Quest’anno ci è scivolata tra le dita delle mani la fioritura dei ciliegi e quella dei tulipani. Niente hanami. Nessuna passeggiata nei campi con la brezza primaverile. E anche le magnolie uovo di Pasqua, quelle rosa o bianche che ricordano le uova per la loro forma e che colorano le nostre città tra marzo e aprile, e così per i glicini prima e le peonie poi. E come all’improvviso, a fine confinamento, abbiamo messo il naso fuori da casa e abbiamo trovato i prati con la lavanda in fiore, con quel profumo caratteristico che ricorda gli armadi delle nostre nonne. Il lockdown ci ha portato via la primavera – e purtroppo non solo quella – e stiamo facendo i conti con una nuova normalità, come ho scritto qui. Intanto perlustriamo l’Italia in cerca di natura, di relax e soprattutto di spazio. I campi di lavanda per tutto il mese di giugno e parte di quello di luglio sono una delle bellezze di questo momento. E in alcune regioni del nostro Paese da qualche anno s’intravede una Provenza d’Italia. Dal Piemonte alla Liguria fino al Lazio ed è qui che ci siamo soffermati, nella Tuscia, la zona chiamata anche Maremma laziale, tra Viterbo e Tuscania. Per riempirci gli occhi di viola e di blu. E provare ad alleggerire il cuore.
Siamo soliti pensare alla lavanda in Provenza – e uno degli articoli più letti qui è proprio l’itinerario nel Sud della Francia alla ricerca dei campi viola e blu, come se fossero spighe di grano colorate, un po’ magiche, e tanto profumate. E in Provenza anche l’architettura accompagna questa coltura così tipica perché nel Plateau de Valensole e in parte del Verdon le case ocra o color del miele hanno le porte e le persiane lilla e subito i paesi di trasformano in piccoli scenari da film.
Da qualche anno si è preso a coltivare la lavanda in Italia – con grande attenzione e con ancora più interesse per ciò che si può trarre da questo fiore – senza utilizzo di sostanze chimiche (diserbanti, concimi, prodotti fitosanitari) e facendo poi seguire, dalla fine di luglio in poi una raccolta a mano per preservare il fiore. Anche l’estrazione dell’olio essenziale di lavanda è poi eseguita con procedimenti al vapore che preservano le caratteristiche di questa pianta e subito a poche ore dalla raccolta.
Il periodo migliore in cui trovare i campi di lavanda in fiore in Italia è da fine maggio a fine luglio, ma informatevi sempre dagli agricoltori o dai proprietari quando è previsto il momento della raccolta per non restare a bocca asciutta, dopo il vostro viaggio.
Questa pianta erbacea, perenne e sempreverde è originaria del bacino del Mediterraneo e ha foglie argenteee (ecco perchè i campi sono belli anche quando i fiori non sono ancora aperti) e nel momento della massima fioritura le spighe si colorano di blu e di viola, spandendo nell’aria un profumo molto intenso e caratteristico. Tra le varietà più comuni ci sono la Lavanda angustifolia, conosciuta come lavanda inglese con piccole spighe e molto profumata; la Lavanda dentata, con fiori più chiari e odore che richiama quello della resina; la Lavanda lanata, con foglie bianche ricoperte da una leggera peluria da cui il nome e con fiori più grandi che profumati.
Lontano dalle strade statali e provinciali, dai centri abitati, ma allo stesso tempo a pochi minuti da Viterbo e a meno di mezz’ora da Tuscania, si può fare una passeggiata tra il brusio delle api al lavoro sulle spighe di lavanda nel campo del Podere dell’Arco, un antico casale che risale al XV secolo che sembra fosse abitato da una comunità di frati che già all’epoca si dedicava alla coltivazione della lavanda e di altre erbe officinali. Oggi si può godere di una giornata nel silenzio e nel verde, tra ortensie e ulivi, sotto un pergolato che in primavera sarà stato un tripudio di profumo di glicine, e passeggiando scalzi sull’erba sempre appena tagliata e fermandosi a prendere un cestino da picnic preparato con cura dalla signora Anna (utilizzano il loro farro e tutti gli ingredienti per preparare pasti e dolci sono prodotti in modo sostenibile o a km zero). Si pranza nel cortile, al fresco delle piante o in terrazza che affaccia sulla piscina. Per soggiorni più lunghi, si può scegliere di fermarsi in una delle sette stanze a disposizione. E le attività in zona sono numerose: dal maneggio che fa parte del podere alle passeggiate, oppure una gita a Viterbo, ma anche alla scoperta della Tuscia. E non ve ne andrete a mani vuote, perché nella Bottega del Signorino, annessa al casale, si possono acquistare prodotti della tradizione. Io ho scelto l’igienizzante per le mani a base di aloe e lavanda, ma ci sono anche olio, farine, prodotti per la cura del viso e del corpo e composte.
Che cosa visitare nella Tuscia:
- Lazio: il parco delle peonie di Vitorchiano
- Calcata magica, borgo di hippies (e streghe)
- I mostri di Bomarzo
- Civita, la città che muore
Altri campi di lavanda in zona si trovano nell’Azienda Agricola Lavanda della Tuscia in Località San Giuliano a Tuscania (VT), all’Abbazia di San Giusto vicino a Tuscania (ma quest’anno sono sprovvisti anche se continuano l’estrazione per le coltivazioni vicine, come quella del Podere dell’Arco).
Per la lavanda in Piemonte: Lavanda in Piemonte, le fioriture più belle nel Monferrato (anche dei girasoli)
Per un viaggio in Provenza: Viaggio in Provenza (fai da te)
Tutte le immagini in questo articolo sono state scattate da Francesco Minisci e sono di proprietà di Valigia a due piazze.
Maurizio Accica says
Per non dimenticare il Trasporto della Macchina di Santa Rosa il 3 settembre… Io sono romano “de Roma”, ma amo senza confini la Tuscia e la bassa Toscana. Chi sa perché ??!!
valigiaaduepiazze says
Ciao Maurizio, anche mio marito è romano de Roma e anche lui ama molto la Tuscia!