In viaggio con papà. E’ il titolo più giusto, per questo pezzo. Già, perché l’harleysta in famiglia è lui e questo (breve) viaggio on the road negli Stati Uniti doveva essere nostro. Partiti da Chicago in automobile in un giorno dell’indian summer, siamo andati a Milwaukee percorrendo l’Interstate I-90 e poi la I-94 in poco meno di due ore di strada (con sosta d’obbligo in una tavola calda in cui anziani sgarzulli riescono a trangugiare due o tre uova fritte a testa a metà mattinata). La nostra meta erano l’Harley Davidson Museum e la factory di Menomonee Falls. Poi ci ho messo dentro anche un pellegrinaggio alla statua di Arthur Herbert Fonzarelli di Happy Days, ma questo viene dopo. Avevo bisogno di avere dei ricordi insieme a mio papà e così sono andata a prendermeli laggiù.
Non è, questa, una lettura per soli cultori delle motociclette e dell’Harley Davidson, perché l’HD Museum è un viaggio lungo oltre un secolo nella storia di tutti noi, dal 1903 – anno in cui fu costruita la prima moto dell’Harley Davidson – ai giorni nostri. Moto tirate a lucido nei grandi spazi della struttura, quelle utilizzate per la consegna della posta, quelle servite in guerra, cinghie di trasmissione in cuoio e sellini non del tutto ergonomici, esemplari rari, tra cui spicca quello del 1936, in cui erano conservate tutte le caratteristiche migliori delle HD assemblate fino ad allora, ma che era nel contempo anche un mostro di innovazione. Insomma, un pezzo che ha fatto la storia e che oggi, a guardarla, con la sua silhouette elegante e piena d’energia, viene sempre voglia di montarle in sella e di partire verso Ovest, magari lungo la Route 66. Anche se non hai la patente per la moto, per dire.
Il museo dell’Harley Davidson accoglie tutti. Sessantenni statunitensi con la bandana stretta intorno alla testa e giubbetto di jeans o chiodo di pelle con le toppe dei loghi visitati durante i viaggi on the road su e giù per le lente strade americane, famiglie con bambini dagli occhi che luccicano di fronte a questi giocattoli a grandezza d’uomo, turisti di passaggio che un giro all’HD Museum non se lo perdono.
C’è da restare senza fiato già di fronte alla parete su cui sono appesi i serbatoi multicolore della motocicletta più famosa del mondo, per essere precisi la Gas Tank Gallery. I serbatoi sembrano grandi gocce lucide e colorate, quasi un accessorio d’arredo per la casa.
E poi ci sono le due zone del museo più amate: quella in cui è possibile salire su alcuni modelli di HD e quella che conserva gli esemplari del cinema. Quello tra Harley Davidson e Hollywood è un amore senza fine, un binomio diventato un classico e che ha attraversato varie generazioni, contribuendo a costruire il mito intorno alla moto made in USA. Ci sono le Harley Davidson guidate in Easy Rider – chi si è scordato il film del 1969 con Peter Fonda e Dennis Hopper? – , quella di Arnold Schwarzenegger in Terminator, l’Harley di Elvis Presley e quella di Marlon Brando, il chopper di Captain America. L’area custom è elettrizzante e, tra queste, c’è la celebre King Kong, lunga 4 metri e del peso di oltre mezza tonnellata. La King Kong fu costruita nel 1941 quando il meccanico – e artista! – Felix Predko ebbe l’idea di costruire una special con due motori Harley Davidson montati in serie e due serbatoi separati. Il progetto fu terminato in quattro anni.
Noi, ingordi, abbiamo scelto di partecipare anche alla visita della factory a Menomonee Falls. Il Pilgrim Road Factory Tour si chiama Steel Toe Tour, costa 46 dollari a persona, ma comprende l’ingresso all’Harley Davidson Museum (che da solo costerebbe 20 dollari) e il trasporto per Pilgrim Road Powertrain Operations e ritorno. Calcolate mezz’ora, quaranta minuti, l’andata e poi il ritorno, più circa un paio d’ore di visita guidata con occhiali-mascherina per proteggere gli occhi, tappi nelle orecchie e soprascarpe. Io avrei preferito assistere all’assemblaggio della carena, ma in effetti, qui, come indica il nome, si svolgono le fasi di montaggio dei motori e delle parti elettriche. Per prendere parte a questo tour è necessaria la prenotazione, ma se sul sito non riuscite ad acquistare il biglietto poiché è richiesto un indirizzo di spedizione negli States, mandate una mail ai responsabili e segneranno gentilmente il vostro nome nella data prescelta e pagherete poi all’arrivo.
A Pilgrim Road non è possibile scattare fotografie, ma Tim, il responsabile della comunicazione del museo dell’Harley Davidson me ne ha girate un paio. Immaginate gli operai che indossano magliette dell’HD ognuna diversa dall’altra e provenienti da tutto il mondo. E, accanto a ogni processo di assemblaggio, è presente la scheda degli esercizi di stretching da eseguire in momenti precisi della giornata lavorativa.
L’Harley Davidson Museum sorge a Canal Street West su un’area periferica della città a ridosso del Milwaukee River. Nel complesso del museo trovate tutto ciò di cui avete bisogno: un ampio parcheggio, il Motor Bar and Restaurant – che però spesso è chiuso per eventi privati -, un caffè (Cafe Racer) e un negozio di gadgets. Voi avete la campanella porta fortuna dell’Harley Davidson, ad esempio? Quella che mi ha regalato mio papà la tengo nella mia automobile ormai da anni.
Se avete ancora un’ora di tempo, fate una breve passeggiata lungo il riverwalk di Milwaukee che in questa stagione ha già tutte le sfumature del giallo e del rosso del foliage e le abitazioni si addobbano per Halloween. E poi c’è una cosa da non perdere. Perché è qui che è stata ambientata la serie televisiva con cui molti di noi sono cresciuti: Happy Days. Lungo il fiume c’è la statua di Fonzie, ma qui chiamatelo Fonz, mi raccomando. L’indirizzo è 117 E. Wells St. Lasciate la macchina nel parcheggio a cinquanta metri e arrivateci a piedi. Jeans, chiodo e pollici all’insù o, meglio, thumbs up, Fonzarelli, il duro dal cuore tenero, vi aspetta per scattare una foto insieme. Hey!
Laura squizzato says
Bel reportage, sempre originale e approfondito e ottime foto!
valigiaaduepiazze says
Grazie, Laura! Sempre preziose, le tue parole. Evviva http://doppiavita.tv!