Metà anni Novanta. Appena avevamo il via libera dei nostri genitori, prendevamo il treno da Alessandria e andavamo a Torino. Eravamo sei, otto o anche di più, dai 14 ai 16, forse 17 anni e ci sembrava un viaggio senza fine, su un treno regionale con gli scompartimenti. Non trovavamo quasi mai posto e per tutta la tratta ce ne stavamo in corridoio, sperando che si liberasse un sedile ribaltabile e che non passasse il carrello bar che ci avrebbe mozzato i piedi. Andavamo a trovare gli amici del mare, per trascorrere mezza giornata insieme, per accorciare le distanze, per far arrivare più in fretta la prossima estate. Scendevamo alla stazione di Torino Porta Nuova che era molto diversa da quella di oggi. Sgangherata, sporca, troppo vuota al di fuori degli orari di punta. Attraversavamo il Giardino Sambuy e iniziava il nostro giro. Avevamo tappe fisse irrinunciabili: il pranzo alla pizzeria Seven Up in via Andrea Doria, dietro a via Cavour, oppure al Mc Donalds sotto i portici di Piazza Castello. E guai a non trascorrere qualche ora da Maschio. Il tempio della musica: 650 metri quadrati su tre piani. Quattro vetrine in un palazzo d’epoca. Aperto dal 1961, nel 2003 ha chiuso i battenti. E io non ho più vent’anni.
A Torino, ci sono un po’ cresciuta. Andare da soli – un gruppo di amici – ci faceva sentire grandi. Erano gli ultimi anni senza telefonino e con il gettone o la scheda telefonica sempre in tasca per dire che era tutto ok, chiamando i genitori sul posto di lavoro. O facendo un colpo di telefono alle nonne che avrebbero riferito, pazienti ma con mille raccomandazioni. Scegliere, ora, solo #4idee per vedere Torino non è semplice, ma ancora mi imbatto in persone che non sono mai state nel capoluogo piemontese e questo post un po’ è per loro, un po’ è per chi desidera scoprire la città sulla scia dei miei ricordi e dei posti del cuore di oggi. Forse ne abbiamo qualcuno in comune, in questa città un po’ magica, che profuma di Parigi, con i suoi palazzi austeri ed eleganti e con gli abitanti che parlano con quelle deliziose “e” troppo aperte.
I portici di Torino – idea 1: Torino non sarebbe la stessa senza i sedici chilometri di portici che si trovano in diversi punti della città. I più trafficati sono il tratto di via Roma, lastricato in marmo e più elegante, con le grandi firme della moda e i negozi più prestigiosi, e quello di via Po, in pietra grigia, con i bar di una volta con le pesanti tende bordeaux, le botteghe di libri usati e le bancarelle che sanno di incenso per sentirsi un po’ hippies. A Torino, le colonne del porticato diventano vetrine, a volte c’è spazio addirittura per una porticina e una seggiola pieghevole, piccole botteghe artigiane che sembrano abbandonate a se stesse, ma non appena ci si sofferma incuriositi da un oggetto, spunta qualcuno pronto a servirvi. Quando girate in via Po e, laggiù sul fondo, si apre Piazza Vittorio con la vista della Grand Madre non potete trattenere un’espressione di stupore. Alle spalle della chiesa, le colline di Torino, giusto di fronte, il fiume Po. E’ lo scorcio che più amo della città.
E poi i portici, come amiamo dire noi in Piemonte, vantandoci di questa grande invenzione architettonica come antidoto al maltempo, riparano dalla pioggia, permettendo lunghe vasche senza bagnarsi o dover utilizzare l’ombrello. D’estate sono freschi perché proteggono dal sole e ci si può sempre soffermare a prendere un bicerìn in uno dei numerosi dehors.
Piazza Vittorio e la Mole Antonelliana – idea 2: il simbolo di Torino è la Mole Antonelliana, come il Duomo per Milano, il Colosseo per Roma e così via. La si vede da lontano, con quel fuso lungo lungo che va a pungere il cielo sabaudo. Uno degli scorci più belli si ha da Piazza Vittorio quando, lasciando i portici di via Po, si va verso il ponte sul fiume e, voltandosi indietro, la Mole spunta da dietro le case. All’interno della Mole Antonelliana da qualche anno è stato aperto il Museo Nazionale del Cinema che si dispone a spirale. Al piano terra, al centro, comode chaise longue vi permetteranno di riposare guardando i vecchi film che sono trasmessi sul grande schermo senza soluzione di continuità. Ciò che non dovete perdervi assolutamente (e prenotare qui è consigliato) è la salita sul belvedere della Mole. L’ascensore panoramico trasparente vi risucchia all’interno della costruzione e vi fa uscire a 85 metri da terra, con lo sguardo a 360° che arriva fino all’anfiteatro delle Alpi.
