Il Sud della Francia è stato protagonista di un nostro viaggio on the road per venti giorni. Partiti dal Piemonte in macchina, ci siamo allungati fino quasi al confine con la Spagna. Mentre organizzavamo la vacanza d’agosto, abbiamo guardato il film Un’ottima annata, con Russell Crowe e Marion Cotillard, e io ho letto i libri da cui era stato tratto, Un anno in Provenza e Provenza dalla A alla Z, di Peter Mayle. E poi ci siamo affacciati sui canyon più alti d’Europa, siamo andati alla ricerca dell’ultima lavanda in fiore, abbiamo visto le stelle più brillanti nel cielo di Arles, passeggiato per le eleganti vie di Aix-en-Provence, conosciuto la Marsiglia di Jean-Claude Izzo e del suo Fabio Montale, degustato formaggi, oli e vini francesi. Ci siamo immersi nella natura selvaggia della Camargue, siamo passati di castello in castello da Tarascona a Carcassonne, di abbazia in abbazia da Senanque a Thoronet. E in questo post vi raccontiamo nel dettaglio le tappe, come abbiamo fatto già con l’Irlanda (che resta uno degli articoli più letti di Valigia a due piazze), cosicché anche voi possiate costruire il vostro tour di Provenza.
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Stoccolma in tre giorni
Il mio primo contatto con Stoccolma è stato tramite Lisbeth Salander, la protagonista della trilogia di Stieg Larsson, Millennium. Ormai una manciata di anni fa, ho divorato Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta. Da lì, l’urgenza di partire per Stoccolma e assaggiare almeno in parte le atmosfere un po’ dark di questa città costruita su 14 isole tra il Baltico e il Lago Mälaren. Stoccolma è una città che, nonostante l’estensione, si può visitare in due o in tre giorni.
Ponti di primavera, dove andare in Italia in #4idee (n.4)
Con Pasqua (il 20 aprile), Lunedì dell’Angelo (21 aprile), il 25 aprile che è venerdì e il 1° maggio che cade di giovedì, quest’anno si ha l’occasione di approfittare di un ponte di primavera per prendersi una pausa prima delle vacanze estive, ancora lontane.
La fuga dalla città può essere anche a breve distanza, per staccare un paio di giorni. Oppure in qualche parte dell’Italia che ancora non si ha avuto l’opportunità di visitare. Certo, bisogna avere la pazienza di consultare le offerte last minute e di cercare dei voli che non siano saliti troppo di prezzo (io di solito per avere uno sguardo globale sulle compagnie aeree utilizzo Volagratis). Facciamo in #4idee un rapido giro dalla Liguria, passando per il Lazio e la Campania, fino in Sicilia.
Provenza, viaggio ad Aix-en-Provence in #4idee (n.3)
Aix-en-Provence è una città che va visitata a piedi. Raffinata ed elegante, ricca di dettagli preziosi. Dall’atmosfera italianeggiante, con piccole piazze ricche di charme che ricordano Parigi, Aix si trova ad appena 25 km dalla caotica Marsiglia. Ciascuno si innamora della sua Provenza: chi di Arles, chi di Avignone, chi dell’arroccata Baux, chi porta nel cuore Cavaillon, Gordes o Roussillon. Noi abbiamo perso la testa per Aix. Ecco #4idee per cui vale la pena andare almeno per un fine settimana nella cittadina del Sud della Francia.
Week end last minute ad Atene
Perché, amici miei, ogni volta che organizzate un fine settimana all’estero, sento sempre ripetere le stesse mete? Andiamo a Londra. Facciamo due giorni a Parigi. Vado a Berlino. Beh, lo sapete che Atene è bellissima?
Grecia non è solo sinonimo di vacanze estive, spiaggiati come balene a prendere il sole sulle isole, aspettando l’ora del tramonto per fare l’aperitivo e aprire le danze per tutta la notte. Atene è una città che si può raggiungere facilmente con voli low cost (con Ryanair o EasyJet in due ore e mezza da Milano senza scalo, oppure da Roma con volo diretto Alitalia, EasyJet, Aegean o Olympic in due ore) e soprattutto, pur nella sua estensione, permette di potersi gestire un week end senza perdere nulla di quello che è essenziale per portare a casa un po’ di magia, un po’ di presente e un po’ di passato fusi insieme. Scendere dall’Acropoli e perdersi negli animati vicoli del centro, ricchi di negozi di artigiani e di gallerie d’arte è un attimo. Lo dice anche Google AdWords che cosa vedere ad Atene e visitare Atene sono ricerche con una media mensile molto bassa. Vediamo se con qualche consiglio mirato può venirvi voglia della capitale greca.
Frida Kahlo, icona messicana in #4idee (n.2)
E’ esplosa la Frida Kahlo – mania. A ripercorrere la vita della pittrice messicana, mito assoluto tra le donne del XX Secolo, sono le Scuderie del Quirinale, che fino al prossimo 31 agosto propongono una mostra su Frida Kahlo a Roma: 160 opere, tra dipinti, disegni ed emozionanti fotografie in bianco e nero e a colori. Chi già la ammira non può che restarne affascinato. Chi di lei sa poco, non può che lasciarsi travolgere dai racconti sul coraggio nell’affrontare la sua dolorosa esistenza e innamorarsene.
