Si muovono in gruppo e scendono da vecchi pulmini scrostati. Arrivano al caffè con quei pantaloni, larghi e pieni di tasche, che finiscono sotto il ginocchio, scarpe rovinate dopo i tanti chilometri percorsi e con quelle camicie a fiori portate aperte che, se dovessimo vederle addosso a qualcuno qui da noi, non riusciremmo a contenere la risata. Invece quelle camicie floreali, viste lì, insieme ai capelli lunghi bruciati dal sole e dalla salsedine riescono quasi a stregarti. Oppure si spostano da soli, su fuoristrada ultimo modello, si infilano la muta nel parcheggio prima di scendere verso l’oceano e, presa la tavola sotto braccio, corrono scalzi sulle passerelle di legno che portano al mare. Siamo nel sud dell’Australia, sulla Great Ocean Road, dove i surfisti di tutto il mondo sognano di cavalcare la loro onda perfetta almeno una volta nella vita.
La Great Ocean Road non è solo una delle strade più famose d’Australia, ma una delle più scenografiche del mondo: tra saliscendi, foreste di eucalipto in cui vivono i koala, macchie di foreste pluviali, piccole cittadine affacciate sul mare su cui sferza sempre il vento, rocce a picco sulla baia e poi, ancora, brughiere, campi verdissimi che sanno d’Irlanda su cui pascolano vacche e greggi di pecore. Il punto di partenza per percorrere in auto la Great Ocean Road di solito si individua nella città di Melbourne, nello stato di Victoria, ma la vera e propria strada inizia una volta che si supera la cittadina di Geelong. Se vi consigliano di visitare la Great Ocean Road in un giorno, partendo da Melbourne, oltrepassando Cape Otway e raggiungendo Port Fairy, per poi tornare indietro, in una sorta di circolo, per la strada interna fino a Melbourne, non credeteci. Come minimo vi servirà una notte fuori perché la strada non solo è incantevole e va goduta, fermandosi più volte, ma è anche molto lenta perchè alcuni tratti sono formati da un tornante dopo l’altro. Se poi il vostro roadtrip in Australia fosse in estate, che corrisponde all’inverno australe, allora è possibile trovare il mare in burrasca e la pioggia e, di certo, non è una strada che si può fare correndo, anche per la presenza di animali, come echidne, canguri e koala. Prestate sempre attenzione ai segnali stradali. Se doveste avere la fortuna di trascorrere quattro o cinque giorni lungo la Great Ocean Road, percorrendone anche dei tratti a piedi, non temete: non solo non sarà troppo il tempo da dedicare a questa strada che dà sull’Oceano Antartico, ma farete fatica a lasciarla.
E’ Bells Beach, la spiaggia più famosa della Great Ocean Road. Abbiamo appena superato Torquay, l’elegante cittadina di villeggiatura che apre la Great Ocean Road al flusso dei viaggiatori e dei surfisti. Nella scena finale di Point Break – Punto di rottura, il film del 1991 diretto da Kathryn Bigelow con Keanu Reeves nei panni di Johnny Utah e l’indimenticabile Patrick Swayze in quelli di Bodhi, c’è la voce di uno speaker radiofonico che dice chiaramente che si tratta di Bells Beach e la passerella di legno che conduce alla spiaggia sembra proprio quella che si trova in Australia. In realtà, la location vera in cui è stata girata la famosa scena finale di Point Break non è questa. Tenetevi forte: si trova negli Stati Uniti, in Oregon. Si tratta di Indian Beach, a circa cinque chilometri da Cannon Beach, Ecola State Park. L’occhio attento e che non si lascia rapire dalle intense immagini finali del film, avrà notato che nel film la spiaggia è circondata da alberi, invece la vera Bells Beach no, solo da verdi cespugli.
C’è però da dire che la vera Bells Beach è uno dei luoghi più belli che io abbia mai visto. Sarà perché siamo dall’altra parte del mondo, sarà che di fronte c’è l’Oceano Antartico, sarà per il fascino che esercita l’Australia, ma il colore della sabbia che va dall’oro al nero, la passerella di legno che conduce nella conca, i ragazzi che attendono il momento di surfare e intanto chiacchierano seduti sulle tavole in mezzo al mare, tutto questo crea uno spettacolo che fa venire i brividi.
Che cosa vedere lungo la Great Ocean Road
- Torquay è un’elegante cittadina sede di due famose marche di attrezzatura da surf, la Ripcurl e la Quicksilver, e si è guadagnata il titolo di capitale del surf australiano. Si trova a sette chilometri da Bells Beach.
- Aireys Inlet è un piccolo villaggio che a lungo è quasi rimasto disabitato. E’ famoso per il grande faro costruito alla fine dell’Ottocento. Fate un passeggiata fino alla fine del capo che si affaccia su un alto faraglione che non ha nulla da invidiare a quelli dei Dodici Apostoli. Questo è anche un punto di avvistamento delle balene. Nella bella stagione, potete scendere in spiaggia e fare galoppate a cavallo a Fairhaven.
- Lorne sembra la cittadina perfetta in cui trascorrere il resto della propria vita dopo essersi lasciati tutto alle spalle. Alti alberi della gomma incorniciano le sue vie a saliscendi lungo le quali si dispongono le case in legno color pastello dalle ampie vetrate che danno sul mare e, di fronte, si apre la Loutit Bay.