Fino a quindici anni fa, Piazza Vittorio non era come la vedete nella foto qui sopra. I palazzi con le graziose mansarde all’ultimo piano versavano in uno stato di abbandono e di degrado, ma la cosa peggiore era la pavimentazione della piazza: lasciata a se stessa, era un gigantesco parcheggio selvaggio nelle mani di abusivi. A terra non c’era porfido o cemento, ma era una distesa di terra battuta che, appena scendevano poche gocce di piogge, si trasformava in un enorme ring per la lotta nel fango. Adesso è poesia.
A soli 75 passi dalla Mole, se siete affascinati da posti vintage, dai prodotti bio per la cura del corpo e dello spirito, da tisane e da persone dal cuore gentile, trovate Melissa, erboristeria con salotto. Melissa a Torino si è affermata come luogo top della città (e non solo, perché fa spedizioni in tutt’Italia) perché nel suo piccolo negozio in via Gaudenzio Ferrari ha raccolto tutto ciò che più amano le giovani donne che si nutrono di informazioni di bellezza sul web. In negozio trovate sempre Valeria, ogni tanto anche sua mamma. Entrambe amano la fotografia, i libri e i quaderni con le pagine scolorite dal tempo e le stoffe son le stampe a piccoli fiori.
Il Balon e Turin Eye – idea 3: se volete avere un’idea di quello che è stato in passato il Balon (da leggere con la “u” al posto della “o”) dovete leggere La donna della domenica di Fruttero & Lucentini, del 1972. E, già che ci siete, una sera guardate anche il film omonimo, diretto da Luigi Comencini e con Marcello Mastroianni, Jacqueline Bisset e Jean-Louis Trintignant. Nel 1911, Edmondo De Amicis scriveva, a proposito del mercato delle pulci di Borgo Dora: “E’ una tale confusione di cose e d’avanzi di cose da far impazzire il disgraziato che ne dovesse far l’inventario”. Ormai di quel Balon resta ben poco perché è qui dietro, verso Porta Palazzo, che negli anni è andata sempre più stratificandosi l’immigrazione, in particolare dal continente africano, perciò troverete più che altro esposizioni di scambio di vecchie cianfrusaglie per la casa, pezzi meccanici, scarpe usate e spaiate, coperte infeltrite. Sembra di essere nel souq di Marrakech. C’è, però, una parte del Balon che ancora conserva quello spirito a metà tra l’oggetto d’arte e – come diciamo in Piemonte – il ciapapuer, cioè la cosa inutile che è buona solo per prendere la polvere. Insomma, almeno un giro se lo merita. Lo trovate ogni sabato tra via Goffredo Mameli, via Borgo Dora e via Benedetto Lanino. Dagli anni Ottanta, la seconda domenica di ogni mese c’è anche il Gran Balon.
Per chi vuole scoprire Torino dall’alto, oltre all’ascensore panoramico della Mole Antonelliana, può salire sul pallone aerostatico Turin Eye che, rifacendosi al London Eye di Londra, diventa il vostro occhio sulla città. La mongolfiera frenata, ovvero non a volo libero, più grande del mondo prende quota sollevandosi fino a 150 metri da terra per circa venti minuti. La sensazione è quella di galleggiare sopra i tetti delle case. Per salire sulla mongolfiera di Torino si pagano 15 euro sabato, domenica e festivi, 13 euro gli altri giorni. La metà per gli under 14, gratis sotto i 6 anni. Per informazioni cliccate qui e qui.
Il bicerìn in Piazza della Consolata – idea 4: ah! Scommetto che vi innamorerete del bicerìn (bicchierino in piemontese), la storica bevanda di Torino a base di caffè, cioccolato e crema di latte. Gli intenditori dicono che non si deve mescolare, secondo altri invece, essendo una bevanda a strati a differenti temperature, va fatto amalgamare il caffè bollente con il cioccolato e con il latte freddo: a voi la scelta. E diffidate dalle imitazioni in cui aggiungono un liquore tipo Amaretto di Saronno. A Torino, quasi in ogni bar si prepara il bicerìn, ma quello più autentico lo trovate al Caffè Al Bicerin, in Piazza della Consolata, che è anche una delle piazze più belle della città. Il Caffè Al Bicerin si trova nello stesso piccolissimo locale dal 1763, perciò o fate la fila, oppure ordinate al banco e uscite in piazza a bere il vostro bicchierino.