Allora ecco 4 idee per chi ama Frida Kahlo.
Architettura a Milano: dal razionalismo agli igloo
Ho vissuto per quasi 14 anni a Milano. Da bambina ci andavo ogni tanto con i miei, partendo dal vicino Piemonte. Si andava a vedere il Duomo (ancora c’erano le scritte pubblicitarie luminose sulla piazza e si poteva passare in macchina), lo zoo (che è ormai chiuso dal 1987), il Castello Sforzesco. Quando mi accompagnavano dal dentista, subito dopo mi consolavano con un dolce o un gelato al Motta in piazza San Babila. A 15/16 anni, a Milano, ci andavo per salutare gli amici del mare, per interrompere i mesi invernali. E si passavano le ore nel negozio di Elio Fiorucci in Galleria Passerella (anche questo non esiste più, se non nella sua versione da sopravvissuto) e al Burghy di San Babila (dove ora c’è un McDonald’s). E a 19 anni a Milano ci sono andata in pianta stabile. Prima per l’Università e poi quella che poteva essere una tappa di 4 anni si è allungata perché, lì, ho iniziato a lavorare. Di case ne ho cambiate tre. La prima in zona Gioia, che alla fine degli anni ’90 era davvero alla fine del mondo. Poi in una via residenziale perpendicolare a Viale Indipendenza, quando invece tutti gli amici stavano tra i Navigli e le Colonne. E poi ho comprato la mia casa, dieci anni fa, sul Naviglio Grande. Proprio là dove c’è quella Milano che sa di paese, di fronte alla Chiesa di San Cristoforo al Naviglio.
Calcata magica, borgo di hippies (e streghe)
Ancora una curva, in salita, tra gli alberi, dopo aver lasciato la Cassia bis (la Veientana). E poi eccola, sulla sinistra, quasi sospesa con la vallata intorno. Calcata.
Case brune le cui fondamenta affondano nella roccia tufacea, come un’estensione naturale del colle. Al calare della sera, il borgo si illumina ed ecco il presepe in cui si è inserita una monetina per metterlo in funzione. Oltrepassi il portone d’ingresso e all’improvviso fai un salto all’indietro nel tempo, una cavalcata nel passato. Per le strade, odore di legna bruciata nel camino. Risate che rimbalzano sulle pareti della case e, infilandosi sotto l’uscio delle porte, sfuggono dalle sale e dalle cucine e si rincorrono all’esterno. Un piccolo labirinto di vie strette e ornate di gatti sornioni, di cani che spadroneggiano, di fiori sui balconi. Giri l’angolo e sei a strapiombo sulla valle del Treja. Silenziosa e coperta di boschi disordinati che attutiscono i rumori. E ci si è già scordati di essere a soli 40 km da Roma nord e a 60 da Viterbo.
Carcassonne, come in una fiaba
C’era una volta una coppia che viaggiava con una valigia a due piazze. Un bagaglio unico, che conteneva non solo il necessario ma anche – e soprattutto – il superfluo per entrambi, in particolare per Lei. Quella volta avevano lasciato Arles e la Camargue per spostarsi verso ovest, restando nel sud della Francia. Era Lei ad avere insistito con Lui per visitare Carcassonne, a circa 150 km dal confine con la Spagna. E Lui non si era certo lasciato pregare perché si fida sempre dei gusti di Lei.
Istanbul, ponte tra Oriente e Occidente
Primavera a Istanbul. Il mio cappotto verde a stampa tartan. Il balik ekmek mangiato con l’acquolina in bocca sotto il ponte di Galata. Le voci cantilenanti dei muezzin che, a partire dall’alba, rimbalzano da una moschea all’altra. Le carpe giganti della Cisterna Basilica. Il taxi che sbagliava sempre strada, girando su se stesso e facendoci perdere l’orientamento, e che non riusciva a portarci a Nevizade Sokak. I dolcissimi lokum. Il pepe comprato al bazar delle spezie e che ancora centellino per insaporire alcuni piatti. La maestosità della Basilica di Santa Sofia che fa sentire sperduti e nella quale sembra di poter percepire la stratificazione delle religioni che ha ospitato: cattedrale cattolica prima, sede patriarcale greco-ortodossa poi, moschea dopo, museo oggi. La nebbia di Anadolu Kavagi, alla fine del Bosforo. Il tramonto illuminato da centinaia di puntini lontani, le moschee con i loro minareti, là dove curva il Corno d’Oro, sull’altura di Eyüp. Con qualche giorno a Istanbul non ci si può illudere di capire la complessità della capitale turca né di passare attraverso i vari livelli di questa città, ma certo si può assaporare qualcosa che poi viene a casa con noi. E ci resta per sempre.