Della pioggia te ne freghi, perché a Saluzzo puoi passeggiare sotto i portici. Poi apri l’ombrello e sali sulla collina, fino alla parte vecchia della città. Perché è tutto un salire e scendere, lungo la valle, per cambiare prospettiva. Abbiamo camminato in mezzo alle nuvole e le abbiamo respirate, umide e gonfie d’acqua, al Colle dell’Agnello, a 2744 metri, là dove dall’Italia si va in Francia e lo sguardo spazia, al cospetto del Monviso – il Re di Pietra – sul Queyras. Nuvole che corrono veloci, si sfaldano e inghiottiscono la vetta di una montagna. I paesi con le case dai tetti in ardesia emergono a fatica dalla nebbia e, sebbene sia estate, viene subito il desiderio di sentire profumo di leccornia cotta nel forno a legna. Le #4idee di Valigia a due piazze raccontano della Valle Varaita, in provincia di Cuneo, ai piedi delle Alpi Cozie.
Monferrato, un tramonto al Bar Chiuso (quando piove)
Il Monferrato è la mia terra. Mi riconosco nei suoi colori, così differenti da stagione a stagione: le spighe di grano e i girasoli, i fiordalisi e i papaveri ai bordi delle strade in estate, i grappoli d’uva con gli acini ormai turgidi e pronti per essere raccolti nel primo autunno, poi arriva la nebbia, nasconde il sole, si fa densa, corposa e rende tutto grigio prima che arrivi la neve e il paesaggio diventi bianco. La primavera è lenta ad arrivare. E’ una stagione che nel Monferrato arriva e se ne va in fretta. Non dura mai tre mesi. Da quando vivo a Roma la primavera copre la maggior parte dell’anno, ho scoperto una stagione nuova. Invece nel Monferrato stenta ad arrivare, si fa desiderare. Le piogge e l’artiglio dell’inverno le agguantano la coda e rallentano il suo arrivo. Mi riconosco negli odori del Monferrato. E tornare ogni volta è davvero sentirsi a casa. E’ una sensazione che ha del primordiale.
Almeno una volta, ogni estate, con gli amici ci incontriamo a Moleto, al Bar Chiuso (quando piove). Il tramonto è l’orario migliore. La sua magia si interrompe con le tenebre. Non c’è più il panorama che spazia sulle colline, i vigneti e i paesi di cui spicca sempre l’alto campanile della chiesa. E arrivano le zanzare. Quindi si scappa e le chiacchiere proseguono nella tappa successiva. Eppure per quelle due ore a cavallo del tramonto, è un posto incredibile e che infonde serenità.
Irlanda del Nord in #4idee (n.6)
Una serata di fine agosto, quando le giornate sono ancora lunghe e l’ultima luce si spalma sul panorama fuori dal finestrino dell’auto. Il passaggio dall’Irlanda all’Irlanda del Nord è stato quasi violento. Lasciavamo le spiagge del Donegal e le incredibili scogliere chiamate Slieve League – in gaelico Sliabh Liag -, i prati verdissimi e brillanti dopo ogni scroscio di pioggia, le pecore bianche dal muso nero che, come su un tessuto a pois, decorano le colline, e poi i trattori (ne contavo almeno una dozzina ogni giorno) e quel mondo che sembrava incantato per entrare, imboccata una curva, nel Regno Unito.
Dove sono i prati con le pecore? Dove sono i castelli da cui aspetti di vedere una fata fare capolino? Dove sono gli arcobaleni così limpidi da scorgerne l’inizio e la fine? Questo post in #4idee è per rassicurarvi sulla bellezza dell’Irlanda del Nord – in particolare della Contea di Antrim – che ha reso meravigliosa anche l’ultima parte del nostro Tour d’Irlanda.
Viaggio in Provenza (fai da te)
Il Sud della Francia è stato protagonista di un nostro viaggio on the road per venti giorni. Partiti dal Piemonte in macchina, ci siamo allungati fino quasi al confine con la Spagna. Mentre organizzavamo la vacanza d’agosto, abbiamo guardato il film Un’ottima annata, con Russell Crowe e Marion Cotillard, e io ho letto i libri da cui era stato tratto, Un anno in Provenza e Provenza dalla A alla Z, di Peter Mayle. E poi ci siamo affacciati sui canyon più alti d’Europa, siamo andati alla ricerca dell’ultima lavanda in fiore, abbiamo visto le stelle più brillanti nel cielo di Arles, passeggiato per le eleganti vie di Aix-en-Provence, conosciuto la Marsiglia di Jean-Claude Izzo e del suo Fabio Montale, degustato formaggi, oli e vini francesi. Ci siamo immersi nella natura selvaggia della Camargue, siamo passati di castello in castello da Tarascona a Carcassonne, di abbazia in abbazia da Senanque a Thoronet. E in questo post vi raccontiamo nel dettaglio le tappe, come abbiamo fatto già con l’Irlanda (che resta uno degli articoli più letti di Valigia a due piazze), cosicché anche voi possiate costruire il vostro tour di Provenza.
