Quando mi chiedete cosa significa organizzare un viaggio in India, io rispondo che l’India è un continente a sé, per la sua vastità. E l’India è anche un mondo a sé, per quanto è diversa da ciò che viviamo. Nelle sale in questi giorni c’è un film, Lion – La strada verso casa, tratto dalla storia vera di Saroo Brierley, un bambino che si perde nel Madhya Pradesh a cinque anni e che si trova catapultato a 1.484 chilometri da casa, nella caotica e poverissima Calcutta, nel Bengala Occidentale. Dopo un periodo in un orfanotrofio e l’adozione da parte di una famiglia amorevole che lo porta a vivere in Tasmania, vent’anni dopo si rimetterà sulla strada di casa e sulle tracce della sua famiglia. La storia vera è raccontata da The Sydney Morning Herald del 24 marzo 2012: Little boy lost, a 25-year odyssey.
Se siete stati in India e volete sentire un brivido, andate a vedere il film: rivivrete quel Paese ricco di contraddizioni che in qualche modo, dopo averlo visitato, vi resterà dentro per sempre.
Se state pensando di organizzare un viaggio in India, abituate gli occhi e il cuore agli intoccabili, alla povertà e alle centinaia di bambini che ogni giorno continuano a scomparire.
Se dell’India non vi importa niente o non ci avete mai pensato, forse è l’occasione per cambiare idea.
La città natale di Saroo è Ganesh Talai, Khandwa, nel Madhya Pradesh, uno degli stati indiani in cui sono stata e di cui ho un vivido ricordo per i villaggi di fango. Fu un lungo viaggio in auto da Orchha a Khajuraho, che sembrava non finire mai, anche se i chilometri da percorrere su strade non asfaltate non erano neppure duecento. Durante quella giornata, il sole sembrava che non si sarebbe mai fatto vedere, avvolto dalla nebbia di inizio gennaio. Sono arrivata al punto di credere che quei villaggi fossero sempre di fango proprio perché lì il sole non fa mai capolino, non accarezza mai la pelle di quei disperati che vivono sulle discariche. Sono in pochi a potersi permettere una casa solida e a non dormire accucciati da qualche parte tra vacche e cani.
Saroo Brierley, venticinque anni dopo essersi perso una notte alla stazione di Khandwa, per accompagnare il fratello che avrebbe fatto il manovale fino all’alba, ritrova la strada di casa grazie a Google Earth, il programma che permette di sorvolare il pianeta facendo un viaggio virtuale e aggiornato in qualsiasi luogo del mondo.
Il nome del villaggio di Saroo è Ganesh Talai: purtroppo il bambino lo ha sempre pronunciato Ganestalay e nessuno a Calcutta era riuscito a risalire al vero nome del suo piccolo paese per riportarlo a casa. Nulla è per caso e Ganesh sta per Ganesha, il dio indù protettore della casa e della famiglia. E Saroo quella famiglia riesce davvero a ritrovarla.
Il racconto del vero Saroo – nel film Lion – La strada verso casa i suoi panni sono interpretati da Dev Patel – poco dopo il ricongiungimento con l’anziana madre, qui il suo website.
Per altre letture sull’India:
TJ says
Buongiorno,
alzo una voce fuori dal coro : l’ India è uno dei posti peggiori dove abbia mai viaggiato e lavorato.
Le contraddizioni, le bellezze la spiritualità: tutto marketing per i turisti, o ideologizzazione occidentale.
Ho visto un paese dove la gente è schiava del governo, dell’ideologia di essere una superpotenza, di un senso di superiorità mal riposto.
I turisti sono fondamentalmente un sacchetto di danaro che si muove. La proverbiale cortesia è servilismo della peggiore specie.
Chi ha i soldi vive tranquillamente ignorando quelli che stanno di sotto, e quelli che stanno sotto tirano a campare.
E’ un popolo senza ossatura, privo di qualsiasi slancio. Poi ci sono eccezioni, (i Sikh ad esempio), ma sono una minima parte rispetto al problema generale.
Hanno una classe politica totalmente corrotta, come le forze di polizia e il sistema giuridico ( se ha viaggiato in auto anche lei avrà regalato qualcosa ai poliziotti se fermata in quanto turista ).
