Anche la guida di una città o di un Paese, dopo un viaggio, diventa un ricordo da conservare. Le nostre assumono le sembianze dei diari scolastici che si utilizzavano alla medie e alle superiori. Quei diari, come la Smemoranda, in cui poi – diciamoci la verità – mica si scrivevano solo i compiti da svolgere, perché, lì dentro, si sviluppava la vita di un anno, un pezzo di noi. E così la nostra guida dell’Irlanda pesa molto più di quello che dovrebbe e il suo ingombro è diventato simile a quello di un vocabolario. Se ci seguite da un po’, già sapete che abbiamo girato in lungo e in largo l’isola per una ventina di giorni. E così la Lonely Planet è farcita come un panino di mappe, biglietti da visita, post-it, appunti, linguette per ritrovare facilmente gli argomenti più interessanti. Tra quelle pagine è finita qualsiasi cosa, come nel diario di scuola (ci credete, se vi confesso che una volta ho appiccicato anche una gomma masticata? Mio marito inorridisce quando glielo ricordo). Non si buttava via niente e dopo un po’ era necessario un cordino elastico per tenere tutto chiuso. Sempre se prima non si scollava la rilegatura.
In viaggio con IlGiornale.it
Da adolescenti, c’è il batticuore per i primi baci scambiati quasi di sfuggita, con gli occhi bassi e le guance in fiamme. Da ragazzi, l’adrenalina dei primi giorni di lavoro, delle esperienze nel mondo dei grandi. Oggi a regalarci queste emozioni sono i viaggi e, ogni volta, è come la prima volta. La gioia del viaggio si irradia proprio dal centro del cuore quando arriviamo in un Paese che non conosciamo, scoprendo un angolo di città in cui non eravamo mai passati, restando senza fiato davanti a una meraviglia della natura.
Un viaggio, per noi, era sempre moltiplicato per tre: fase uno, l’organizzazione da casa; fase due, il viaggio vero e proprio; fase tre, le foto da rivedere una volta rientrati per rivivere il tutto, gustandolo ancora. Valigia a due piazze ci permette di viaggiare una quarta volta. E’ il momento in cui raccogliamo gli appunti, riordiniamo le idee e scriviamo sul nostro blog. Nato solo qualche mese fa per passione, oggi iniziamo con IlGiornale.it, che ci ha offerto ospitalità, il viaggio che speriamo possa essere il più lungo da fare insieme e quello che ci porta più lontano.
Se siete di quelli che pensano che il viaggio sia tornare arricchiti, con un bagaglio di facce nuove, cibi mai assaggiati prima, lingue spesso indecifrabili, profumi che escono dalla valigia, quando la riaprite dopo una tratta aerea, allora noi scriviamo per voi. Ma scriviamo anche per tutti quelli che non riescono a viaggiare come e quanto vorrebbero. Vi prestiamo i nostri occhi e vi portiamo tra le case di un villaggio arroccato, a vedere il sole che scende dietro l’orizzonte di un mare caraibico, tra le rovine di una città abbandonata in mezzo alla giungla. Buon viaggio a noi e a voi.
New England, tra le streghe di Salem
Halloween mi affascina da sempre. Non proprio tutto, a scatola chiusa. Feste in maschera, costumi orribili e altri aspetti di questo genere, non mi interessano. Io stravedo per le zucche scavate e trasformate in Jack-o’-lantern e per i dolci alla zucca (in particolare i pumpkin cupcake un po’ speziati). Vado in visibilio per il foliage che nel New England regala paesaggi da favola. I pioppi si colorano di giallo intenso e gli aceri virano al rosso e all’arancione. Fino al viola e al bronzo brillante. Si cammina su tappeti di foglie da fine settembre a metà novembre. E le giornate soleggiate sono ancora tiepide se non addirittura calde e le serate fresche. Si prendono dai cassetti le prime sciarpe leggere e il naso pizzica già un po’. L’autunno è il periodo dei ritmi lenti e vorrei stare alla finestra a guardare come trasforma quello che tocca.
Con questo preambolo, potete capire quanto sia stata entusiasta del viaggio di fine ottobre a Boston e dintorni. A Salem, in particolare, si festeggia Halloween per un mese intero.
“Marsiglia non è una città per turisti”
Nel nostro viaggio di Provenza – che ci ha poi portati fino a Carcassonne – Marsiglia in un primo momento non era prevista. Anzi, credo che sia stato così fino all’ultimo. Intanto non ci saremmo fermati a dormire e l’eventuale tappa non aveva bisogno di una sistemazione per la notte.
Io ero reduce dalla trilogia marsigliese di Jean-Claude Izzo – Casino totale, Chourmo e Solea – e ho insistito molto con Francesco per dare almeno un’occhiata a questa città del sud della Francia. Multiculturale, energica e con tanto da spartire con il bacino del Mediterraneo. Mio marito avrebbe preferito saltarla, per trascorrere una giornata in crociera tra le Calanques (escursioni in battello di tre o cinque ore con partenza dal Vieux Port fino a Cassis e ritorno, con il passaggio in sei o dodici calanques, oppure mini crociere serali con cena romantica a bordo), ma anche lui, passeggiando per le strade assolate e quasi deserte di una Marsiglia d’agosto, ne è rimasto affascinato.
