Metà anni Novanta. Appena avevamo il via libera dei nostri genitori, prendevamo il treno da Alessandria e andavamo a Torino. Eravamo sei, otto o anche di più, dai 14 ai 16, forse 17 anni e ci sembrava un viaggio senza fine, su un treno regionale con gli scompartimenti. Non trovavamo quasi mai posto e per tutta la tratta ce ne stavamo in corridoio, sperando che si liberasse un sedile ribaltabile e che non passasse il carrello bar che ci avrebbe mozzato i piedi. Andavamo a trovare gli amici del mare, per trascorrere mezza giornata insieme, per accorciare le distanze, per far arrivare più in fretta la prossima estate. Scendevamo alla stazione di Torino Porta Nuova che era molto diversa da quella di oggi. Sgangherata, sporca, troppo vuota al di fuori degli orari di punta. Attraversavamo il Giardino Sambuy e iniziava il nostro giro. Avevamo tappe fisse irrinunciabili: il pranzo alla pizzeria Seven Up in via Andrea Doria, dietro a via Cavour, oppure al Mc Donalds sotto i portici di Piazza Castello. E guai a non trascorrere qualche ora da Maschio. Il tempio della musica: 650 metri quadrati su tre piani. Quattro vetrine in un palazzo d’epoca. Aperto dal 1961, nel 2003 ha chiuso i battenti. E io non ho più vent’anni.
Svizzera: Lucerna da fiaba in #4idee (n.11)
La città vecchia di Lucerna è una piccola fiaba. Si fa lambire dalle acque del Lago dei Quattro Cantoni che addolcisce il suo clima e, alle spalle e di fronte, al di là dello specchio d’acqua, è circondata dai monti. Una posizione che già da sola offre un panorama meraviglioso nelle giornate terse. A questo si aggiunge una città le cui case storiche sono decorate con affreschi conservati con grande cura. Ce ne siamo (facilmente) innamorati. Forse anche perché siamo capitati in una giornata di sole splendente, a fine ottobre, con le foglie che già viravano all’arancio e al giallo. Con il profumo di caldarroste nell’aria, ma poi era sufficiente un plaid sulle gambe per poter godere dell’aria ancora tiepida d’autunno. Vi raccontiamo Lucerna in #4idee.
Svizzera: Berna in #4idee (n.10)
Prima di scendere in città, Berna va ammirata dall’alto. Solo così si intuisce la forma che assume la parte più vecchia della capitale svizzera, abbracciata dall’ansa del fiume Aar. Un lungo serpente che scorre intorno al centro di Berna e, con le sue spire, la stringe. E’ sufficiente un giorno, per visitarla e, dal nord Italia è facilmente raggiungibile in poco più di tre ore di macchina. Basta ricordarsi di acquistare la vignetta da esporre sul vetro della propria vettura. Si compra all’ACI o alla frontiera: costa 33 euro, dura quattordici mesi (l’anno solare, più dicembre dell’anno precedente e gennaio di quello successivo) e permette di circolare su tutte le strade della Svizzera. Inoltre, in questo periodo prenatalizio, la città ogni pomeriggio (alle 19.00 e alle 20.30) come ormai da tradizione mette in scena Rendez-vous Bundesplatz, uno spettacolo di luci e suoni nella Piazza federale. Noi vi portiamo in questa città in #4idee.
