Primavera a Istanbul. Il mio cappotto verde a stampa tartan. Il balik ekmek mangiato con l’acquolina in bocca sotto il ponte di Galata. Le voci cantilenanti dei muezzin che, a partire dall’alba, rimbalzano da una moschea all’altra. Le carpe giganti della Cisterna Basilica. Il taxi che sbagliava sempre strada, girando su se stesso e facendoci perdere l’orientamento, e che non riusciva a portarci a Nevizade Sokak. I dolcissimi lokum. Il pepe comprato al bazar delle spezie e che ancora centellino per insaporire alcuni piatti. La maestosità della Basilica di Santa Sofia che fa sentire sperduti e nella quale sembra di poter percepire la stratificazione delle religioni che ha ospitato: cattedrale cattolica prima, sede patriarcale greco-ortodossa poi, moschea dopo, museo oggi. La nebbia di Anadolu Kavagi, alla fine del Bosforo. Il tramonto illuminato da centinaia di puntini lontani, le moschee con i loro minareti, là dove curva il Corno d’Oro, sull’altura di Eyüp. Con qualche giorno a Istanbul non ci si può illudere di capire la complessità della capitale turca né di passare attraverso i vari livelli di questa città, ma certo si può assaporare qualcosa che poi viene a casa con noi. E ci resta per sempre.
(nota: solo per chi ha voglia di leggere, altrimenti passate oltre)
“E’ impossibile intender bene la descrizione dell’entrata in Costantinopoli, se non si ha chiara nella mente la configurazione della città. Supponga il lettore d’aver davanti a sé l’imboccatura del Bosforo, il braccio di mare che separa l’Asia dall’Europa e congiunge il mar di Marmara col mar Nero. Stando così s’ha la riva asiatica a destra e la riva europea a sinistra; di qui l’antica Tracia, di là l’antica Anatolia. Andando innanzi, infilando cioè il braccio di mare, si trova a sinistra, appena oltrepassata l’imboccatura, un golfo, una rada strettissima, la quale forma con il Bosforo un angolo quasi retto, e si sprofonda per parecchie miglia nella terra europea, incurvandosi a modo di un corno di bue; donde il nome di Corno d’Oro, ossia corno dell’abbondanza, perché v’affluivano, quand’era porto di Bisanzio, le ricchezze di tre continenti. Nell’angolo di terra europea, che da una parte è bagnato dal mar di Marmara e dall’altra dal Corno d’Oro, dov’era l’antica Bisanzio, s’innalza, sopra sette colline, Stambul, la città turca. Nell’altro angolo, bagnato dal Corno d’Oro e dal Bosforo, s’innalzano Galata e Pera, le città franche. In faccia all’apertura del Corno d’Oro, sopra le colline della riva asiatica, sorge la città di Scutari. Quella, dunque, che si chiama Costantinopoli, è formata da tre grandi città divise dal mare, ma poste l’una in faccia all’altra, e la terza in faccia alle due prime, e tanto vicine tra loro, che da ciascuna delle tre rive si vedono distintamente gli edifizii delle altre due, presso a poco come da una parte all’altra della Senna e del Tamigi nei punti dove sono più larghi a Parigi e a Londra”. Da Costantinopoli di Edmondo De Amicis.
Il fascino di Istanbul sta già in questa intensa descrizione di De Amicis. Tanto perfetta da riuscire a vedere la città che, parola dopo parola, si disegna davanti ai vostri occhi.
Per riuscire a gustare un po’ di tutto della complessa Istanbul, abbiamo cercato di conoscerla da vari punti di vista. L’abbiamo vista dall’alto, abbiamo navigato lentamente lungo il Bosforo e lungo il Corno d’Oro per ammirare le moschee che si affacciano sul mare e le case che hanno sempre un ingresso anche dal lato dell’acqua. Abbiamo camminato per le sue strade e stradine. A volte smarrendo la via. Altre ritrovandoci in posti incantevoli. Abbiamo mangiato stretti ad un tavolino tra mille altre voci in un quartiere confuso. Ci siamo ritrovati sulla cima di una collina sulla quale non pensavamo di salire. Se ci seguite, con i ricordi e le immagini, vi raccontiamo il nostro viaggio a Costantinopoli.
La Moschea Blu e la Basilica di Santa Sofia sono una di fronte all’altra. Si salutano ogni volta che sorge il sole, poi stanno lì, con le loro aiuole verdi e fiorite in primavera. Una ad accogliere le preghiere dei fedeli, l’altra i turisti che si perdono nella sua grandezza. Si trovano a Sultanahmet e il nostro albergo distava poche centinaia di metri. Quindi sono loro la prima meraviglia che abbiamo amato arrivando a Istanbul, quella sera tardi.
La prima colazione sulla terrazza del nostro albergo, il Dersaadet, è stata così. Con questo panorama, tra i tetti di Istanbul.
