle colorate, gli azulejos, che decorano i muri delle case. Costruita su sette colli come Roma, è inondata da una pura luce che illumina le strade, i caffè in piazza, le insegne dei negozi vintage. C’è un’atmosfera malinconica che pervade i suoi vicoli, le funicolari che arrancano tra sinistri sferragli. Ogni paesaggio a Lisbona è da cartolina, sotto un vasto cielo blu che, così immenso in Europa, lo ricordo solo qui.
Per assaporare un po’ della capitale del Portogallo, vi saranno sufficienti due o tre giorni, per viverla un po’ di più, visitate Lisbona in almeno quattro o cinque giorni, così da avere tempo per guardarvi anche un po’ intorno, spingendovi fino a Belem. Questa che vi raccontiamo è la nostra Lisbona in #4idee.
Estate a New York: il Luna Park di Coney Island
Di Luna Park ce n’è solo uno, nel mondo, e si trova a Coney Island, nella zona più a sud di Brooklyn, New York. Sembra in fatti che sia stato coniato qui negli Stati Uniti il termine poi adoperato per indicare tutti parchi dei divertimenti itineranti e non. Si racconta che nel 1901 sia stata presentata a Buffalo, in occasione dell’esposizione Pan Americana un’attrazione chiamata A trip to the moon che, come si può facilmente immaginare, era costituita da una navicella spaziale che simulava un viaggio sulla luna. I creatori – Frederic Thompson e Elmer Dundy, detto Skip – la battezzarono Luna, nome latino di moon, ispirandosi così anche al nome della sorella di Skip che si chiamava Luna.
C’è già del romanticismo in questa storia che sa di anni ormai lontani, un po’ come alcune delle attrazioni che ancora funzionano a Coney Island, impregnate di malinconia e di salsedine. Qui i colori sono un po’ sbiaditi, forse coperti dalla sabbia portata dal vento. E con la luce del giorno sembra quasi di poter vedere al di là dei trucchi e delle magie che alla sera, con le attrazioni illuminate da migliaia di luci, prendono invece forma.
USA, viaggio on the road nell’Ovest: tappa a Las Vegas in #4idee (n.13)
Las Vegas è in mezzo al nulla, in una distesa desertica arsa dal sole. All’estremo Sud dello Stato del Nevada, i suoi punti di riferimento sono Los Angeles, a 275 miglia, circa 440 km, e San Francisco a 560 miglia, 900 km. Di giorno è troppo nuda, decadente e spenta, in ogni senso. I turisti se ne stanno al chiuso delle sale da gioco, nei piani interrati degli alberghi, là dove non c’è mai un orologio che faccia tornare alla normalità del quotidiano e che indichi il tempo che scorre. Vivono come in trappola, giorno dopo giorno, assordati dal rumore della slot machine. Là, dove non filtra mai un raggio di quel sole troppo caldo che colpisce gli occhi non appena si risale in superficie giusto per attraversare la strada e sparire di nuovo in un centro commerciale con l’aria condizionata e i negozi sempre aperti. Di notte, invece, la Sin City degli Stati Uniti, muta il suo aspetto. Le insegne si illuminano, la gente si riversa nelle strade, la musica invade ogni spazio. La Vegas è un nucleo pulsante di luci, una striscia, in realtà, perché tutti i suoi hotel sono disposti lungo la Strip, Las Vegas Boulevard. Arrivando in automobile dalla Valle della Morte, al termine di una lunga giornata in cui si erano superati i 50 gradi, l’abbiamo individuata già da lontano, in quella conca senza alberi, così spoglia che sembra che, laggiù, alla terra sia stato strappato il suo rivestimento. Forse era tutto un miraggio.
Poiché Las Vegas è una tappa irrinunciabile quando si passa, in un viaggio on the road, dalla California ai canyon (a meno che non ci vogliate andare per sposarvi!), queste sono #4idee da non perdere. Perché non ci sono solo i casinò.