Buenos Aires è una città infinita, solo ad attraversare un quartiere in automobile sembra di aver fatto un viaggio, macinando davvero tanta strada. E’ una metropoli straordinaria, con quell’atmosfera europea che a volte ti fa scordare di essere in Sudamerica e pensi di trovarti a Madrid, o a Parigi. Tra i porteños (gli abitanti di Baires, mentre quelli della provincia sono i bonaerenses), troverete sempre chi – scoprendo che siete italiani – vi dirà che ha o aveva un parente da qualche parte, che so, vicino a Prato, in Veneto, in provincia di Torino o che arriva da Frosinone. E che gli piacerebbe tanto poter vedere l’Italia una volta, o tornarci ancora.
- Se state organizzando un viaggio a Buenos Aires…
Arrivando a Buenos Aires, in base ai giorni che avete a disposizione (una settimana è il minimo per poter vedere qualcosa e magari per fare anche una gita in giornata in Uruguay o nella campagna a mangiare asado, per esempio a San Antonio De Areco, o, ancora, al delta del Tigre), fate qualche programma, certo, ma lasciatevi coinvolgere dalla frenesia dei suoi abitanti, nel contempo scontrosi e tanto cordiali. Mischiatevi a questi fratelli dell’altra parte del mondo, che parlano uno spagnolo così diverso da quello al quale siamo abituati, ma così affascinate, come quando pronunciano la doppia L come se fosse una J.
Più che un elenco di luoghi da vedere, queste sono due suggestioni, alle quali dovrete di certo aggiungere il Cimitero della Recoleta, il quartiere di Palermo (dove noi abbiamo scelto di dormire) e tanti altri punti di interesse in base ai vostri gusti, ma qui, a San Telmo e a La Boca dove si trovano il famoso Caminito e la Bombonera, non potete non andare. Perché si respira la vera atmosfera di Buenos Aires, quell’aria che arriva dall’Europa e quel profumo latinoamericano che, mischiati insieme, sono davvero indimenticabili.
C’è chi arriva a Buenos Aires perché amante del tango e ha voglia di sperimentare una vera milonga. Il tango argentino è uno dei contributi più importanti che il Paese ha dato al mondo ed è quella danza così appassionata (provate ad assistervi) che c’è chi lo definisce l’espressione verticale di un desiderio orizzontale. Si dice che sia nato nei bordelli alla fine dell’Ottocento, oggi potete ammirare i ballerini che danzano in mezzo alla strada al mercato di San Telmo, nelle milongas, appunto, oppure nei teatri, ma anche nei caffè più tipici.
Il barrio di San Telmo è indicato da due arterie principali: Balcarce e Defensa. Il cuore del quartiere è Plaza Dorrego, piazza che però riuscirete a frequentare solo dal lunedì al sabato, poiché la domenica è presa d’assalto dai banchi della Feria de San Telmo, che è un momento imperdibile della città. Muovetevi sulla Defensa per curiosare nei negozi di design e di antiquari, poi curiosate anche nelle vie laterali: per esempio in San Lorenzo, 380 trovate la Casa Mínima. Si tratta della cosiddetta casa chorizo, ovvero lunga e stretta (chorizo significa salsiccia). Pare che sia ampia due metri e sarebbe stata donata sai loro proprietari ad alcuni schiavi al momento della loro emancipazione.
San Telmo è la zona in cui di certo faremo base la prossima volta che saremo a Baires, perché se fino a qualche anno fa sulle guide di viaggio si trovavano indicazioni discordanti, soprattutto riguardo alla sicurezza del barrio, ora abbiamo visto con i nostri occhi che si tratta soprattutto di un quartiere romantico e anche raffinato. Ci sono tantissimi ristoranti e caffè e locali in cui bere una buona birra argentina alla spina. L’antico Mercado di San Telmo è molto bello, in Stile Liberty, e poi ci sono anche tanti negozi che vendono conserve e passati di pomodoro fatti in casa. Insomma, è un quartiere a portata di mano, molto vivibile, nel gran caos della città, che a volte disperde le forze di chi ci vive o la visita. Ma l’aspetto più affascinante di San Telmo, che comunque trovate anche in altre zone, è quel mix di vecchio e nuovo che ci fa vivere con un piede nel passato.
