Anche la guida di una città o di un Paese, dopo un viaggio, diventa un ricordo da conservare. Le nostre assumono le sembianze dei diari scolastici che si utilizzavano alla medie e alle superiori. Quei diari, come la Smemoranda, in cui poi – diciamoci la verità – mica si scrivevano solo i compiti da svolgere, perché, lì dentro, si sviluppava la vita di un anno, un pezzo di noi. E così la nostra guida dell’Irlanda pesa molto più di quello che dovrebbe e il suo ingombro è diventato simile a quello di un vocabolario. Se ci seguite da un po’, già sapete che abbiamo girato in lungo e in largo l’isola per una ventina di giorni. E così la Lonely Planet è farcita come un panino di mappe, biglietti da visita, post-it, appunti, linguette per ritrovare facilmente gli argomenti più interessanti. Tra quelle pagine è finita qualsiasi cosa, come nel diario di scuola (ci credete, se vi confesso che una volta ho appiccicato anche una gomma masticata? Mio marito inorridisce quando glielo ricordo). Non si buttava via niente e dopo un po’ era necessario un cordino elastico per tenere tutto chiuso. Sempre se prima non si scollava la rilegatura.
Dublino è stato il punto di partenza e di arrivo di un nostro viaggio d’agosto. Siamo stati impegnati alcuni weekend ad organizzarlo tappa per tappa e abbiamo disegnato un ring d’Irlanda. Chi ha un po’ di dimestichezza con questa terra, sa che la zona che più attira i turisti è quella a sud, che viene suddivisa in diversi rings, cioè anelli, percorsi circolari che permettono di girare un’intera penisola. Con un mezzo proprio – ma ci sono anche i pullman delle visite organizzate – si possono visitare in un unico giorno oppure, prendendosela comoda e godendosi ogni villaggio, in più giorni. C’è anche chi sceglie l’opzione a cavallo e in carrozza, ad esempio per percorrere il più noto Ring of Kerry, ma questo è argomento di un altro post. Ecco, noi abbiamo organizzato il nostro personalissimo ring. Sì, di tutta l’Irlanda.
Siamo rimasti a Dublino tre notti in tutto. Due all’inizio del viaggio, come decompressione post lavoro e prima dell’avventura, e una notte prima di riprendere il volo per l’Italia. Abbiamo viaggiato con Lufthansa, sia per la comodità degli orari, sia perché era già compreso nel prezzo il bagaglio da stiva, necessario per una vacanza lunga, ma per un fine settimana potete vedere anche che cosa vi offrono Ryanair e Aer Lingus. Dalla capitale irlandese sono numerosi i tour di due, tre o quattro giorni che partono destinazione Galway, una delle città più belle dell’isola e di cui vi parleremo presto (ma intanto potete dare un’occhiata a questo post), oppure vanno verso l’Irlanda del Nord, in cui abbiamo trovato paesaggi da sogno (uno su tutti, il Selciato del Gigante). Potete consultare questa pagina per farvi un’idea.
Dublino è davvero la porta d’Irlanda perché in questa città trovate un concentrato di quello che l’isola vi offre. Persone cordiali e sempre pronte ad aiutarvi, edifici storici, la birra più famosa del Paese, la Guinness (e di cui potete visitare la fabbrica, anche se noi siamo estimatori della Smithwick’s che si produce a Kilkenny), tanto verde che vi porterete a casa – negli occhi e nel cuore – alla fine del vostro viaggio e il clima pazzo che, da un momento all’altro, trasformerà anche cinque o sei volte in un giorno la vostra splendida mattinata di sole in un diluvio di gocce gelide. Forse a Dublino mancano giusto le pecore bianche dal muso nero, ma avrete tempo per farne una scorpacciata.
Vediamo insieme qualche consiglio per Dublino. Iniziamo da quelli pratici. Dall’aeroporto non esiste un treno per arrivare in città. Abbiamo preferito il taxi (circa 20 euro), visti i grandi bagagli con cui viaggiavamo, ma ci sono anche gli autobus (6/12 euro). Noi abbiamo dormito in due alberghi: uno azzeccato e l’altro no. Vi lascio il nome di quello in cui ci siamo trovati bene: il Kingfisher, che è un po’ vecchio stile, a dieci minuti a piedi dal centro vero e proprio, superando il fiume Liffey. E poi offre, compresa nel prezzo della stanza, una colazione fino a tarda mattinata, servita nella tavola calda a livello strada. Potete scegliere anche l’irish breakfast. Questo boutique hotel ci ha catapultati subito in pieno spirito irlandese (che non è poco, nel primo giorno di vacanza).
La città si visita a piedi e una giornata vi basta per avere uno sguardo d’insieme. Potete organizzarvi tra una sosta in uno dei numerosi e chiassosi pub di Temple Bar e una passeggiata di shopping in Grafton Street, che si estende dal Trinity College ai giardini St Stephen’s Green. Per un po’ di acquisti, uno snack o per ripararvi da uno dei numerosi e violenti scrosci di pioggia, tenete a mente la galleria gotica vittoriana George’s St Arcade, subito dietro alla Grafton e al Trinity College. Fish and chips (di cui imparerete a sopravvivere, se decidete per una lunga vacanza in Irlanda), libri nuovi e usati, poster, dischi, abiti vintage esposti sulle bancarelle della galleria. Anche a Dublino sono diverse le compagnie che propongono visite guidate sui bus turistici hop on – hop off.