Chiudo questo giro della città (a cui spero seguiranno altri suggerimenti più avanti perché non è finita qui) con tre bonus:
– il palazzo detto la Fetta di Polenta, dietro a Corso San Maurizio, al civico 9 di via Giulia di Barolo;
– le luminarie di Natale che, a Torino, sono davvero magiche.;
– il palazzo settecentesco con il piercing in via Palazzo di Città, 19. Alzate lo sguardo verso il quarto piano per vedere l’installazione Baci Urbani.
Galerius says
Torino è piena di meraviglie nascoste, ed è bella nel suo rigore geometrico.
Non concordo con l’articolista sulle luminarie, però ; non mi sembrano affatto magiche. Al contrario, quel giallo uniforme a me dà una sensazione di monotonia, di ‘spento’.
valigiaaduepiazze says
Ogni anno per noi le luminarie di Torino sono magiche, tra galassie, calendari dell’avvento giganti, la Gran Madre illuminata, ma, come tutto, è questione di gusti!
Galerius says
L’illuminazione monocromatica dei monumenti ha un senso, serve a esaltarne le forme, a descriverne il perimetro eccetera, siamo d’accordo ; ma per le semplici luminarie, aggiungere qualche varietà di colore in più non sarebbe delittuoso 😉
valigiaaduepiazze says
Ahahah! Ma certo che no, non esageriamo! 🙂
Abbiamo ancora un anno di tempo, vediamo che cosa ci propongono per il Natale 2015!
albs says
Torino è una città quadrata: lo sono le strade, così come gli abitanti. Sarebbe intollerante avere un’arlecchinata di colori infestare i palazzi del centro. Quel colore, il famoso “giallo Torino” è sì monotono, ma crea degli effetti d’insieme commoventi, che ti consente, ogni volta che giri un angolo, di ammirare un quadro e non di trovarti di fronte ad una fila di edifici
valigiaaduepiazze says
Giallo Torino e Giallo Milano, come non amarli?
goodnightandtravelwell says
Farò tesoro di questo post perchè rientro tra quelle persone che non hanno ancora visto Torino. Ci son stata la prima volta lo scorso anno per la Fiera del Libro ma di Torino in sè ho visto poco o niente però è nella mia lista di città da visitare.
valigiaaduepiazze says
Allora spero che qualche spunto ti sia venuto da questa lettura e da questo libro di ricordi 🙂
Ghigo says
Il 70% degli italiani afferma che Torino è una città grigia e non bella.
Il restante 30% ci è stato.
valigiaaduepiazze says
Città carica di fascino che negli ultimi anni ha ridato vita a zone abbandonate e degradate. Dovrebbero imitarla, le altre città del nostro bellissimo Paese.
Fulvio Depolo says
Sono stato più volte a Torino e sempre con crescente entusiasmo. Ricordo la prima volta, più di dieci anni fa. L’ aria tersa, il panorama delle Alpi..ed una città incantevole. Poi la Storia, i palazzi, la gentilezza della gente. A volte, in fondo ad una strada, ho l’ impressione di scorgere.. il mare! Parto da Trieste e questo significa che sono perfetrtamente a mio agio, come a casa.
valigiaaduepiazze says
Caro Fulvio, anche secondo me a Torino c’è sempre da scoprire qualcosa di nuovo, ogni volta. Anche dopo tanti anni. Poi, oggi, la sto facendo conoscere un po’ alla volta a mio marito, che è romano, e anche lui la ama molto. Talmente tanto che – dice – si trasferirebbe volentieri. Pensa un po’!
Valerio says
L’ho conosciuta velocemente nel 2003 ma tornai a Roma un po deluso. L’ho rivissuta 6mesi durante le Olimpiadi del 2006 e oltre 2 anni intorno al 2010 finendo per amarla e tentando di trasferirmici. È una perla, ricca di sorprese, di luoghi incantati, di storia e di cose che, in linea di massima, funzionano. Da provare anche: la Torino sotterranea e massonica; un concerto, magari di Einaudi, nei giardini di Venaria; Il Museo Egizio; un classico aperitivo al quadrilatero; il mercato di piazza Vittorio, le colline… Ho girato per lavoro tutta Italia, ci sono tante magnifiche città, ma Torino è Torino!
valigiaaduepiazze says
Ciao Valerio, appena riusciremo a scattare un po’ di foto, ci piacerebbe anche realizzare un articolo sulla Torino della Magia Bianca e Nera. Questa città ha molteplici aspetti da scoprire, ha tante stratificazioni di storia e tanto di sé da raccontare, se la si vuole osservare e ascoltare.
Involtini di Peperone says
Torino è proprio così: misteriosa, un po’ magica, piena di sorprese e piccole perle proprio come Melissa!
valigiaaduepiazze says
Se ne conosci altre, condividile con noi!