- Quando andare a San Telmo…
Domenica, poi, è davvero il gran giorno di San Telmo. Le sue strade si riempiono di vita grazie al mercato mentre in tutto il resto della città la domenica è sinonimo di giorno di riposo e di quiete. Per attraversare tutto il mercato potreste impiegarci ore anche se si tratta di meno di due chilometri poiché la gente si sofferma a ogni banco, assiste agli spettacoli di strada, sgranocchia qualche nocciolina e tutto vi sembrerà particolarmente lento. Per cui, prendetevela comoda anche voi.
- Che cosa fare a San Telmo…
Godetevi gli spettacoli di tango, nei caffè, mentre riposate un po’ i piedi dopo la camminata o vi riparate dal sole (ricordatevi che in Argentina le stagioni sono ribaltate rispetto alle nostre, per cui la nostra estate corrisponde al loro inverno e viceversa). E acquistate qualche oggetto come souvenir nei banchi esposti lungo le strade e nelle piazze. Alcuni negozi di design davvero interessanti sono aperti anche domenica in occasione della Feria. Per esempio Materia Urbana, Defensa 702.
- Che cosa vedere a San Telmo…
Non è necessario andarci di domenica, anzi, meglio scegliere un altro giorno se volete scattare qualche foto alla statua di Mafalda, che nel 2018 ha festeggiato (l’8 marzo, giorno della Festa della Donna) i suoi primi cinquant’anni in Italia. Una curiosità: Mafalda, argentina doc, viveva in via Cile (per la precisione al numero 371, in uno degli stabili dove è vissuto il suo autore). Quino ha inventato il personaggio nel 1964, inizialmente come striscia pubblicitaria per una marca di elettrodomestici (che iniziava per M, da qui Mafalda). Siamo sulla Defensa, non potete non trovare la statua della ragazzina terribile. Se vi servono indicazioni precise, questo angolo si chiama Paseo de la Historieta.
- Dove mangiare a San Telmo…
Dove andate, di certo cadete in piedi, a San Telmo. Noi siamo tornati più volte a El Desnivel (Defensa 855) dove potete assaggiare la parrilla con la salsa chimichurri. Per colazione scegliete la Confitería Europa (Carlos Calvo 678).
- E poi andiamo a La Boca…
Non siamo troppo distanti da San Telmo. Significa che certo dopo una giornata a girare per il barrio forse è meglio spostarsi con un mezzo. Il consiglio dei miei parenti di Buenos Aires è quello di non aggirarsi per La Boca dopo il calar del sole poiché alcune zone sono molto pericolose. Insomma, qui si viene alla luce del sole per vedere El Caminito e le sue case colorate e La Bombonera, lo stadio di fútbol sede della squadra del Boca Juniors. Fine. Qui non si dorme, per dire. Non si fanno passeggiate senza tenere gli occhi bene aperti. Si può pranzare e bere qualcosa, ma poi ci si sposta di barrio.
Il simbolo del quartiere è il Boca Juniors, in cui ha giocato Diego Maradona. La Bombonera si trova a qualche isolato dal Caminito e dal Riachuelo, fiume dal pessimo odore perché qui finiscono gli scarichi fognari. Tutto il quartiere sarebbe in riqualificazione, ma le tempistiche vanno per le lunghe per cui fate bene attenzione a non superare il ponte sul Riachuelo e tenetevi alla larga dalle bande di ragazzini.
Se volete visitare il Museo de la Pasión Boquense ricordatevi che è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, ma controllate tutto sul sito.