Messico, l’orsetto dell’isola di Cozumel
Ne avevo sentito parlare già mente aspettavamo che chiamassero il nostro volo in aeroporto, a Malpensa, ma credevo che fossero le solite chiacchiere degli habitués di un luogo esotico che si gongolano nel far sentire agli altri – sconosciuti – compagni di viaggio che loro sono pratici, che conoscono tutto, perché ogni anno trascorrono il Natale o il Capodanno lungo la Riviera Maya. E così ho fatto una risata tra me e me e non ci ho più pensato.
Almeno fino a quando è successo a me.
Forse quelle persone non avevano tutti i torti a dire che ci sono questi non meglio identificati orsetti dall’espressione simpatica che vivono sull’isola di Cozumel e che entrano nelle stanze degli alberghi che danno sulla spiaggia o sui palmeti e che curiosano nelle valigie in cerca di leccornie. Uno di loro è venuto a scuotermi mentre dormivo profondamente su un’amaca. E, se non avessi avuto la prontezza di scattare una foto, forse mio marito non mi avrebbe creduto.
Perù, in viaggio sull’altopiano andino
Quando ci hanno proposto di percorrere con un driver i circa 300 km da Arequipa a Puno, nel Perù meridionale, avevamo qualche dubbio. Se il tempo a disposizione è poco, vorresti sempre poterti spostare con dei voli. Su un aereo, però, non avremmo potuto ammirare uno dei paesaggi più belli del mondo.
Siamo nella regione dei Canyon e nella Reserva Nacional Salinas y Aguada Blanca. E, qui, abbiamo scoperto a nostre spese che cosa significa la parola soroche di cui avevamo letto vagamente solo sulle guide.
La stella d’oro di Moustiers-Sainte-Marie
C’è un borgo, compreso tra les plus beaux villages de France, spaccato in due da un torrente che scorre rumoroso giù dalla montagna e, nel contempo, tenuto unito nelle sue due metà da una stella d’oro. Una stella luminosa che è visibile anche quando il cielo è nuvoloso, anche quando piove o, in inverno, scende copiosa la neve.
Si tratta di Moustiers-Sainte-Marie, arroccato sotto la cima di una montagna nell’Alta Provenza e a pochi chilometri dal canyon del Verdon. Da lì abbiamo iniziato il nostro viaggio in Provenza, passando per la Camargue e spingendoci fino a Carcassonne.
Ad Amsterdam con il naso all’insù
Ci sono solo due posti al mondo – almeno fino ad ora – che mi hanno fatto stare tutto il tempo con il naso all’insù. Giorno dopo giorno, appena uscita dall’albergo. Con il rischio di finire sotto una macchina o una bicicletta. Con il piede in una pozzanghera. E, peggio ancora, dritta in un canale. La prima volta che ho visto New York, ormai una decina d’anni fa, ho avuto mal di collo per giorni. E poi Amsterdam. Ed è stato un colpo di fulmine.
Formentera, i Caraibi a due ore da Milano
Con il post su Formentera ho deciso di vincere a mani basse: chi non la conosce? O perché ci è stato e se n’è innamorato (come noi). O perché non ci è stato e crede – sbagliando! – che sia un posto da calciatori mosci a fine Campionato e per starlette in cerca di marito e di foto mezze nude. Ecco, nonostante la più piccola delle Isola Baleari (con Maiorca e Minorca) e pure la più piccola delle Isole Pitiuse (con Ibiza, ben diversa dalla sua sorellina) abbia solo circa 80 km quadrati di superficie, vi garantiamo che c’è posto per tutti. E per tutti i gusti (e tasche).
E, un piacere personale, se andate a Formentera trattatela bene, perché è bella da godere, ma non da sfruttare senza darle cure e attenzioni in cambio. L’isola è stata dichiarata Riserva Naturale e Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Camargue, là dove soffia il Mistral
La Camargue mi ha ammaliata con le sole parole di un libro letto durante la lontana estate di Italia 90, nel passaggio tra la quinta elementare e l’adolescenza della scuola media. Ho iniziato a sognare quella terra sospesa tra paludi e gitani, tra Provenza e mare, tra sud della Francia e Catalogna e Andalusia con la copertina di Là dove soffia il Mistral di Giovanna Righini Ricci. Quei cavalli dal manto grigio che – tra sole, sabbia e salsedine – sembra quasi bianco e con le criniere mosse dal vento.
In tanti anni ho immaginato luoghi bellissimi, selvaggi, storie d’amore, passeggiate lungo il Rodano che taglia la vicina Arles e sotto le stelle che, lì, sono più grandi e più luminose e sembra davvero di poterle sfiorare con la punta delle dita. Ne ho sentito tanto parlare da Lavinia che con quei luoghi ha un rapporto profondo e questi racconti portavano sempre un po’ di magia e hanno fatto crescere ancora di più il mio desiderio di visitare la Camargue. Fino a quando Francesco e io abbiamo organizzato un viaggio nella Francia meridionale.