Perù, Machu Picchu: un viaggio nel viaggio
Ho ancora il timbro di Machu Picchu sul passaporto. Sì, perché arrivare a Machu Picchu è già di per sé un viaggio e un’avventura. Tutto quello che sta prima di arrivare lì, in mezzo alle montagne della foresta amazzonica, è come una preparazione a ciò che si sarà ammessi a vedere con i propri occhi. Si percorre El Valle Sagrado degli incas, costeggiando quello stesso fiume Urubamba che poi ci sembrerà così impetuoso e minaccioso, una volta lassù. Si arriva a Cuzco, ma si è ancora lontani da Machu Picchu. Il Perù se lo tiene stretto in mezzo al cuore. Bisogna ancora fare della strada, per arrivarci. E così si prende il treno. Una rotaia sola che si arrampica sempre più in alto, sulle Ande, poi all’improvviso scende come in picchiata e sembra quasi che i binari si confondano con il letto dell’Urubamba. E di nuovo su. Eccoci ad Aguas Calientes, nota anche come Machu Picchu Pueblo, un villaggio o poco più, annidato nella profonda e stretta valle sottostante le antiche rovine inca. E’ uno dei posti più brutti e squallidi che abbiamo incontrato nei nostri viaggi in giro per il mondo (insieme a Juliaca, vicino a Puno, e forse ad alcuni paesi indonesiani), sembra che il fiume lo possa portare via da un momento all’altro, con rabbia, per cancellare il dissennato sviluppo turistico e le tonnellate di cemento. Eppure a pochi passi si apre la foresta, con i suoi lussureggianti giardini tropicali. Siamo arrivati a Machu Picchu? No, non ancora. Adesso bisogna prendere un pullman. Che sale. E sale ancora, lungo una strada stretta che, da una parte dà nel vuoto, dall’altra quasi sembra di strusciarsi contro la roccia e le piante, le liane. Ecco, adesso ci siamo. Un’ultima salita a zig zag a piedi, il timbro sul passaporto ed entriamo a Machu Picchu.
The Shard, la Scheggia nel cielo di Londra
Ha ridisegnato lo skyline di Londra. Ricoperto di vetro per tutti i suoi 310 metri d’altezza, il grattacielo progettato da Renzo Piano, The Shard, infilza, come una spada di ghiaccio spezzata sulla punta, le nuvole più alte. La sua lunga e snella ombra si staglia sulle case, laggiù, sul quartiere di Southwark.
L’ultima volta in cui siamo stati a Londra, la Scheggia sarebbe stata inaugurata di lì a un paio di mesi. Così abbiamo deciso che saremmo tornati apposta, il giorno del mio compleanno, per goderci un tramonto sulla città dalla costruzione più alta dell’Unione Europea (la seconda in Europa, dopo la Mercury City Tower di Mosca).
Sud-est asiatico: Singapore, lo scalo ideale
Quando andare a Singapore? Sempre. E’ lo scalo ideale per i viaggi nel Sud-est asiatico. Bastano un paio di giorni per visitarla, spezza le lunghe ore di volo ed è moderna e accogliente perché ognuno può trovare ciò che più gli interessa. Architettura ambiziosa, alberghi coloniali, grandi firme, una vasta Chinatown, angoli di verdissima giungla in piena città, giardini avveniristici, templi induisti e la piscina più bella del mondo: la SkyPool del Marina Bay Sands.
Monferrato, un tramonto al Bar Chiuso (quando piove)
Il Monferrato è la mia terra. Mi riconosco nei suoi colori, così differenti da stagione a stagione: le spighe di grano e i girasoli, i fiordalisi e i papaveri ai bordi delle strade in estate, i grappoli d’uva con gli acini ormai turgidi e pronti per essere raccolti nel primo autunno, poi arriva la nebbia, nasconde il sole, si fa densa, corposa e rende tutto grigio prima che arrivi la neve e il paesaggio diventi bianco. La primavera è lenta ad arrivare. E’ una stagione che nel Monferrato arriva e se ne va in fretta. Non dura mai tre mesi. Da quando vivo a Roma la primavera copre la maggior parte dell’anno, ho scoperto una stagione nuova. Invece nel Monferrato stenta ad arrivare, si fa desiderare. Le piogge e l’artiglio dell’inverno le agguantano la coda e rallentano il suo arrivo. Mi riconosco negli odori del Monferrato. E tornare ogni volta è davvero sentirsi a casa. E’ una sensazione che ha del primordiale.
