Quest’anno compie cento anni e per il New York Times è il giardino più bello e romantico del mondo. È un’oasi di otto ettari, dal 1976 sotto la supervisione del Wwf, in cui si trovano oltre 1300 specie di piante, tra cui lavanda, aceri coreani e ciliegi giapponesi, cedri del Marocco, la foresta di bambù, 19 varietà di magnolie, melograni, betulle, iris acquatici, rose, banani. Ma il Giardino di Ninfa è un luogo unico al mondo perché qui i ruderi e le rovine medievali di case e chiese vivono in simbiosi con la vegetazione. In una delle sue sette chiese, Santa Maria Maggiore, fu incoronato il pontefice Alessandro III nel 1159, scappando da Roma per l’arrivo di Federico Barbarossa. Un luogo incantato, che ho raccontato qui, che è stato un giardino letterario grazie alla famiglia Caetani e che adesso è stato immortalato in una favola, quella che ha voluto Dior con la regia di Matteo Garrone. Ma un’altra fiaba era già nata a Ninfa nel 2016, quando fu Gucci a utilizzare il giardino come set per il romantico video Gucci Garden, regista Floria Sigismondi. E anche Vogue più volte a realizzato degli shooting al Giardino di Ninfa.
Il Giardino di Ninfa si trova a Cisterna di Latina, nel Lazio, a un’ora e mezza da Roma (vi consiglio di percorrere almeno un tratto di via Appia incorniciata dai pini marittimi). Una vasta pianura agricola circondata dai Monti Lepini su cui sono arroccati Sermoneta, Cori e Norma (fate una sosta in uno di questi paesi per assaggiare la cucina tipica). Siamo nell’Agro Pontino, territorio paludoso bonificato negli Anni Trenta tra Latina e Cisterna di Latina e proprio sotto al paese di Cori nasceva il Canale Mussolini, oggi chiamato Canale delle Acque Alte.
Prima di diventare il giardino che oggi ammiriamo, Ninfa era una città con oltre duecento case e numerose attività produttive. Distrutta e saccheggiata più volte, fu a lungo una città fantasma, di cui gli abitanti dei colli vicini utilizzarono ancora le chiese. Oggi restano i ruderi di sei di esse: Santa Maria Maggiore, San Giovanni, San Biagio, San Salvatore, San Paolo e San Pietro fuori le mura. Nel XII erano ancora attive diga e mulino e a lungo a Ninfa furono lavorati i tessuti. I primi alberi che iniziarono a trasformare Ninfa in un giardino risalgono al 1920, grazie a Marguerite Chapin e al marito Roffredo Caetani. A trasformare poi questo luogo in magia fu Lelia Caetani che, essendo una pittrice, accostò le piante assecondandone il loro naturale sviluppo e nel 1972 istituì la Fondazione Caetani.
Il Giardino di Ninfa è da visitare in diversi periodi dell’anno, perché la varietà dei fiori e delle piante fa sì che in ogni momento sia mutato rispetto alla volta precedente. L’autunno degli aceri infuocati e dei melograni gonfi e rossi è imperdibile, anche per il foliage di cui si gode nell’oasi. Come i ciliegi in primavera. D’estate, poi, tra roseti e lavanda. Solo d’inverno resta chiuso per dedicarsi alla cura delle piante e salvaguardarle. Non è raro che i percorsi all’interno siano modificati proprio per non creare camminamenti sempre nello stesso punto. Di solito le ultime visite (controllate il calendario delle aperture, perché il Giardino di Ninfa è aperto sabato e domenica) sono tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Per le misure anti Covid-19 è necessario prenotare la visita nel giorno desiderato tra quelli disponibili e la fascia oraria, stampare il biglietto e mostrarlo all’ingresso. La visita si svolge non più a gruppi, ma nei luoghi più ricchi di storia o in cui si trovano piante particolari è presente il personale del parco per offrire spiegazioni. È necessario portare con sé la mascherina e utilizzarla al bar, ai servizi igienici, al mercatino, all’ingresso e dove potrebbero formarsi piccoli assembramenti, come ai giochi d’acqua, al ponte a due luci, al ponte romano e alla sorgente di bambù.
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Tutte le foto sono state realizzate da Francesco Minisci e sono di proprietà di Valigia a due piazze.
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