Se cercate l’Eden, almeno come lo intendiamo noi, allora non lo troverete a Varanasi. Un viaggio in India, e ancor più in una delle più antiche città del mondo, Benares, Banaras, Kashi o come la si desideri chiamare, è un’esperienza di vita. Le vostre scarpe devono essere chiuse e robuste e il vostro cuore aperto, ma anch’esso robusto, perché lo metterete di certo a dura prova nel labirinto di strade di Varanasi e sulle rive del fiume Gange, Ganga Maa, dea vivente, il luogo più sacro per gli induisti. Eppure forse quello che noi riusciamo a vedere almeno all’inizio è solo un forno crematorio a cielo aperto.
A Varanasi non arrivate solo voi, viaggiatori o turisti. Da tutta l’India, ma anche dall’intero mondo induista, si mette piede al di là della porta più autentica di tutto il Paese. Il Gange – Mother Ganga, affettuosamente – accoglie chi va a purificarsi ogni giorno, chi arriva da lontano, anche chi giunge solo una volta ma ormai senza vita. Perché è qui che – chi può permetterselo economicamente – desidera essere cremato. Di fronte a chiunque.
Perché la morte, in India, non è un fatto privato. Se le donne indiane, parenti del defunto, sono tenute lontane dal luogo della cremazione perché si lamentano troppo (sic!), gli uomini della famiglia, qualunque sia la loro professione, anche facoltosi manager che vivono a Delhi o in Occidente, attendono con pazienza il turno della salma per cui hanno compiuto il viaggio. Li riconoscete perché indossano, anche nella nebbia di inizio gennaio, solo un paio di calzoni corti che assomigliano più a un paio di abbondanti slip legati ai fianchi come grandi lenzuoli. E il loro cranio è appena stato rasato, lì, a pochi metri da dove bruciano, più o meno lenti in base al tipo di legna utilizzato, i corpi di altre donne e di altri uomini.
Il corpo di un defunto è cremato perché è così che può ricevere la purificazione e, restituito al fiume, polvere e ossa, può raggiungere la salvezza sfuggendo al ciclo karmico di morte e di rinascita. Sono solo cinque i casi in cui un corpo non è dato alle fiamme – mi ha spiegato l’uomo che ha condotto la nostra piccola imbarcazione di legno sul Gange, tra un burning ghat e l’altro, ovvero i moli delle cremazioni. I corpi senza vita di bambini che hanno meno di 5 anni, donne incinte, sadhu (i santoni indù che conducono vite ascetiche), quelli dei lebbrosi e di chi è morto dopo essere stato morso da un serpente velenoso. Chi non ha compiuto peccati in vita o ha già espiato, non ha bisogno di purificazione per mezzo delle fiamme e il suo corpo è gettato nel fiume Gange, dove resterà fino a decomporsi, diventando cibo per i pesci.
Pur di far sapere che si è stati a Varanasi, tra i miasmi della città in cui più di tutte le altre la vita e la morte sono intrecciate, ci si ferma il minimo indispensabile, appena una giornata, se proprio è necessario una notte. Cercate di comprendere, accanto a chi vive Varanasi e la conosce, il vero senso di questo luogo. Restate almeno tre giorni, salite su una barca per poter vedere i ghat in tutta la loro grandezza, con le ripide scalinate che scendono fino al fiume, così piene di vita, come se spiaste all’interno di tante finestre. Potete raggiungere in barca i due burning ghat: Harishchandra Ghat (più piccolo, a sinistra, se siete sul fiume e guardate Varanasi) e Manikarnika Ghat (il più grande campo crematorio di Benares, all’estrema destra della città). Avvicinatevi, scendete, osservate con rispetto. Le foto si possono scattare solo da lontano, saranno il vostro tatto, la vostra coscienza e l’obiettivo della vostra macchina fotografica a porvi dei limiti. Al Manikarnika, alle spalle del luogo delle cremazioni, dove il fumo è così fitto che vi servirà un fazzoletto per coprire naso e bocca, accanto alle baracche in cui vendono la legna a peso, potete salire un po’ in alto e, come in un sogno di quelli tormentati, potete cercare di capire che cosa avviene pochi metri sotto di voi.