La via più famosa de La Boca è El Caminito, un museo a cielo aperto. Amato dai fotografi e dai turisti, su El Caminito che porta al Riachuelo si affacciano case in lamiera colorata. Si dice che questo quartiere sia chiami La Boca perché inizialmente sia stato abitato soprattutto da genovesi che avrebbero dato questo nome in ricordo della loro bella Boccadasse. Addirittura gli abitanti de La Boca sono ancora conosciuti oggi come xeneizes, cioè gli zeneizi, gli abitanti di Genova. C’è chi invece sostiene che Boca derivi dalla boca, ovvero l’imboccatura, del fiume. Ma comunque tant’è che nel 1882 gli abitanti della Boca si autoproclamarono Repùblica de la Boca, issando la bandiera di Genova e costituendo un vero e proprio territorio dipendente dall’Argentina.
Arrivate fino allo slargo al fondo del Caminito, proprio dove il fiume fa una curva, Vuelta de Rocha, e ammirate il ponte sul Riachuelo: Puente Nicolás Avellaneda. Ma non passate al di là. Una volta il Caminito si chiamava Puntín, piccolo ponte in dialetto genovese. Dagli anni Cinquanta ha cambiato il suo nome in quello del tango, Caminito appunto.
Per altri articoli sul Sudamerica:
cgf says
un tour bello, ma prettamente turistico, proprio per turisti, quello che viene venduto nelle agenzie.
Ok una volta può andare bene, ma poi c’è di molto meglio, magari evitare da subito di andare a a San Antonio De Areco per mangiare l’asado è meglio, ci sono posti molto migliori in CABA, dove vanno gl’argentini e non sto parlando di puerto Madero
Un ultimo consiglio, occhi aperti sempre, evitate di portare con voi abiti firmati ed ostentare oggetti, come tutto il latino america, e non solo, sempre un basso profilo.
Una visita che merita, riparto per Buenos Aires il mese prossimo per la 50+ volta negli ultimi 18 anni.
valigiaaduepiazze says
Signor CGF, grazie per il suo messaggio. Lei lo definisce tour per turisti che viene venduto nelle agenzie. Io ci sono stata con i miei parenti porteños, come anche a San Antonio de Areco, e sono certa che non mi abbiano voluto portare in luoghi scontati, anzi, in quelli che anche loro frequentano. Tanto che hanno anche l’abbonamento alla Bombonera. E poi se lei va a Roma per la prima volta, che fa, non se lo fa un salto a vedere il Colosseo? O forse per i suoi gusti è troppo turistico e preferisce andare a Spinaceto? No, giusto per capirci. Che poi alla cinquantesima e più volta lei si sia stancato di San Telmo e del Caminito, beh, non lo metto in dubbio, spero che abbia visto ben altro!
Cari saluti e buona Baires!
Elisa
cgf says
Gent.le Elisa
Ho semplicemente scritto che esistono diversi altri posti dove andare in CABA e dintorni per l’asado oltre a stare attenti perché dovi vi sono molti turisti abbondano anche coloro che se ne approfittano.
La prego solo di non paragonare il Colosseo con San Antonio De Areco, per similitudine semmai più all’Agro Pontino, c’entra nulla Spinaceto così come c’entra nulla l’abbonamento del Boca col la visita dell’omonimo barrio.
Per la prossima visita ai suoi parenti le consiglio di prendersi del tempo per visitare anche qualche provincia di questo splendido Paese, si prenda diversi giorni/settimane perché le distanze qui sono molto più lunghe che da noi, poi ovvio che non ci si deve aspettare di trovare castelli e/o edifici di oltre duemila anni di storia, al max meno di 500; ma dal punto di vista naturalistico, e paleontologico, molto di più.
Per dove trovare qui a Buenos Aires della ‘buena comida’, dico qui perché sono tornato ieri e ci resto per un mese, c’è guiaoleo.com.ar, molto meglio di Trip Advisor.
Cordialità