A pochi chilometri da Milano è stata creata una location perfetta per trascorrere un paio d’ore in mezzo al verde e tra i filari di peschi e di ciliegi. Nelle stagioni più temperate organizzano gli aperitivi – che a marzo e ad aprile sono sotto i ciliegi in fiore, come se fosse un hanami giapponese ma “alla lombarda” – e in autunno si può fare un picnic tra le zucche come brunch o a merenda seduti sulle balle di fieno e ampi cuscini, con le lucette che ondeggiano, sospese tra gli alberi da frutto.
I glicini a Milano. Quando e dove vedere i più belli in fiore, itinerari in città: da Cascina de’ Pomm al glicine di Leonardo
Milano si tinge di lilla. Sfumature dal viola più inteso fin quasi al bianco, quando le cascate di glicini sono esposte in pieno sole: la seconda metà di marzo e la prima metà di aprile sono i periodi migliori per passeggiare in città alla ricerca di queste cascate profumate. Ed è anche, questo, un modo per scoprire quelle strade e quegli scorci che troppo spesso non degniamo di uno sguardo, presi come siamo a correre dietro a un tram o fermi in coda a un semaforo. Alziamo lo sguardo: l’intenso profumo del glicine a Milano ci guiderà.
Se avete esplorato la città alla ricerca delle magnolie in fiore, il testimone ora passa ai glicini: sfiorite le prime, sono sbocciati i secondi. Per conoscere il momento migliore per andare a caccia di glicini a Milano – sono molto fortunata – mi aiuto con il patio viola della mia anziana vicina, quelle che ancora parlano il milanese stretto, quelle che hanno fatto la storia di questa città, e appena il profumo entra in casa dalle finestre spalancate e i gradi si alzano un po’, ecco la meraviglia.
A Milano c’è davvero da perdere la testa (e l’orientamento!), da nord a sud, da est a ovest, non solo in centro, ma anche e soprattutto in periferia, sbocciano i glicini, che fino a poche settimane prima non erano che tronchi secchi. E allora vi lascio l’elenco, forza, è questo il momento dei glicini!
Milano in primavera è la città delle magnolie. Tour, percorsi e suggestioni
Milanesi, in alto lo sguardo! È questo il momento di rallentare e alzare la testa dai telefonini, che al massimo possiamo utilizzare per immortalare con un video questo spettacolo della natura. A marzo fioriscono le prime magnolie, quelle che proprio qualche anziano milanese, ormai anni fa, mi disse che qui si conoscono come magnolie uovo di Pasqua, sia perché fioriscono a metà marzo, quando spesso può cadere la Pasqua, sia per la forma dei fiori: le corolle sembrano uova che si schiudono.
Se all’inizio della primavera siamo abituati a veder comparire sui social scatti di eleganti abitazioni londinesi circondate di magnolie rosa e bianche, ma anche abitazioni in mattoni di Brooklyn, ecco che Milano non è da meno e le magnolie si trovano in giardini privati e parchi, lungo viali e a far capolino da un cortile. Dove si trovano? Se alcune zone sono costellate di magnolie – e il trionfo di questi alberi a Milano è piazza Nicolò Tommaseo con il suo giardino dedicato a Renata Tebaldi che, anno dopo anno, dopo che si è sparsa la voce, è sempre più preso d’assalto per scattare la foto perfetta – ce ne sono tante per esempio tra le Cinque Vie e il Duomo, Porta Romana alle spalle della Rotonda della Besana, ma anche verso il Politecnico a Città Studi e tra Conciliazione e Pagano. Insomma, quartieri di ogni tipo che ospitano queste magnifiche piante: la Magnolia liliiflora, la Magnolia soulangeana e la Magnolia stellata.
Milano e Roma, due luoghi all’aperto in cui andare ora: l’Orto Botanico di Brera e l’Orto Botanico di Roma (e la fontana più antica di Milano)
Una fuga dalla città dentro alla città. È possibile, sia a Milano che a Roma. Se le strade più affollate sono quelle dello shopping o in cui sono allineati, con i loro dehor all’aperto, i ristoranti e i locali in cui ormai l’aperitivo ha sostituito l’ora della merenda, c’è chi saggiamente preferisce strade meno battute, senza spostarsi troppo o magari senza proprio dover prendere l’auto. La primavera e l’autunno sono i periodi migliori in cui visitare due luoghi all’aperto nel centro di Milano e in quello di Roma, l’Orto Botanico di Brera, che fa parte del complesso dell’Accademia di Belle Arti, e l’Orto Botanico di Roma che si trova a Trastevere e si arrampica sulle pendici del Gianicolo, fin quasi a raggiungere il Fontanone.
Come sempre, in fondo all’articolo altri spunti di lettura tra Milano e Roma, come le case più colorate delle due città, ma anche una curiosità sugli unici zampilli che uniscono le due metropoli.