Le vacche brucano i fiori ormai appassiti lasciati come offerta sui corpi in attesa di essere bruciati. Intere famiglie di cani randagi cercano cibo e a volte una cagna denutrita porta tra le fauci un cucciolo che non ce l’ha fatta a sopravvivere. Uomini contrattano sul prezzo della legna. Chi può, acquista quella di sandalo, che brucia meglio ed è profumata. La quantità necessaria dipende dal peso della salma. Chi invece non ha soldi per comprare abbastanza legna da ardere chiede agli intoccabili di gettare nelle acque del fiume un cadavere bruciato solo a metà. Se il corpo brucia bene, resta solo il coccige che anche dopo oltre tre o cinque ore è ancora intatto. Sono sempre gli intoccabili, i fuori casta, a occuparsi delle fasi, pur sempre rituali, ma più crude: battono con un bastone lo stomaco o il cranio di un corpo affinché, gonfiandosi mentre brucia non esploda ferendo i presenti e raccolgono ciò che resta dopo la cremazione, consegnano la polvere al parente maschio più prossimo e gettano nel fiume Gange le ossa rimaste. La cenere, mescolata ad altre sostanze, dopo una breve cerimonia, è gettata dai familiari nel fiume.
In quello che chiamiamo il nostro mondo, scene così crude non potremmo sopportarle, perché la morte è lì, a meno di due passi da noi. E forse le nostre scarpe stanno calpestando quello che resta, qualche pioggia dopo o qualche escremento di vacca sacra più sotto, di una mano o di una tibia di qualche cadavere. Il Manikarnika Ghat è vasto e senza confini. L’area delle cremazioni è in continua espansione e non brucia un solo corpo alla volta, ma sono diverse le pire che ardono contemporaneamente.
E’ una breve crociera sul Gange quella che vi permette di osservare quelle vite parallele di cui vi ho detto poco sopra che occupano i gradoni dei ghat che scendono fino al fiume Gange. C’è chi si purifica ogni giorno, bagnandosi nelle acque del rio sacro. C’è chi lava i panni in quello che è considerato uno dei più inquinati fiumi del pianeta e sembra che si stia lavorando alacremente per ripulirlo. C’è chi lascia un’offerta: un cestino di tageti insieme ad altri piccoli oggetti. Come quelli che vengono portati al Kashi Vishwanath, il Golden Temple, le cui cupole sono rivestite di rame dorato. Il Tempio d’Oro non si può fotografare, all’interno entrano solo gli hindu, ma ci si può comunque avvicinare, mettendosi in fila insieme ai fedeli.
Si cammina nel fango, a Varanasi. E’ come muoversi sempre su qualche detrito che non puoi neppure immaginare a quando possa risalire. E’ come se tutti i resti e gli avanzi del mondo fossero finiti qui, come se per tutti la vita potesse finire solo qui.
Secondo i sacri testi induisti, il Kedar Ghat, che si riconosce per i gradoni bianchi e rossi, sarebbe stato costruito da Shiva.
Ogni sera – e ogni alba – si può assistere a una cerimonia, oltre a quelle in cui ci si può imbattere lungo le strade di Varanasi. Trovatevi alla sera, appena sceso il sole, al Dashashwamedh Ghat dove va in scena l’affascinante e mistico rito di Aarti dedicato al Gange. Luci, fuochi, canti e incenso. Non vi potete sbagliare perché è così affollato di fedeli e di viaggiatori che si assiste alla cerimonia anche dalle barche che ondeggiano sul fiume.
Il modo più rapido per arrivare a Varanasi da Delhi è l’aereo. Anche noi siamo atterrati all’aeroporto di Varanasi, nell’Uttar Pradesh, ma da Khajuraho, nel Madhya Pradesh.
Stanno aumentando di anno in anno i B&B all’interno degli antichi palazzi che si affacciano sui ghat e i boutique hotel nel centro cittadino. Il consiglio è però quello, per prendere anche una boccata d’aria dai miasmi della città a cui tutti potrebbero non abituarsi facilmente, di prenotare l’hotel nella parte nuova di Varanasi.