- Poco dopo Lorne, fermatevi a Kennett River, uno dei pochi posti in Australia in cui è possibile avvistare koala selvatici. Parcheggiate la macchina vicino al camping e camminate per poche centinaia di metri lungo il sentiero in cui svettano gli alberi di eucalipto. Mimetizzati tra gli alberi, vedrete gli orsetti grigi che si abbuffano di foglie di eucalipto. Ognuno di loro ne mangia fino a un chilo al giorno. Non ci sono solo koala in questo angolo di foresta, ma anche giganteschi pappagalli colorati.
- Apollo Bay è riconoscibile per le sue lunghe spiagge di sabbia bianca con le colline alle spalle. Le escursioni a piedi per Cape Otway, il punto più meridionale dell’Australia, partono da qui. Si chiama Great Ocean Walk ed è un itinerario escursionistico di più giorni. L’intero trekking è di 104 chilometri e dura otto giorni. Cape Otway e il tratto di costa nei dintorni è conosciuto per essere molto pericoloso per le navi. Il suo nome per gli autoctoni è Shipwreck Coast, costa dei naufragi: tra il 1830 e il 1930 si sarebbero schiantate contro Cape Otway e Port Fairy oltre duecento navi. Per visitare il faro di Cape Otway è necessario pagare un biglietto di ingresso e lo stesso non è visibile dalla strada. Attenzione perché alle 17 chiude.
- Johanna Beach si raggiunge percorrendo alcuni chilometri in automobile dopo aver lasciato la strada principale. Si cela dietro ad alte siepi selvatiche ed è sempre battuta dai venti. Quando le famose onde a muro che provengono da destra a Bells Beach non arrivano, la manifestazione Rip Curl Pro che fa parte del campionato mondiale di surfisti professionisti ASP World Tour ci si sposta a Johanna Beach, a un paio d’ore circa da Torquay. A Johanna Beach scordatevi di fare il bagno perchè le onde sono davvero impetuose.
- Tra Cape Otway e il Port Campbell National Park, la strada lascia la costa e si inoltra tra le fertili pianure della Horden Vale e tra le colline verdissime alle spalle di Glenaire. E’ frequente che questo tratto di strada sia immerso nella nebbia, soprattutto dopo una giornata di pioggia, e assume le sembianze di un mondo parallelo e magico.
- I Twelve Apostles, i Dodici Apostoli, si trovano all’interno del parco nazionale di Port Campbell. A dir la verità non sono più dodici, i faraglioni solitari proprio di fronte a questo tratto di costa, ma sette, perchè gli altri sono crollati per la violenza delle onde dell’oceano. Nelle giornate di bel tempo è possibile sollevarsi sui Twelve Apostles in elicottero. Quando invece il mare è in burrasca, la strada che porta alle piattaforme di osservazione e alla spiaggia viene chiusa per sicurezza.
Noi ci siamo fermati a dormire a Port Campbell. L’idea iniziale era quella di fare una sosta a Port Fairy e il giorno dopo ripartire per la strada interna verso Melbourne, ma il maltempo ci ha bloccati prima. Il mattino seguente ci siamo svegliati con l’arcobaleno che poco dopo è sparito dietro le nubi portate dal vento impetuoso che ha di nuovo trasformato il mare in un gigantesco orco che ululava e spostava la nostra automobile. Abbiamo deciso di ripercorrere la Great Ocean Road nell’altro senso e rientrare, così, a Melbourne.
Da Torquay a Port Fairy sono oltre duecento chilometri di costa battuta dal vento e dall’Oceano Antartico. La Great Ocean Road non è solo una strada panoramica: è la natura in tutta la sua forza straordinaria, perchè qui è tutto un po’ di più, rispetto al resto del mondo. I cespugli selvatici non sono solo verdi, ma quasi argentei, come se sprigionassero la luce dall’interno. La trasparenza del mare, con le creste spumose delle onde che si susseguono una dopo l’altra, è tale che sembra che il sole, invece di illuminare l’infinita distesa d’acqua dal cielo, lo faccia dalle profondità marine. Le rocce aguzze sono intervallate da lastre di pietra così ampie che sembra che a forza si vogliano spingere nella tempesta, in mezzo alle onde. Ci sono, poi, alcune spiagge in cui la sabbia è formata solo da milioni di minuscole conchiglie che assomigliano alla versione micro dei sand dollars che si trovano sulle coste americane. E’ solo percorrendo la Great Ocean Road che si riesce a farsi un’idea seppur vaga dell’enorme lavoro che deve essere stato fatto – tra il 1919 e il 1932 – per strappare alla natura selvaggia un pezzo di strada che però continuasse, anche a distanza di quasi cent’anni, a far sentire l’uomo davvero microscopico e impotente davanti alla violenza dell’oceano che modella il paesaggio secondo la sua volontà.
Se state organizzando un viaggio in Australia o volete sognare un poco, potete leggere qui:
Roberta says
Che sogno percorrere la Great Ocean road e vedere i dodici apostoli. Non conoscevo Apollo Bay ma ora è decisamente inclusa nei luoghi da vedere quando avrò la possibilità di visitare l’Australia.
valigiaaduepiazze says
Ciao Roberta, quando organizzerai (spero prestissimo!) prenditi il tuo tempo, perché la GOR davvero merita almeno un paio di notti lungo la strada.
A presto!!