E voi, quali Paesi avete cancellato dalla lista dei viaggi ancora da fare? Quando si punta l’indice sulla mappa, ci sono alcune zone del mondo sulle quali lo sguardo non scivola neppure più per sbaglio. Qui no, perché c’è la crisi e forse posso pagare solo in contanti, è scomodo. Qui no, perché c’è stato un attentato qualche mese fa. Qui no, perché le donne vanno in giro con il volto coperto, non c’è da fidarsi. Qui no, c’è la guerra. E così, un po’ alla volta, la carta geografica si è sbiadita: ha perso nomi e colori e interesse. Forse anche i confini, così gli insegnanti, a scuola, a volte sono in difficoltà nell’indicarli ai loro studenti che, invece, più di tutti avrebbero bisogno di costruirsi un’idea leggendo e imparando la storia. Perché è da lì che nasce il pensiero, non tra le chiacchiere da bar.
La nostra vita di viaggiatori, o di semplici turisti da una vacanza facile all’anno, è cambiata senza possibilità di ritorno da quell’11 settembre di quattordici anni fa. Lunghe code in aeroporto, liquidi nei sacchetti trasparenti, mi sarò ricordato di tutto, oddio mi fanno buttare l’accendino. E poi, proprio quando avevamo ristretto il mondo a quella porzione di territorio che ci sembrava gestibile e sotto controllo, ecco che arrivano in casa nostra, hanno la faccia tosta di colpire Parigi in un venerdì sera qualunque, lacerando anche la città romantica per eccellenza. Ma poi, davvero, per qualcuno Palmira non conta? Allora casa di chi è, Palmira, se non la sentiamo nostra? Noi siamo cittadini del mondo e non possiamo farci fagocitare dalla psicosi della bomba. Va bene, evitiamo di esporci a pericoli e controlliamo di non aver dimenticato un paio di pinzette nel bagaglio a mano, ma non cancelliamo voli già prenotati, non viviamo sui ricordi di vacanze fatte in passato, creiamone altri e scattiamo nuove fotografie. Riprendiamoci tutte le destinazioni, percorriamo le strade del mondo. Solo così conosceremo quei popoli che troppo spesso per ignoranza ci fanno paura e che ci sembrano così diversi da noi da non trovare un punto di incontro.
Andiamo a Tunisi. Andiamo a Parigi a passeggiare al Marais, spingiamoci fino alla Défense, scattiamo una foto di fronte al Muro dei Je t’aime sulla salita per Montmartre, buttiamo la testa all’indietro per guardare ancora una volta – e poi un’altra – la Tour Eiffel dal basso verso l’alto. Portiamo in giro la nostra valigia per combattere ogni giorno chi ci vuole chiudere dietro alla porta di casa nostra.
E non dimentichiamoci che là, dove abbiamo pianto sul cratere di Ground Zero, a Manhattan, ora svetta la Torre della Libertà. Solo così non rischiamo di sbiadire anche noi, su quella carta geografica.
Questo articolo è anche cartaceo su MiTomorrow del 23 novembre 2015, distribuito gratuitamente a Milano.
Tia says
Parigi attraverso occhi speciali.
valigiaaduepiazze says
Grazie, Tia! Spero di aver trasmesso quello che il mio cuore chiedeva da giorni alla mia testa di scrivere.
Monica I Viaggi di Monique says
Parole vere, sincere e mai come ora sempre più difficili da trasmettere a tante persone. Sono agente di viaggio, e in una settimana dagli attacchi di Parigi non ho fatto altro che rispondere a dubbi e perplessità dei clienti in partenza…e alcuni, purtroppo, hanno cancellato il Natale, il Capodanno, il week-end o la vacanza tanto attesa…perdendo magari anche il volo low cost già pagato.
La paura è dentro di noi, ma bisogna viverla la vita, non guardarla attraverso un telegiornale e la nostra finestra di casa…c’è tutto un mondo li fuori, bello o brutto che sia, facile o difficile, che va visto, per creare ricordi ed emozionarsi ancora, e ancora! Quindi grazie per queste tue parole e buoni viaggi.
Monica
valigiaaduepiazze says
Immagino che ci sia stato un fuggi fuggi generale, cara Monica. Speriamo che si stemperi la tensione. Dobbiamo percorrere le strade del mondo, per sentirlo nostro. Altrimenti lo lasciamo in balìa del buio e del terrore. Buon viaggi a tutti!
Flo says
Bellissimo articolo Eli!!
valigiaaduepiazze says
Grazie, Flo, che bello trovarti qui. Grazie, sono andata un po’ fuori dalle solite rotte del blog, ma ne valeva la pena.
vincenzo says
ci sei o ci fai?
Dove ci sono i neri gli extraeuropei ed i musulmani non è sicuro andare.
Sono cotrario al suicidio!
IO non ho paura sono per soluzioni diverse, per me la convivenza con loro è fuori di ogni ragione!
c’è la libertà di pensiero!
valigiaaduepiazze says
Gentile signor Vincenzo, c’è la libertà di pensiero, certo. Ecco perchè le rispondo che, in base a quello che lei scrive, l’Italia è il Paese meno sicuro del mondo. Chiudiamoci tutti in casa, svelti!
IlaM says
Che bello tornare a Parigi con il tuo sguardo. Quasi quasi prenoto un volo. Senza paura!
valigiaaduepiazze says
Ora bisognerebbe andarci insieme, cara Ilaria!
Grace57 says
Io penso sempre ad un fatto successo un paio di anni fa…!.Un amico di un mio conoscente, ha rinunciato ad andare in Egitto per paura degli attentati! I suoi amici sono partiti e tornati, lui è stato investito da un’auto attraversando la strada!! Non voglio parlare del ‘destino’ ! Ma dopo questo accaduto, non mi ferma più nessuno!.,
valigiaaduepiazze says
Sai, Grace, che ho proprio pensato a un fatto del genere (immaginato solamente, per fortuna!), mentre scrivevo questo pezzo? Hai ragione, non facciamoci fermare. Un abbraccio!
Mery_Postofinestrino says
Bravissima, davvero le parole più giuste per questa situazione…
A mio modo di vedere, il vero obiettivo di tutto ciò è colpire la libertà, che grazie a Dio è il tratto distintivo, o almeno speriamo lo resti sempre, della nostra società.
Viaggiare è il modo migliore per conoscere ed aprire la nostra mente ed i nostri occhi… e credo che sia l’unica soluzione per rivendicare la nostra libertà e combattere qualunque fondamentalismo, che rimane sinonimo di chiusura ed esclusione del “diverso”…
Mery
valigiaaduepiazze says
In questi giorni molti miei amici (li vogliamo definire “contatti”, colleghi, alcuni di questi? Forse sarebbe il caso) hanno calato la maschera e ho scoperto che la cultura, le esperienze di vita e professionali a nulla sono servite. Molti di loro sono bui, nel cuore e nel cervello. Ecco, forse viaggiare e fare i viaggiatori, non i turisti, potrebbe aprire anche la loro mente? Chissà, speriamo che non sia tardi. Ciao, Mery!