Come farfalle, le foglie d’autunno volteggiano intorno ai rami degli alberi, illuminate dai raggi del sole. Quest’anno l’autunno si trascina lento, come se avesse trattenuto dentro di sé gli ultimi scampoli di un’estate arrivata troppo tardi. Anche le foglie degli alberi, seguendo questo rallentamento, hanno conservato più a lungo le sfumature estive, gli ultimi verdi, solo un po’ cotti dal sole e ammorbiditi dall’alto livello di umidità. L’esplosione di colori dal giallo oro, passando per il marrone aranciato fino al rosso fuoco è ancora visibile in questi primi giorni di dicembre. Gli amanti del foliage d’autunno anche in Italia possono andare alla ricerca di questo fenomeno che non dà mai una data precisa, ma va seguito con attenzione per trovarlo nel suo momento migliore. Nel Lazio, in provincia di Roma e a pochi chilometri dal Lago di Bracciano c’è un Parco Botanico che, al di là di un alto muro, come un giardino segreto, ospita alcuni alberi provenienti da tutto il mondo che in questo periodo sono ancora in pieno fall foliage. E’ San Liberato.
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La Venaria Reale, una Versailles a Torino
La luce. E’ la luce ad apparirmi per prima quando tiro fuori i ricordi della visita alla Reggia di Venaria. La luce di quella tarda mattinata di inizio marzo, un cielo senza nuvole, ma con una sottile patina lattea che con il passare delle ore si è dissolta. La luce che filtrava tra gli alberi che stavano iniziando a riprendere vita, con tenere foglie sulle punte dei rami. La luce dalla quale ripararsi gli occhi per riuscire ad allungare lo sguardo laggiù, fino alle montagne innevate che circondano Torino e le fanno da cornice. La luce che, entrando dalle ampie finestre e dalle vetrate, trasportava ogni ambiente della residenza barocca in una dimensione fuori dal tempo. E poi quella luce. La luce bianca della Galleria Grande. Perché è per Lei che si va alla Venaria Reale, no?
Delft, la città più bella d’Olanda
La nostra giornata era iniziata presto, prendendo un treno da Amsterdam in direzione Lisse, per raggiungere degli amici al Giardino di Keukenhof. Dopo alcune ore trascorse nella meraviglia ad ammirare tulipani, giacinti e orchidee, invece di rientrare nella capitale olandese, abbiamo deciso di fare ancora un tappa. A Delft. Quando vedi cose belle, non ti stanchi mai.
Il 2013 di Valigia a due piazze, un viaggio lungo un anno
Questo non è proprio il primo post dell’anno, in quello sul Messico c’era un trucco: preimpostato prima della partenza per il Marocco (di cui avete già visto qualche scatto sul mio profilo Instagram @laeli e sulla pagina Facebook di Valigia a due piazze), l’ho poi pubblicato accordandomi con i colleghi de IlGiornale.it, che, come sapete, dallo scorso novembre ci ospita sul suo server.
E quindi eccoci con l’effettivo primo articolo 2014, con cui entriamo nel nostro secondo anno di vita (il compleanno del blog sarà il 3 marzo, annotatelo!). Ripercorriamo con voi i post 2013, con una foto a viaggio, scelta perché più significativa o sull’onda dell’emozione che mi risveglia.
Vi rammento che i viaggi che abbiamo realizzato nel 2013 non corrispondono ai post che man mano avete letto l’anno passato. Quelli li penso, li preparo e poi li scrivo – dopo avere lungamente riordinato gli scatti di Francesco (e qualcuno mio, soprattutto quelli con lo smartphone) – a seconda di ciò di cui ho voglia di raccontarvi. A volte è un’urgenza, a volte mi rendo conto che può essere il periodo giusto per farvi venire voglia di raggiungere una precisa destinazione, altre volte ancora capita che mi venga in mente un episodio che desidero condividere con parole e immagini con voi. E poi sapete che devo fare decantare un viaggio, dopo essere tornati a casa e aver disfatto la valigia a due piazze. Diciamo che l’ordine cronologico mi piace in ogni particolare della mia vita, ma resta fuori da questo blog, che cresce, con amore, in ordine sparso.
Ad Amsterdam con il naso all’insù
Ci sono solo due posti al mondo – almeno fino ad ora – che mi hanno fatto stare tutto il tempo con il naso all’insù. Giorno dopo giorno, appena uscita dall’albergo. Con il rischio di finire sotto una macchina o una bicicletta. Con il piede in una pozzanghera. E, peggio ancora, dritta in un canale. La prima volta che ho visto New York, ormai una decina d’anni fa, ho avuto mal di collo per giorni. E poi Amsterdam. Ed è stato un colpo di fulmine.