Stoccolma in tre giorni
Il mio primo contatto con Stoccolma è stato tramite Lisbeth Salander, la protagonista della trilogia di Stieg Larsson, Millennium. Ormai una manciata di anni fa, ho divorato Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta. Da lì, l’urgenza di partire per Stoccolma e assaggiare almeno in parte le atmosfere un po’ dark di questa città costruita su 14 isole tra il Baltico e il Lago Mälaren. Stoccolma è una città che, nonostante l’estensione, si può visitare in due o in tre giorni.
Isola di Bali, tramonti esotici in #4idee (n.5)
Quando lasciammo Java per Bali, il primo contatto non fu entusiasmante. Forse iniziavo a sentire la stanchezza delle tante ore tra un volo e l’altro, della marcia serrata dei nostri viaggi. O forse temevo che non avrei ritrovato quella sensazione di inesplorato che aveva pervaso i giorni trascorsi nei dintorni di Yogyakarta. Credevo di aver perduto per tutto il resto della vacanza il clima genuino. In fin dei conti ormai a Bali vanno un po’ tutti. E’ di moda, non ha un costo spropositato (o meglio, la vita laggiù è davvero economica anche per noi italiani, una volta che il volo è stato ammortizzato), dire “ci vediamo a Bali“ non è così assurdo. Io sentivo solo parlare con cadenza milanese. Giuro. Invece Bali mi è rimasta nel cuore e i numerosi motivi per cui mi ha conquistata ve li scriverò in un post dedicato, qui vi faccio venire l’acquolina in bocca con #4idee di tramonti meravigliosi. Ci tengo a dire che gli scatti non sono ritoccati. Insomma, quello che vedete in foto è proprio ciò che ritroverete là, quando deciderete di andare in vacanza in Indonesia. A dirla tutta, io sto chiedendo a Francesco di farci un pensierino, per volare di nuovo laggiù, la prossima estate.
Ponti di primavera, dove andare in Italia in #4idee (n.4)
Con Pasqua (il 20 aprile), Lunedì dell’Angelo (21 aprile), il 25 aprile che è venerdì e il 1° maggio che cade di giovedì, quest’anno si ha l’occasione di approfittare di un ponte di primavera per prendersi una pausa prima delle vacanze estive, ancora lontane.
La fuga dalla città può essere anche a breve distanza, per staccare un paio di giorni. Oppure in qualche parte dell’Italia che ancora non si ha avuto l’opportunità di visitare. Certo, bisogna avere la pazienza di consultare le offerte last minute e di cercare dei voli che non siano saliti troppo di prezzo (io di solito per avere uno sguardo globale sulle compagnie aeree utilizzo Volagratis). Facciamo in #4idee un rapido giro dalla Liguria, passando per il Lazio e la Campania, fino in Sicilia.
Sakura, ciliegi giapponesi in fiore a Roma
Chi ha un po’ di confidenza con i social, soprattutto quelli fotografici (come Instagram), in questi giorni sta ammirando gli scatti di chi ha iniziato a fare hanami in Giappone. Letteralmente significa ammirare i fiori e nel paese del Sol Levante è vissuto come un evento così importante da provocare vere e proprie migrazioni di milioni di persone dalle loro città verso le 60 località più famose per la presenza dei sakura, i fiori di ciliegio.
La fioritura dei sakura dura circa tre settimane e di solito si colloca tra la seconda metà di marzo e la prima metà di aprile. Da qualche anno a questa parte il rito dell’hanami ha preso piede (o forse è diventato di moda) anche a Roma.
In Marocco sulle orme di nomadi e tuareg
Mi piace sempre raccontarvi delle storie. Questa volta è una storia che viene dal Sahara, dal Marocco. E’ la storia di Aziz.
Eravamo a Marrakech e avevamo quasi due ore di ritardo per un errore di comunicazione tra noi e le ragazze del riad in cui ci eravamo fermati a dormire durante le prime notti marocchine. Un breve momento di relax e hammam prima di iniziare il nostro giro che ci avrebbe portati in alcune delle città imperiali, a superare la catena montuosa dell’Alto Atlante prima e del Medio Atlante poi e a vedere, per la prima volta, il Sahara.
Messico, Chichen Itza e il tuffo nel cenote
Sfatiamo subito il titolo. Suona bene – più o meno – e quindi è tale. Basta. Io non ho fatto alcun tuffo nel cenote. Mi è piaciuto molto. Non avevo mai visto niente di simile prima. La vegetazione mi ha affascinata. Insomma, tutto questo e molto di più (se continuerete a leggere). Il bagno nel cenote però no, no grazie. Anche se a dicembre c’erano 30 gradi.