Forse una giornata così fredda e con una tramontana così violenta come quel giorno, non se la ricordavano proprio, i residenti di Castel Gandolfo. E noi, partiti da Roma con qualche nuvola ma anche con 15°, non ci aspettavamo schiaffi gelidi in faccia, appena scesi dalla macchina.
Castel Gandolfo è uno dei Castelli Romani, a sud della Capitale, ed è conosciuto dai più perché, lì, ha sede la residenza estiva del Papa (giusto estiva, perché d’inverno è davvero poco piacevole, se non si trova la giornata giusta di sole).
I negozi di souvenir erano un po’ in crisi, quella domenica. Non sapevano se continuare a vendere le immaginette con la foto del Papa emerito (l’ex Papa, insomma), Benedetto XVI, che stava lì da qualche tempo, dopo avere dato le dimissioni dalla Santa Sede, oppure se sbrigarsi a trovare uno scatto buono di Papa Francesco, eletto solo pochi giorni prima. E così hanno scelto di non puntare sulle cartoline religiose, ma sulla Romanella, che è un vino tipico dei Castelli e che a me, nonostante sia sommelier (non di professione) e detesti i vini insuflatissimi di anidride carbonica, piace un sacco. Poi magari non lo digerisco per giorni, ma mi piace.
Lo si trova nella versione bianca e in quella rossa. Provatelo, perchè quel (tremendo) frizzantino si sposa alla perfezione con la cucina greve di questa zona (e di tutta Roma, se posso aggiungere).
La finestra da cui si affaccia il Papa |
Quello sopra al sugo è più o meno un chilo di pecorino romano |
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