Almeno una volta, ogni estate, con gli amici ci incontriamo a Moleto, al Bar Chiuso (quando piove). Il tramonto è l’orario migliore. La sua magia si interrompe con le tenebre. Non c’è più il panorama che spazia sulle colline, i vigneti e i paesi di cui spicca sempre l’alto campanile della chiesa. E arrivano le zanzare. Quindi si scappa e le chiacchiere proseguono nella tappa successiva. Eppure per quelle due ore a cavallo del tramonto, è un posto incredibile e che infonde serenità.
Week end last minute ad Atene
Perché, amici miei, ogni volta che organizzate un fine settimana all’estero, sento sempre ripetere le stesse mete? Andiamo a Londra. Facciamo due giorni a Parigi. Vado a Berlino. Beh, lo sapete che Atene è bellissima?
Grecia non è solo sinonimo di vacanze estive, spiaggiati come balene a prendere il sole sulle isole, aspettando l’ora del tramonto per fare l’aperitivo e aprire le danze per tutta la notte. Atene è una città che si può raggiungere facilmente con voli low cost (con Ryanair o EasyJet in due ore e mezza da Milano senza scalo, oppure da Roma con volo diretto Alitalia, EasyJet, Aegean o Olympic in due ore) e soprattutto, pur nella sua estensione, permette di potersi gestire un week end senza perdere nulla di quello che è essenziale per portare a casa un po’ di magia, un po’ di presente e un po’ di passato fusi insieme. Scendere dall’Acropoli e perdersi negli animati vicoli del centro, ricchi di negozi di artigiani e di gallerie d’arte è un attimo. Lo dice anche Google AdWords che cosa vedere ad Atene e visitare Atene sono ricerche con una media mensile molto bassa. Vediamo se con qualche consiglio mirato può venirvi voglia della capitale greca.
Roma dall’alto in #4idee (n.1)
Una delle città più belle del mondo mi aiuta a inaugurare questa nuova rubrica del blog: #4idee. Con un hashtag perché possiate facilmente trovarci anche sui social (Instagram, Twitter, Facebook, Google+, Flickr, Pinterest). #4idee con cui vorremmo incuriosirvi senza il vincolo del viaggio. #4idee con cui stuzzicarvi per una gita fuori porta, un ristorante da scegliere, una bottiglia con cui brindare, un momento di relax con cui staccare da tutto. Anche all’ultimo minuto. #4idee che per noi sono il meglio e che vorremmo condividere con voi, aspettando suggerimenti e consigli. Perché le #4idee potrebbero diventare anche le vostre.
Istanbul, ponte tra Oriente e Occidente
Primavera a Istanbul. Il mio cappotto verde a stampa tartan. Il balik ekmek mangiato con l’acquolina in bocca sotto il ponte di Galata. Le voci cantilenanti dei muezzin che, a partire dall’alba, rimbalzano da una moschea all’altra. Le carpe giganti della Cisterna Basilica. Il taxi che sbagliava sempre strada, girando su se stesso e facendoci perdere l’orientamento, e che non riusciva a portarci a Nevizade Sokak. I dolcissimi lokum. Il pepe comprato al bazar delle spezie e che ancora centellino per insaporire alcuni piatti. La maestosità della Basilica di Santa Sofia che fa sentire sperduti e nella quale sembra di poter percepire la stratificazione delle religioni che ha ospitato: cattedrale cattolica prima, sede patriarcale greco-ortodossa poi, moschea dopo, museo oggi. La nebbia di Anadolu Kavagi, alla fine del Bosforo. Il tramonto illuminato da centinaia di puntini lontani, le moschee con i loro minareti, là dove curva il Corno d’Oro, sull’altura di Eyüp. Con qualche giorno a Istanbul non ci si può illudere di capire la complessità della capitale turca né di passare attraverso i vari livelli di questa città, ma certo si può assaporare qualcosa che poi viene a casa con noi. E ci resta per sempre.