Vulcani che fanno capolino dalle nubi, tramonti infuocati che richiamano alla mente sacrifici e danze del Sole, i Buddha che allungano il loro sguardo sulla giungla, frutti colorati che rinfrescano la gola preda dell’umidità, preghiere ad Allah che risuonano dall’alba al tramonto correndo di casa in casa e lungo le strade polverose di una delle isole musulmane più grandi del mondo, Java (Giava). Quando Viviana ci ha consigliato di evitare a tutti i costi di mettere piede a Jakarta perché non ci sarebbe piaciuta (nonostante alcune tra le guide di viaggio più note sostengano che si possano trovare gradevoli corsi d’acqua – sic -), abbiamo seguito la sua indicazione e da Singapore siamo volati in Indonesia atterrando con un volo Tigerair a Yogyakarta (Jogjakarta), che, sull’isola di Java, si trova proprio vicino alle #4idee di cui vi raccontiamo.
Questo è lo spazio sul quale ci spostiamo. Il modo più comodo è un driver che si può facilmente rimediare tramite l’albergo in cui si soggiorna. La distanza maggiore che abbiamo ricoperto è stata quella tra Yogyakarta e Borobudur, circa un’ora e mezzo di macchina.
idea 1 – Arrampicarsi fino alla sommità del tempio buddista di Borobudur è quasi come scalare una montagna. Una massa di pietra scolpita da cui spuntano campane e Buddha con le gambe incrociate. Sempre più in alto, gradino dopo gradino, cercando di far uscire prima o poi la testa dalla cappa di caldo umido per poter respirare. E poi, quando gli scalini si fanno davvero ripidi e si arriva in cima, ci si volta e la giunga è ai nostri piedi: uno sconfinato lago verde dalle innumerevoli sfumature. Vi suggeriamo di visitare questo sito all’alba o al tramonto, ma alla sera è molto più suggestivo, soprattutto perché si può osservare il sole sparire alle spalle del Gunung Merapi, il vulcano proprio di fronte al tempio. Borobudur è patrimonio mondiale dell’Unesco.
idea 2 -Più o meno della stessa epoca (800/850 d.C.) è il complesso di templi induisti di Prambanan, a una ventina di km da Yogyakarta. Mentre Borobudur è sviluppato in larghezza e dà l’idea di solidità, Prambanan svetta con le sue guglie appuntite verso il cielo e dà l’impressione della leggerezza. Anche questo sito fa parte dal 1991 del patrimonio dell’umanità dell’Unesco. I templi più importanti sono quelli di dimensioni maggiori e meglio conservati, dedicati a Shiva, a Brahama e a Vishnu. Anche in questo caso, l’ora migliore per la visita è il tardo pomeriggio (ricordatevi che ad agosto, ad esempio, il sole cala già alle 5 del pomeriggio, quindi fate bene i conti per non arrivare di notte), in particolare se amate scattare fotografie. Di solito, data la vicinanza, il driver accompagna i turisti anche in un altro sito molto affascinante proprio all’ora del tramonto. Ma quella è l’idea n.3.
idea 3 – A circa tre chilometri da Prambanan, che si trova in una vasta pianura coltivata quasi esclusivamente a risaie, si sale verso il Ratu Boko. La funzione di questo sito non si conosce con esattezza, ma si pensa che sia parte di un palazzo reale e che la porta che si va ad ammirare sia stata costruita per salutare il sole al tramonto. Dal punto più alto della collina la vista spazia sino alle cime dei templi più alti di Prambanan e al vulcano Merapi, ben noto nel mondo per i suoi frequenti risvegli e per le violente eruzioni.
idea 4 – Yogyakarta è una città che sembra non sia mai stata sfiorata dal turismo, nonostante si trovi a 20 e a 40 km rispettivamente dai due siti più visitati di tutto l’arcipelago indonesiano. Non si parla inglese, se non in modo stentato (un po’ di più negli alberghi), non ci sono indicazioni che guidino il viaggiatore verso i luoghi di maggiore interesse della città e sembra di essere fagocitati a ogni passo da un traffico impazzito di motorini che – con due, tre o anche quattro persone a bordo – sfrecciano sulle strade a volte non asfaltate, sollevando un polverone dal quale si esce accecati. A disposizione dei turisti, in città, ci sono solo andong, carretti trainati da cavalli, o becak, carrozzine a un posto (ma se siete magri e leggeri potreste accomodarvi anche in due) a cui è attaccata posteriormente una bicicletta guidata dal vostro biker, con cui avrete contrattato in anticipo il costo della tratta da percorrere. Con uno o due euro, dovreste riuscire a girare quasi tutta la città. Ecco, Yogyakarta non è quella che si può definire una bella città. Se cercate un luogo in particolare, verrete avvicinati da decine di persone che vorranno accompagnarvi, finirete di sicuro, perdendo la strada, in un cortile di terra battuta invaso da galline che vi svolazzeranno addosso, soprattutto vi sembrerà che gli abitanti di Yogya passino tutto il loro tempo o a importunarvi o a mangiare. A ogni angolo della strada, bancarelle di cibi cotti o crudi, freddi o caldi faranno bella mostra. E, accanto a ogni bancarella, è allestito un tavolo comune a cui potersi appoggiare: ogni centimetro del tavolo è occupato da autoctoni che mangiano. Sempre. In particolare lungo Malioboro Street – quella che viene definita la via dello shopping (ma che a parte batik a poco prezzo ci è sembrato non offrisse altro) – è un lungo mercato e ristorante all’aperto di uccelli di ogni specie, di mammiferi non bene identificati infilzati agli spiedini, di frutti colorati – tra cui il temibile durian -, di rettili essiccati. Però, in tutto questo caos, fate un salto al Taman Sari, il Water Castle, parte del giardino del Sultano di Yogyakarta. Bello e fresco, vi apparirà come un’oasi.
Informazioni pratiche – Il periodo migliore per visitare l’isola di Java è la nostra estate – che per gli abitanti del luogo corrisponde all’inverno, perciò non stupitevi, nonostante i 27°, di trovare chi indossa i guanti di lana e il giubbino con il cappuccio contornato di pelliccia -. Umida, sì, ma non in modo insopportabile. Le temperature, tra luglio e agosto, variano tra i 23°/24° e i 30°. Le piogge sono rare. Certo, le ore di luce sono scarse – come ho scritto tra le 16.30 e le 17.30 il sole ad agosto inizia a calare -, ma le cose da vedere a Yogyakarta e dintorni sono a una distanza limitata e si riesce a fare tutto fermandosi sull’isola non più di 3 notti. Noi siamo arrivati da Singapore, ci siamo fermati 4 notti e poi siamo ripartiti per Bali. Se volete farvi coccolare, spendendo davvero poco, fermatevi a dormire fuori città e in mezzo alle risaie all’Astuti Gallery Homestay a Bantul. Godetevi il silenzio e le poche stanze affacciate sulla piscina. E salutateci la proprietaria e meravigliosa cuoca dell’albergo, Wulan. Anzi, chiedetele di prepararvi i suoi deliziosi lumpia.
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