Non è una gran novità scrivere di Parigi, però c’è un motivo. Qualche giorno fa, una delle mie amiche (di quelle che avete di sicuro anche voi, tipo ci vediamo poco causa distanza, ma è sempre come se fossimo sintonizzate) mi manda un messaggio: Bimba, hai dei posticini carini da consigliarci per il nostro weekend a Parigi? Bistrot, passeggiate, negozi…
Ecco, queste richieste per me sono la Felicità. Perché è un modo, anche questo, per condividere qualcosa di bello con le persone a cui voglio bene. Perché so che quando Fabrizia è poi andata in uno dei posti che le ho consigliato non solo ha pensato a me, ma mi ha avuta ancora più vicina di sempre. Insomma, c’ero anch’io.
Per di più l’ultima volta che siamo stati a Parigi, Francesco e io, faceva un freddo da neve e in questi giorni nella capitale francese sta nevicando. Anche gli scatti invernali, a causa di questa primavera un po’ in ritardo, sono azzeccati.
Castello di Pralormo, una distesa di tulipani
Ci sono luoghi che si ha la necessità fisica di far conoscere alla persona che ami. Di visitare in due. Di ricordare insieme.
“Se non ti porto lì, è come non esserci mai stato”, ci dicevamo a vicenda Francesco e io. Certo, entusiasmo dei primi tempi, ma in realtà ancora funziona così, per noi. Abbiamo bisogno di condividere e di vivere insieme e il nostro tempo libero è organizzato per non sprecarne neppure un momento.
E non esagero, consigliandovi di visitare il Castello di Pralormo, in provincia di Torino. In particolare, andateci nel mese di aprile, perché ormai da anni si organizza l’evento Messer Tulipano: il parco del castello si trasforma in una distesa di tulipani. Qualunque aggettivo non sarebbe abbastanza, meglio le nostre immagini (edizione 2010).
Ávila, dormire in un Parador
Arrivare in macchina ad Ávila di notte è come entrare in una fiaba. Da un momento all’altro, si apre la vallata e là in fondo, sul punto più alto, le mura turrite illuminate. Occhio a non distrarvi, perché è davvero uno spettacolo. Fermatevi a lato della strada e scattate qualche foto, ne vale la pena.
Abbiamo scelto Ávila, a 120 km da Madrid nella regione di Castiglia e León, come meta di uno dei nostri primi viaggi insieme. Perché si può visitare in un paio di giorni (aggiungendo un giro in giornata anche a Toledo, a 140 km, attraversata dal fiume Tajo), perché avevamo trovato un’offerta intelligente con un volo da Roma, perché cadeva bene un ponte e ne abbiamo approfittato, perché siamo andati a trovare una coppia di amici spagnoli di mio marito. Soprattutto perché volevamo visitare la città che ha dato i natali a Santa Teresa d’Avila.
A dire il vero non ci dedichiamo al turismo religioso (si chiama così? se sì, suona male), ma c’è una spiegazione e, forse, anche qualcosa di spirituale. Santa Teresa è il giorno 15 ottobre, giorno di nascita della mia nonna materna a cui io ero molto legata. Ecco perché sua mamma, la bisnonna veneta Maria – mancata centenaria quasi 20 anni fa – è stata sempre devota a Santa Teresa.
Francesco, sebbene non mi conoscesse ancora bene, ha capito al volo (ecco uno dei motivi per cui ci siamo sposati nel giro di tre mesi, ma questo è argomento di un altro capitolo) e così abbiamo organizzato il viaggio.
Volo Roma-Madrid (con Easyjet), Smart affittata – su consiglio del cugino di Francesco – da Pepecar Madrid, proprio in centro città, poi via verso il nostro Parador.
Civita, la città che muore
Si fa presto a dire “andiamo a fare un giro da qualche parte”, la domenica mattina. Molto meglio dormire un po’ di più – mio marito -, bighellonare per casa – io -, prendersi più coccole del solito – Margherita, la nostra Bolognese di 4 anni e mezzo, una figlia, insomma -. E poi ci si trascina, lenti, a fare un brunch.
Eppure ogni tanto questa pigrizia domenical/invernale riusciamo a vincerla. E’ successo così un paio di settimane fa e siamo andati a Civita di Bagnoregio, un’ora e mezza di macchina da Roma. Al confine tra Lazio e Umbria, non lontana da Orvieto.
Civita è conosciuta come La città che muore – che fa un po’ triste, ma la rende pure più magica – perché è isolata su rocce tufacee e la vallata intorno continua a sprofondare un po’ ogni giorno.
Civita di Bagnoregio ricorda un presepe, in particolare al tramonto, quando si accendono le prime luci, ed è raggiungibile da un lungo ponte che collega Bagnoregio e il belvedere a Civita, la sua frazione.
I residenti nel borgo che muore sono sei. Ho detto tutto.
Ancora più suggestivo è trovare Civita immersa nella nebbia. Sembra un’isola. Sembra Avalon, nelle mie fantasie di bambina. Qui un esempio.