Altri post sull’India, per informarvi prima di partire, li trovate qui:
- Come organizzare un viaggio in India (quasi) fai-da-te
- India, Agra: la storia d’amore del Taj Mahal
- Viaggio in India: Rajasthan, Udaipur come “Le mille e una notte”
- Jailsalmer, India: nel deserto del Rajasthan al confine con il Pakistan
- Che cosa significa viaggiare in India. “Lion – La strada verso casa”
Mery_Posto Finestrino says
Le tue foto sono meravigliose e la delicatezza con cui hai raccontato questa esperienza è da manuale!
Complimenti… ho sempre più voglia di India, ma sono anche sempre più cosciente che sia un viaggio per il quale partire preparati!
valigiaaduepiazze says
Ciao Mery, certo non bisogna andare a cuor leggero però è un viaggio da fare e già l’approccio che hai avuto con il mio pezzo e le parole che hai scritto dimostrano che sei pronta.
Fammi sapere se partirai!
Elisa
piera says
Sono tornata da poco dal viaggio in India. Che emozione rivedere questi luoghi! Varanasi è un luogo unico, ricco di umanità e di spiritualità.
Barbara says
Ciao Elisa,
sono da poco tornata da un bellissimo viaggio in India con mio marito e prima di partire mi sono imbattuta nel tuo sito. Ho contattato l’agenzia indiakarni perchè non riuscivamo ad acquistare i biglietti del treno dall’italia. Lo hanno fatto loro per noi ed abbiamo viaggiato anche per un pezzettino con un loro driver. Ci siamo trovati veramente molto bene. Volevo ringraziarti e complimentarmi per i tuoi post, i tuoi consigli che mi hanno aiutata 🙂 e le tue emozionanti foto. buoni viaggi!
Barbara
valigiaaduepiazze says
Ciao Barbara e buon anno! Sono davvero felice di leggere il tuo messaggio e di sapere che anche voi avete trascorso un bellissimo periodo in India. Quale tratta avete coperto in treno? E che città avete toccato?
In effetti treni e biglietti aerei in India non si possono acquistare dall’Italia.
E’ vero che ora il visto è molto più semplice da ottenere e non si deve più andare in Consolato o in Ambasciata di persona, come fino a due/tre anni fa?
Un caro saluto!
Elisa
barbara says
Ciao Elisa,
Buon anno a te!
Abbiamo fatto un viaggio itinerante con tutti i mezzi possibili.
Arrivati a Mumbai abbiamo preso un aereo che ci ha portato ad Udaipur poi noleggiata auto con driver per scoprire un po’ di Rajasthan, fino a Jaipur per una settimana visitando tanto di quello che sta in mezzo (ranakpur, jodhpur, pushkar, ajmer, bagru, abhaneri) 😉
Da Jaipur abbiamo preso un treno all’alba per Agra e dopo qualche giorno un treno notturno per Varanasi: il passaggio dalle stazioni indiane è un’esperienza che non ti dimentichi facilmente 😀
Noi abbiamo richiesto il visto alla vecchia maniera perché era da poco entrato in vigore l’e-visa ed avevamo paura di fare dei pasticci. Torneremo presto, vorrei vedere tanto di più.
A presto *
Barbara
Anna says
Complimenti per l’articolo stupendo ma soprattutto per le foto, davvero straordinarie. Avete saputo cogliere l’essenza di Varanasi: le persone prima di tutto.
Sono appena tornata e ho rivisto molto del mio viaggio nelle vostre immagini. Anzi, vi invidio il fatto di aver saputo cogliere con la macchina fotografica più di quello che sono riuscita a fare io! complimenti davvero!
valigiaaduepiazze says
Cara Anna,
siamo certi che a te sia rimasto tutto nel cuore e nella mente. Non ci si scorda mai di un viaggio a Varanasi, sei d’accordo? 🙂
Un abbraccio,
Elisa
Marco says
Cari tutti,
Sono in questo esatto momento a Varanasi… esperienza dai colori intensi, dai mille odori, da una vita che scorre in maniera diametralmente opposta alla nostra.. è vero non sarà possibile scordarsi una esperienza del genere..
sono volutamente solo…alla ricerca di nulla.. solo del mondo e di quello che l’India e Varanasi possono darmi per capire meglio…
Grazie a tutti dei post magnifici e delle foto super!!!
valigiaaduepiazze says
Caro Marco, siamo molto felici che la tua esperienza a Varanasi sia stata indimenticabile e che ti siano stati utili i miei articoli e le nostre fotografie, per avvicinarti meglio a ciò che avresti poi scoperto con i tuoi occhi e vissuto in prima persona.