Per arrivare alla Moschea Blu dal Dersaadet si può salire sul colle passando attraverso il Bazar di Arasta, una galleria di negozi che offre anche oggetti di pregio e meno caotica del più noto Grand Bazar. Ricordatevi che per visitare le moschee dovete recarvi fuori dall’orario di preghiera perché in quel momento i non musulmani non sono ammessi. La Moschea Blu deve il suo nome alle migliaia di piastrelle blu di Iznik che ornano l’interno. Inoltre è l’unica moschea al mondo ad avere sei minareti.
Per visitare Aya Sofya, proprio di fronte alla Moschea Blu, vi toccherà fare un po’ di coda. Non fidatevi dei figuri che vi avvicineranno in mezzo alla folla per offrirvi un tour guidato della basilica. O, se ne sentite la necessità, accordatevi prima sul costo della visita con loro. L’ingresso si paga solo in contanti e sono 25 lire turche. Per gli orari, controllate qui.
A Sultanahmet, in Yerebatan Caddesi, si trova la più grande cisterna sotterranea ancora conservata in città. Le fitte colonne – tutte differenti le une dalle altre – della Cisterna Basilica hanno la base immersa nell’acqua in cui nuotano grasse carpe dorate e rosse. I turisti possono passeggiare da una zona all’altra del serbatoio idrico camminando su apposite passerelle di legno. Seguite gli altri turisti che si dirigono di sicuro verso la grande testa capovolta di Medusa e provate anche voi il gioco con il dito pollice (sempre che l’umido e le alghe non vi facciano impressione al contatto).
Una mattina, svegliatevi presto e raggiungete il porto di Eminönü da cui partono i traghetti del Bosphorus Public Excursion Ferry alle 10.30. Il biglietto si fa proprio lì ai baracchini del molo di Bogaz Iskelesi. Vi conviene arrivare da 45 minuti a un’ora prima della partenza perché potreste non solo non trovare un buon posto (e già sarebbe un peccato), ma potreste proprio non trovarlo, il posto. Il traghetto fa numerose fermate, ma il consiglio è di arrivare sino all’ultima, lassù, poco prima del Mar Nero, dove le nebbie fitte vi faranno credere di essere arrivati alla Fine del Mondo. Invece sarete in Asia, ad Anadolu Kavagi. Il porticciolo è turistico e non vi sarà difficile trovare un locale in cui pranzare, prima di rientrare a Istanbul (il battello parte alle 15). La risalita del Bosforo dura circa 90 minuti. Passerete sotto al Ponte sul Bosforo, vedrete scivolare davanti agli occhi la piccola Moschea di Ortaköy, il Palazzo Dolmabahçe, il Palazzo Çiragan e una successione di palazzi bianchissimi, ma anche l’imponente Fortezza d’Europa, Rumeli Hisan, proprio nel punto più stretto del Bosforo.
(nota: anche qui potreste aver voglia di non soffermarvi a leggere, allora senza sbuffare passate oltre)
“Vista dall’attracco o da su per giù un miglio al largo del Bosforo è di gran lunga la più bella città che abbiamo visto. Il suo denso conglomerato di case lievita sulla superficie dell’acqua e si spande sulle gobbe delle numerose colline; e i giardini che spuntano qua e là, i grandi globi delle moschee e gli innumerevoli minareti che l’occhio incontra ovunque conferiscono alla metropoli quel tipico aspetto orientale di cui uno sogna quando legge i libri di viaggi in Oriente”. Così Mark Twain descrive Costantinopoli.
Una volta tornati in città e aspettando il battello che sarebbe partito di lì a poco per risalire il Corno d’Oro, mi sono fatta prendere dalla gola e dai profumi di pesce cotto sulla griglia e servito in mezzo al pane senza nessuna salsa, solo con un po’ di insalata e di cipolla a fette. Si chiama balik ekmek e lo preparano sulle barchette attraccate ai lati del porto turistico o sotto il ponte di Galata, proprio là dove vedete centinaia di canne da pesca impegnate a fare abboccare il pesce di turno.
L’ora migliore per godere della crociera lungo il Corno d’Oro è quella prima del tramonto, in modo tale da arrivare a Eyüp, l’ultima fermata, in tempo per salire lungo la funicolare e ammirare le case che un poco alla volta iniziano ad accendere le luci della sera.
Imbarcarsi sul traghetto giusto, non è complicato. Potete salire a Üsküdar, dal capolinea, sulla sponda asiatica. Se invece siete appena rientrati dalla gita sul Bosforo o se siete nella Città Vecchia, potete partire da Eminönü. Il battello per il Bosforo lo avrete preso sul lato destro del porto, invece il molo del Corno d’Oro sta a sinistra, si chiama Haliç Iskelesi e si trova sul retro dell’enorme gioielleria Storks. E’, questo, un ottimo punto di riferimento perché non potrete non notarla. Si parte ogni ora, dalle 7.50 alle 20.10. L’ultimo giro per rientrare è da Eyüp alle 19.45. Di scali ce ne sono tanti e se volete potete dedicare un’intera giornata alla scoperta delle colline e delle moschee che fiancheggiano il Corno d’Oro. Noi però siamo andati dritti alla fine, in mezz’ora. Qui orari e tariffe.