Hanno un carattere indolente e sono volutamente prolissi: quando ti devono chiedere qualcosa partono dalle guerre puniche. Il mio collega di roma diceva che sono “piagnoni”.
La vita non ha valore, a Calcutta poi, abbiamo visto ragazzi di 20 anni trascinarsi lungo le strade per morire nel Gange, non affetti da malattie ma consumati dall’inedia.
Polizia, persone e autorità lo considerano normale.
Le prime volte siamo intervenuti ( e 2 li abbiamo restituiti alla vita ) poi il problema è tale che la cosa migliore è lasciare che facciano la loro fine.
La natura è sicuramente apprezzabile, ma il senso dell’ecologia ha abbandonato questo paese secoli fa.
Sono totalmente disinteressati al mondo che vivono.
Diossina e fumi tossici scaturiti da incendi appiccati a cumuli di spazzatura, sono la regola ovunque.
Abuso di minori : è la regola. Non solo da parte dei turisti ma anche tra indiani stessi. ( soprattutto su bambine dai 10 ai 13 anni ).
Capitolo spiritualità : quale ?
Ho conosciuto i santoni ( tipo Amma nel Sud dell’ India che gestisce una specie di multinazionale raccontando il nulla – a suo merito è la creazione di scuole e ospedali per la sua gente – a migliaia di europei rincretiniti che lasciano interi patrimoni ( ho visto una ereditiera inglese lasciare 1,2 milioni di sterline ) rapiti dal fascino della povertà del posto e da questa figura di novella San Francesco.
Poi ci stanno i sacerdoti, lascive bestie da denaro, come quello del tempio dei topi che si vantava del fatto di avere come servitù una ragazza francese ( una volontaria che stava lì per aiutare il tempio in realtà faceva la donna di servizio del sacerdote ) e di discriminare i fedeli in base alla casta anche se espressamente vietato dalla legge.
Oppure quelli dei templi sparsi per la capitale che indossano una maschera davanti alla bocca perché hanno fatto voto di silenzio, tranne per la parola “offer” o “money”.
Il film lo vedrò con interesse, e continuerò ad andare in India per lavoro. Una terra che merita di essere salvata: da un meteorite.
valigiaaduepiazze says
Ciao TJ,
una voce fuori dal coro, forse, ma che mi trova d’accordo sotto numerosi aspetti. Credo che tu abbia trovato molti punti in comune anche in quello che ho scritto io perché anche a me ha shoccato profondamente tutto ciò che hai raccontato tu. Ho conosciuto una signora che definiremmo della “Milano bene”, anni fa, che mi disse che suo marito, ingegnere, per anni era vissuto in India per lavoro, a Nuova Delhi, in cui sai bene anche tu quanto sia forti e penose le contraddizioni, e lei in tutti quegli anni aveva insistito perché il marito la portasse con sé una volta in India. Una volta lui le raccontò il motivo per cui non riusciva a portarla in India: non riesco a stare nel mio albergo di lusso e affacciarmi dalla finestra e vedere la gente che dorme e bivacca per strada, che vive lì, giorno e notte, aspettando la morte. Non ce la faccio e non posso fare niente, perché anche se ci provassi, loro tornerebbero alla loro vita subito dopo, non hanno la possibilità di uscire da quella condizione. Nessuno li vede, sono ombre.
E’ così. Grazie per la tua testimonianza.
Mariella Vitale says
Vero. Un popolo privo di amore verso il prossimo. I figli, sono una carta di credito e niente più.
Vale says
Testimonianze molto interessanti grazie
Maria says
D’accordo . Solamente mi pere che tutti , più o meno, siamo schiavi del governo.
Guglielmo says
Ho vissuto dieci anni, la gran parte nello stato dell’Orissa e sinceramente, dopo l’impatto iniziale, mi sono trovato benissimo, a tal punto che se mi fosse possibile ci tornerei per altri dieci!! L’India é un paese incredibile, che tutti dovrebbero vedere e vivere!!
valigiaaduepiazze says
Tutti dovrebbero fare un viaggio in India, Guglielmo, sono d’accordo!