Al prossimo viaggio!
Elisa
Simonetta says
Complimenti per l’articolo ti fa realmente intuire quello che potrebbe essere Varanasi al di la’ dell’immaginario visto nei film….Sono stata in India l’anno scorso da sola ed atterrata a Delhi di notte ho avuto il battesimo indiano ovvero ho vagato con un taxi dalle 2 alle 6 del mattino senza mai arrivare alla guest house che avevo prenotato….l’autista mi ha portato in giro in tutte le agenzie non governative per farmi acquistare un pacchetto con driver, alla fine mi han preso per stanchezza e ho accettato un driver per 4 gg. Mi avevano anche prenotato il treno per Varanasi, ma poi ho preferito stare un po’ a Mathura, tutti gli indiani che incontravo mi dicevano di non andare a Varanasi, alla fine non ho voluto contrastare il karma…..non si sa mai…..Vabbe’, come avrai capito ho rimasto il pallino di Varanasi e quest’anno parto il 20 ottobre e torno il 3 novembre. Quanti gg mi consigli di fare a Varanasi ? Io viaggio sola e ho 57 anni, zaino in spalla e poco denaro, ma dopo Varanasi dove mi consiglieresti di andare?
valigiaaduepiazze says
Cara Simonetta,
quanto mi piace quando condividete le vostre storie! È la parte più bella di questo blog, insieme all’esperienza di viaggio in sé, certo.
Hai fatto forse bene a non andare quella volta, in India lo senti proprio che il karma ha il suo peso 🙂 Sai, consigli per l’India del nord ne ho tanti, ma dipende anche da come ti vuoi muovere. Quindi se ti appoggerai a un driver o se prenderai un volo interno (i costi sono contenuti per fortuna) o in treno. Varanasi è infatti un po’ lontana da tutto, ma a nord ovest c’è Agra con il suo Taj Mahal (c’è un post qui sul blog, se vuoi recuperarlo nella ricerca) che è di certo da non perdere. E vicino ad Agra c’è Gwalior.
Fammi sapere, se posso darti qualche dritta, ben volentieri!
Elisa
marinella tucci says
….dovrei partire il 21 dicembre con Air India nebbia permettendo, devo fare ancora il visto e ora cercherò di capire come farlo velocemente……… ero stra stra convinta di questo viaggio In India sto leggendo di tutto, adesso mi è subentrato uno stato d’animo misto di paura e tristezza dovuto ad un insieme di cose “una stupida incomprensione con una partecipante a questo viaggio x via che mi aspettavo un pò di comprensione o semplicemente una pacca sulla spalla che non è mai arrivata in 10 anni figurati se ti arriva ora perchè le persone non cambiano e devo smettere che con l’amore imparano a volerti bene, mia madre lasciarla nel periodo di Natale ha 84 anni quest’estate gli ho dedicato 4 settimane le mie ferie con un principio di demenza senile/alzhaimer il Natale che per me è così importante cristiana praticante e ora vorrei farmi 14 giorni x fare un viaggio…..Scusate il mio lungo commento…. il giro che farò da New-Delhi sino a Calcutta il sacro Gange sto cercando un articolo un commento x non fermarmi e partire x l’India stasera andrò a parlare con il mio padre spirituale. Un caro saluto Marinella
valigiaaduepiazze says
Marinella, la forza per partire e non lasciarsi scappare questa occasione unica puoi trovarla solo dentro di te. Sono 14 giorni, per cui se tua mamma non è da sola forse puoi valutare di partire. In bocca al lupo.
Elisa