E voi, quali Paesi avete cancellato dalla lista dei viaggi ancora da fare? Quando si punta l’indice sulla mappa, ci sono alcune zone del mondo sulle quali lo sguardo non scivola neppure più per sbaglio. Qui no, perché c’è la crisi e forse posso pagare solo in contanti, è scomodo. Qui no, perché c’è stato un attentato qualche mese fa. Qui no, perché le donne vanno in giro con il volto coperto, non c’è da fidarsi. Qui no, c’è la guerra. E così, un po’ alla volta, la carta geografica si è sbiadita: ha perso nomi e colori e interesse. Forse anche i confini, così gli insegnanti, a scuola, a volte sono in difficoltà nell’indicarli ai loro studenti che, invece, più di tutti avrebbero bisogno di costruirsi un’idea leggendo e imparando la storia. Perché è da lì che nasce il pensiero, non tra le chiacchiere da bar.
Com’è Milano dal tetto del Duomo
Guglie, alti pinnacoli, scale in pendenza e stretti passaggi. Santi in preghiera, musici, angeli con la spada. Doccioni sporgenti e gargoyles mostruosi. Salire sulle terrazze del Duomo di Milano è come entrare in punta di piedi in un mondo parallelo, fatto di storie dal passato, di religione e di fantasia. E’ salire verso il cielo, avvicinandosi un po’ di più alla Madonnina, abbracciando con lo sguardo la città. Io mancavo lassù da trent’anni esatti.
Architettura a Milano: dal razionalismo agli igloo
Ho vissuto per quasi 14 anni a Milano. Da bambina ci andavo ogni tanto con i miei, partendo dal vicino Piemonte. Si andava a vedere il Duomo (ancora c’erano le scritte pubblicitarie luminose sulla piazza e si poteva passare in macchina), lo zoo (che è ormai chiuso dal 1987), il Castello Sforzesco. Quando mi accompagnavano dal dentista, subito dopo mi consolavano con un dolce o un gelato al Motta in piazza San Babila. A 15/16 anni, a Milano, ci andavo per salutare gli amici del mare, per interrompere i mesi invernali. E si passavano le ore nel negozio di Elio Fiorucci in Galleria Passerella (anche questo non esiste più, se non nella sua versione da sopravvissuto) e al Burghy di San Babila (dove ora c’è un McDonald’s). E a 19 anni a Milano ci sono andata in pianta stabile. Prima per l’Università e poi quella che poteva essere una tappa di 4 anni si è allungata perché, lì, ho iniziato a lavorare. Di case ne ho cambiate tre. La prima in zona Gioia, che alla fine degli anni ’90 era davvero alla fine del mondo. Poi in una via residenziale perpendicolare a Viale Indipendenza, quando invece tutti gli amici stavano tra i Navigli e le Colonne. E poi ho comprato la mia casa, dieci anni fa, sul Naviglio Grande. Proprio là dove c’è quella Milano che sa di paese, di fronte alla Chiesa di San Cristoforo al Naviglio.
Milano in movimento
Questa canzone già è bella di suo per New York, riadattata a Milano mi fa venire i brividi.
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Biciclette, bicchieri in mano e case giallo Milano? Siete sui Navigli |
Milano che cambia
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Il Naviglio Grande uscendo da Milano |
Per me un posto non vale l’altro. Anche per mangiare un panino. E non è questione di essere schizzinosi o di fare la preziosa, visto che a Istanbul (spero presto in un post) mi sono divorata un balik ekmek cucinato su una griglia che immagino non sia stata mai pulita (e per questo ha dato un sapore ottimo al pesce) sotto al ponte di Galata.
Torniamo a noi. Anche un semplice pranzo o un tè hanno la loro importanza. Se gustati nel posto giusto, hanno un altro senso.
Io sono una di quelle che si segna i locali di cui legge sfogliando i giornali (strappo le pagine, per essere precisa, perciò casa nostra è invasa da carta – quasi – straccia che solo negli ultimi periodi sto cercando di riordinare in raccoglitori ad hoc) e che fa screenshot del cellulare se trova un indirizzo interessante curiosando su Instagram. Insomma, non vorrei mai perdermi il meglio.
E’ così a Roma, la città in cui viviamo. Ed è così quando torniamo a Milano, la città in cui ho vissuto per tredici anni e dove abbiamo una casa (il mio nido sul Naviglio Grande) come riferimento e soprattutto come base. O anche quando passiamo per Torino, città a cui voglio molto bene (ma questa sarà la storia di altri post).
Torniamo su Milano. Che ogni volta cambia (e che ha sempre qualche novità da propormi).
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La chiesa di San Cristoforo sul Naviglio davanti a casa |
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