Arrivati a Eyüp salite sulla collina in tempo per vedere il sole tramontare e raggiungete il Pierre Loti Café. Noi avevamo i minuti contati e abbiamo scelto di prendere, con appena 2 lire turche, la funicolare dal lungomare alla cima del colle. Altrimenti, superata la Moschea di Eyüp Sultan, puntate verso il ripido sentiero e le scale che, passando tra le lapidi sparpagliate lungo la salita, vi portano al caffè letterario terrazzato con vista su tutto il Corno d’Oro.
Potreste averla sentita chiamare San Salvatore in Chora, oppure Kariye Müzesi, San Salvatore Fuori le Mura o semplicemente Chiesa di Chora. Ecco, si tratta della stessa costruzione fatta erigere da Costantino il Grande. L’edificio è stato monastero di campagna e moschea, Kariye Camii, un tempo fuori dalle mura dell’antica Bisanzio. E oggi è un museo. Incantevole da fuori con i suoi alberi fioriti in primavera e ricco di mosaici e affreschi che risalgono al 1300. L’ingresso costa 15 TL e il mercoledì è giorno di chiusura. Qui qualche informazione. Noi abbiamo raggiunto la chiesa con un taxi, ma si può anche arrivare a piedi o con il mezzo che ferma a Edirnekapi. I turisti di solito la ignorano perché resta fuori dai giri più noti, ma voi fate uno sforzo perché si tratta davvero di un gioiello.
Beyoglu e dintorni – Andiamo al di là del Corno d’Oro, nella parte di Istanbul in cui si è sviluppata la città moderna. Lì non potete perdere un aperitivo al tramonto all’ultimo piano dell’hotel Anemon Galata, a due passi dalla Torre di Galata. A poco a poco vedrete la zona di Sultanahmet diventare prima rosa e arancio, poi blu. Di un blu sempre più saturo di colore. E poi va delineandosi nella luce della sera la skyline, infilzata dalle centinaia di minareti delle moschee.
Ed è qui vicino che passa il nostalgic tram di Istanbul. Il famoso n.3 che copre la tratta Taksim/Tünel.
Due consigli golosi in zona. Il primo comprende un’intera, ma stretta, strada di Beyoglu, Nevizade Sokak. Un locale attaccato all’altro. Per cenare e tirare tardi. L’altro è un ristorante in cui siamo tornati per più sere perché si spende davvero poco e si mangia bene. E offre una quantità incredibile di meze tra le quali scegliere. Ve le portano tutte in esposizione al tavolo su un grande vassoio. Voi potete scegliere e a volte anche assaggiare e vi lasceranno solo quelle che desiderate. Prendete bene nota dell’indirizzo sul pessimo sito (occhio che parte la musica turca) perché Asir, che si trova tre gradini sotto il livello della strada, non è semplice da trovare poiché non ha insegne. Però ne rimarrete davvero soddisfatti.
Ultime indicazioni golose, ma tornando nella Città Vecchia. I lokum di Ali Muhiddin Haci Bekir (che comunque ha una sede, anche se non è quella storica, anche a Beyoglu). E’ vero, questi dolcetti turchi si trovano un po’ ovunque anche al Bazar delle Spezie, ma questi sono particolarmente buoni e sono un’idea regalo elegante e originale, nelle confezioni di cartone o di latta con le stampe di una volta. Piuttosto, al Bazar delle Spezie fate incetta di pepe misto, se vi piace.
E quando ormai il vostro olfatto è sul punto di non sopportare più il profumo pungente delle spezie, fate una sosta nel delizioso ristorante Bab-i Hayat, che, salita una scala, si affaccia proprio sul bazar. Cucina ottomana, tè alle mele, il vostro occhio curioso che osserva il via vai nella galleria sottostante e piastrelle decorate alle pareti.
Sono abbastanza sicura del fatto che adesso stiate già consultando il calendario per controllare quando si può partire per Istanbul. E, se invece già ci siete stati, vi è venuta voglia di tornarci, come a me, scrivendo questo post. Prima di partire o di ripartire, tre letture che potrebbero piacervi:
– Costantinopoli di Edmondo De Amicis
– Istanbul di Orhan Pamuk
– Il romanzo di Costantinopoli, Guida letteraria alla Roma d’Oriente di Silvia Ronchey e Tommaso Braccini
E buon viaggio!
Cesare Calovini says
Ho visitato Istambul nel 1973 e l’ho trovata bellissima. Questo articolo mi fa venire il desiderio di rivisitarla. Complimenti all’articolo.
Francesco Speroni says
Già stato, almeno tre volte, fra il 2007 ed il 2009. Le prime due per lavoro, spostandomi anche in Anatolia e vicino al Kurdistan.
L’ultima volta fu per amore. Io son dovuto venir via, ma il mio cuore è ancora ad Istanbul.
alessandro rizzo says
I’m frequently in Istanbul for business. Unfotunately I not dedicate time to visit this city as a tourist. One day I will.
Annasimonutti says
Una delle più belle città del mondo
konya otel says
Unfotunately I not dedicate time to visit this city as a tourist. One day I will.
konya güvenlik kamerası says
Great post and nice blog. Thank you so much.