I gioielli nascosti di Milano: Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo
Che Milano sia da scoprire e si celi agli occhi di chi percorre le sue strade senza badare a ciò che lo circonda e ancor più a ciò che si trova dietro ai portoni e nei cortili, certo non è una novità. Eppure, anche vivendola da tanti anni, tra i nuovi scorci che offre grazie alle architetture avveniristiche che si slanciano verso il cielo, si aprono luoghi incantati mai visti prima. E se nelle corse quotidiane per soddisfare tutte le nostre necessità e nei weekend che volano via rapidi non si riesce a trovare il tempo – anche per anni – per una visita alle bellezze di Milano (questa in particolare è aperta al pubblico da Expo Milano 2015), c’è poi il giorno in cui finalmente si riesce a organizzare qualche ora per godere di Casa degli Atellani e della vigna di Leonardo. Proprio nel 2019, a 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Quando visitare la vigna in corso Magenta? Sempre. Meglio ancora se in primavera o in autunno per apprezzare la natura del giardino di delizie in tutto il suo splendore.
Le case colorate di Milano e Roma: il Quartiere Arcobaleno e la Piccola Londra
Un lo chiamano il Quartiere Arcobaleno o la Burano di Milano, l’altra la Piccola Londra di Roma. Ma davvero? Beh, forse non vedo proprio queste similitudini, ma di certo queste strade private, nelle due grandi città italiane, per i colori delle loro case e l’architettura ricordano, se non l’isola veneziana e gli scorci tipici londinesi, qualche borgo ligure.
Quello che Parigi vorrebbe
E voi, quali Paesi avete cancellato dalla lista dei viaggi ancora da fare? Quando si punta l’indice sulla mappa, ci sono alcune zone del mondo sulle quali lo sguardo non scivola neppure più per sbaglio. Qui no, perché c’è la crisi e forse posso pagare solo in contanti, è scomodo. Qui no, perché c’è stato un attentato qualche mese fa. Qui no, perché le donne vanno in giro con il volto coperto, non c’è da fidarsi. Qui no, c’è la guerra. E così, un po’ alla volta, la carta geografica si è sbiadita: ha perso nomi e colori e interesse. Forse anche i confini, così gli insegnanti, a scuola, a volte sono in difficoltà nell’indicarli ai loro studenti che, invece, più di tutti avrebbero bisogno di costruirsi un’idea leggendo e imparando la storia. Perché è da lì che nasce il pensiero, non tra le chiacchiere da bar.
Com’è Milano dal tetto del Duomo
Guglie, alti pinnacoli, scale in pendenza e stretti passaggi. Santi in preghiera, musici, angeli con la spada. Doccioni sporgenti e gargoyles mostruosi. Salire sulle terrazze del Duomo di Milano è come entrare in punta di piedi in un mondo parallelo, fatto di storie dal passato, di religione e di fantasia. E’ salire verso il cielo, avvicinandosi un po’ di più alla Madonnina, abbracciando con lo sguardo la città. Io mancavo lassù da trent’anni esatti.
Architettura a Milano: dal razionalismo agli igloo
Ho vissuto per quasi 14 anni a Milano. Da bambina ci andavo ogni tanto con i miei, partendo dal vicino Piemonte. Si andava a vedere il Duomo (ancora c’erano le scritte pubblicitarie luminose sulla piazza e si poteva passare in macchina), lo zoo (che è ormai chiuso dal 1987), il Castello Sforzesco. Quando mi accompagnavano dal dentista, subito dopo mi consolavano con un dolce o un gelato al Motta in piazza San Babila. A 15/16 anni, a Milano, ci andavo per salutare gli amici del mare, per interrompere i mesi invernali. E si passavano le ore nel negozio di Elio Fiorucci in Galleria Passerella (anche questo non esiste più, se non nella sua versione da sopravvissuto) e al Burghy di San Babila (dove ora c’è un McDonald’s). E a 19 anni a Milano ci sono andata in pianta stabile. Prima per l’Università e poi quella che poteva essere una tappa di 4 anni si è allungata perché, lì, ho iniziato a lavorare. Di case ne ho cambiate tre. La prima in zona Gioia, che alla fine degli anni ’90 era davvero alla fine del mondo. Poi in una via residenziale perpendicolare a Viale Indipendenza, quando invece tutti gli amici stavano tra i Navigli e le Colonne. E poi ho comprato la mia casa, dieci anni fa, sul Naviglio Grande. Proprio là dove c’è quella Milano che sa di paese, di fronte alla Chiesa di San Cristoforo al Naviglio.
Milano in movimento
Questa canzone già è bella di suo per New York, riadattata a Milano mi fa venire i brividi.
Biciclette, bicchieri in mano e case giallo Milano? Siete sui Navigli |