Meta di Dublino per eccellenza è il Trinity College, che si trova nel centro della città e si estende su 16 ettari, dei quali gran parte sono destinati al verde. Sui prati dell’università – ingresso libero fino alle 22 – trovate turisti che rivedono le foto appena scattate, altri che si riposano dopo aver comprato i gadgets del Trinity (un classico è la felpa), gli studenti chiacchierano e ripassano. Nel college è anche conservato uno dei libri più antichi del mondo, il manoscritto miniato Book of Kells.
Per i giovani che raggiungono Dublino concedendosi una fine della settimana di divertimento con gli amici, le due destinazioni prescelte sono il quartiere di Temple Bar e la fabbrica della birra Guinness. Negli anni ’90 il Temple Bar è stato rimesso a nuovo e, da allora, è anche a misura di famiglia. Passeggiare per le sue strade colorate vi lascerà addosso un po’ di sapore d’Irlanda. Gruppetti di gioviali irlandesi con le gote arrossate e con un boccale di birra in mano, mentre con l’altra si scambiano l’un l’altro grandi pacche sulle spalle. All’interno, profumo di birra, di cui sono impregnate anche le pareti ricoperte di stoffa a quadroni, chiacchiere in gaelico, risate rumorose, musica celtica e, spesso, tifo scatenato mentre sul maxischermo si trasmette qualche gara sportiva (tutti in piedi accalcati verso la tv, vi strizzeranno come sardine).
Per raggiungere la Guinness Storehouse, salite sulla Luas Red Line fino a Jame’s Gate, oppure prendete gli autobus 21A, 78 o 78A da Fleet St. La parte della fabbrica che può essere visitata è quella costruita come un enorme boccale di Guinness e l’ingresso costa 15 euro per un adulto. La visita si chiude al settimo piano del museo al Gravity Bar, dove vi sarà offerta una pinta di birra. Godetevi oro nero e panorama della città.
Fuori dal centro, c’è un’altra zona amata dai ragazzi, Smithfield Market. Una volta quartiere dedito al commercio del bestiame e di cavalli, negli ultimi anni si presenta come luogo di tradizione riqualificato, con un grande mercato di frutta e verdura, un cinema – dicono sia il più bello di Dublino – che proietta film d’essai e alternativi (Lighthouse Cinema)e la Old Jameson Distillery.
Gli appassionati di birra e di letteratura non si perdano il Mulligan’s, in Poolbeg St. Zero turisti, fiumi di birra, poco spazio e pare che fosse così amato da James Joyce da essere citato dallo scrittore in Gente di Dublino. E c’è chi ancora oggi dice che lì si beva la miglior Guinness della città.
Siamo arrivati al momento del bonus: Howth. Se avete tra le mani una guida o se state navigando su un sito che non vi consiglia una gita a Howth, allora cambiate subito lettura. Si tratta di un villaggio di pescatori che si raggiunge da Dublino in un quarto d’ora di treno. E’ necessaria una mezza giornata e sulla via del ritorno il vostro cuore sarà contento.
Ci siamo arrivati con la DART (biglietto round trip circa 5 euro), la linea ferroviaria urbana che dal centro città (stazioni di Tara Street, Connolly o Pearse) segue tutta la baia e termina a nord proprio a Howth. In alternativa, si può prendere il bus 31 da Eden Quay e Lower Abbey St.
Scesi dal treno, scegliete se preferite la versione relax o quella più sportiva. Se siete dei camminatori, organizzate la vostra giornata sin dalla partenza in albergo e vestitevi di conseguenza con scarpe e abbigliamento comodo. In 3 o 4 ore, seguendo l’itinerario indicato dalle frecce, potete percorrere l’intero promontorio fino alla cima. Se il tempo è clemente, il panorama dall’Howth Summit è da cartolina (tipico faro delle coste irlandesi compreso) e spazia dalla baia fino alla Contea di Wicklow (di cui scriveremo un post a breve). Se vi capita una giornata di nebbia così fitta da penetrarvi nel naso e, a momenti, da sentirne il sapore in bocca, allora aspettatevi di vedere questo:
Nonostante il cielo grigio, che ci ha concesso qualche raggio di sole solo a fine pomeriggio, abbiamo un ricordo molto bello di questo villaggio di pescatori e forse la nebbia ne ha accresciuto il fascino, attutendo i suoni come se avessimo camminato nella neve e rendendo tutto meno spigoloso.
Noi abbiamo scelto la versione rilassata del giro della penisola (ma dovreste già saperlo). Cosa significa? Passeggiata in salita tra le case di villeggiatura di Main St, giardini curati, piccoli cimiteri silenziosi, insegne old style. Un po’ di arrampicata senza fretta nel verde della collina e nella nebbia (c’è stato un momento in cui non avevamo più punti di riferimento), ma soprattutto sosta golosa al The House. Grande sala da pranzo, muri bianchi, ampie finestre che danno luce anche nelle giornate più cupe e delizie di selvaggina o degustazioni di formaggi, con chiusura di dolci burrosi. Il pescato del giorno si può assaggiare nei locali che danno sul porto. La domenica lungo il molo si allestisce uno dei migliori mercati di pesce d’Irlanda, l’Howth Fishermens & Farmers Market Bar. A Howth i ristoranti non mancano.
Voi siete stati nel magico mondo di Howth?
Altri post sull’Irlanda, qui.
William says
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