Il Naviglio Grande uscendo da Milano |
Per me un posto non vale l’altro. Anche per mangiare un panino. E non è questione di essere schizzinosi o di fare la preziosa, visto che a Istanbul (spero presto in un post) mi sono divorata un balik ekmek cucinato su una griglia che immagino non sia stata mai pulita (e per questo ha dato un sapore ottimo al pesce) sotto al ponte di Galata.
Torniamo a noi. Anche un semplice pranzo o un tè hanno la loro importanza. Se gustati nel posto giusto, hanno un altro senso.
Io sono una di quelle che si segna i locali di cui legge sfogliando i giornali (strappo le pagine, per essere precisa, perciò casa nostra è invasa da carta – quasi – straccia che solo negli ultimi periodi sto cercando di riordinare in raccoglitori ad hoc) e che fa screenshot del cellulare se trova un indirizzo interessante curiosando su Instagram. Insomma, non vorrei mai perdermi il meglio.
E’ così a Roma, la città in cui viviamo. Ed è così quando torniamo a Milano, la città in cui ho vissuto per tredici anni e dove abbiamo una casa (il mio nido sul Naviglio Grande) come riferimento e soprattutto come base. O anche quando passiamo per Torino, città a cui voglio molto bene (ma questa sarà la storia di altri post).
Torniamo su Milano. Che ogni volta cambia (e che ha sempre qualche novità da propormi).
La chiesa di San Cristoforo sul Naviglio davanti a casa |
Il Naviglio Grande illuminato per Natale |
Bijoux vintage al Mercatone del Naviglio Grande |
Ogni volta che torniamo (di solito al massimo ogni due mesi, ma dipende dal tempo a disposizione, dagli impegni, dagli amici che cerco di incastrare al millesimo di secondo per non perdermi mai nulla di loro e colgo l’occasione per ringraziarli anche qui. Loro sanno quanto siano importanti per me e la distanza non significa niente) tento di compattare tutto il possibile. Faccio le corse. E torniamo a Roma sfatti. Per fortuna, Francesco è uno di quei romani che amano Milano (e credo pure i miei amici, che ormai sono anche i suoi). Ma io credo che a lui Milano piaccia soprattutto perché l’ha conosciuta al suo meglio. Perché gli ho mostrato subito tutto il suo bello, le sue doti.
Milano non è una città che si svela a tutti. Ti butta in faccia il Duomo in tutto il suo splendore, certo, però poi i turisti o i lavoratori occasionali pensano che sia tutto lì. Invece di Milano non hanno visto un bel niente.
E poi?!
E poi c’è tutto un mondo, se ti meriti di conoscerlo.
L’Arengario con il Museo del Novecento e, al centro, la mia amata Torre Velasca |
Piazza della Scala |
Milano si svela solo a chi sa apprezzarla. Nei cortili delle case, nelle vie signorili tra piazza Virgilio e via Meravigli, nel labirinto di stradine tra via Circo e piazzetta Mentana, nelle botteghe di via dei Fiori, nei Navigli che escono fuori città, verso Pavia o Abbiategrasso, nel meno noto – e magico – Naviglio della Martesana, che passa sotto, tagliandolo, viale Monza. E, ancora, la conca fallata sul Naviglio Pavese, in zona Chiesa Rossa, ma anche le Colonne di San Lorenzo al Ticinese, il Verzee (il Verziere) tra via Larga e largo Augusto e poi la Cà dell’oreggia in via Serbelloni, dietro a corso Venezia. E con queste poche righe, non ho ancora detto niente. Perché Milano è molto di più e va scoperta un po’ alla volta.
(Io amo anche Baggio, la Barona, il Giambellino, ma bisogna essere già dentro la vita della città, per capire questi quartieri. Vi lascio un po’ di tempo).
La casa con l’orecchio dello scultore Adolf Wildt. Serviva come citofono ante litteram. Tramite l’orecchio si parlava con il portinaio |
Il chiostro di Santa Maria delle Grazie |
Ad esempio, quando siete al Sempione (quando facevo l’università i miei compagni di studi dicevano che, a seconda del tipo che eri, come scusa per saltare la lezione usavi Vado al Castello Sforzesco a prendere il sole, oppure Vado al Sempione a farmi le canne), non guardate solo di fronte a voi, alzate lo sguardo. C’è la Torre Branca, progettata da Gio Ponti. Ci siete mai saliti? Ecco, con i suoi quasi 110 metri regala un po’ di soddisfazioni. A me ha fatto capire che Milano la conosco come le mie tasche e ho riconosciuto tutto, dall’alto.
El Domm de Milan |
A fine febbraio o inizio marzo siamo riusciti a fare una scappata a Milano e da un po’ (anche più di un anno abbondante, ahimè) non passavo dall’Isola, un quartiere che dieci anni fa era abbandonato a se stesso nonostante il fascino della ormai fatiscente Stecca degli artigiani. Ci ho vissuto vicino durante il mio primo anno di università, alla fine degli anni Novanta e posso dire che sembrava davvero di essere all’estrema periferia della città.
Ecco, adesso è così.
Dalle ex Varesine all’Area Porta Nuova |
Non voglio stare a discutere se piaccia o meno e se abbia causato disagi ai residenti della zona (immagino proprio di sì), so solo che questa è riqualificazione vera, che Milano dalla sua genesi aveva stabilito che in quella zona, l’Isola appunto o, se vogliamo ampliare un po’ il raggio, Garibaldi/Repubblica, sarebbero sorti i grattacieli della città, lo sviluppo in altezza. Non si può solo guardare indietro, per quanto sia bello. Le città devono continuare ad evolversi, anche nella loro architettura, nella vivibilità. Milano lo fa.
Case giallo Milano e grattacieli in vetro, ah, quanto mi piace. Tutt el mond a l’è paes, a semm d’accòrd, ma Milan, l’è on gran Milan, scriveva Giovanni D’Anzi.
Questa foto l’ho scattata andando in uno dei locali di cui mi ero appuntata l’indirizzo: Vintage Bakery, in via Thaon de Revel.
E quindi torniamo a bomba sul cibo.
La prima bakery che oltre 15 anni fa già sfornava dolci americani, a Milano, è stata California Bakery, di cui adesso ci sono almeno sette locali sparsi per la città. Se vedete i cestini appesi al soffitto. Non potete sbagliarvi.
California Bakery in via Tortona |
E un altro posto delizioso è Vanilla Bakery, in via San Siro, dietro a piazza Piemonte.
E BiancoLatte in via Turati, che vende anche oggettistica un po’ shabby chic.
BiancoLatte |
E Mag Cafè al 43 di Ripa di Porta Ticinese, nella parte pedonale del Naviglio Grande. Con le sue lucine che fanno subito atmosfera, che fanno Parigi.
E voi, siete riusciti a leggere tra le righe di questa città? Su Milano scriverò sempre aggiornamenti perché me ne dà la possibilità, ma intanto, se avete qualche suggerimento, lo aspetto con piacere. Intanto, lo sapete, mi segno tutto.
– qualche altro indirizzo nel post Milano in movimento –
D'Aria says
Anche io amo Milano. Lo so per qualcuno potrebbe sembrare una follia, ma se la conosci impari ad amarla!Anche io mi ero appuntata la Vintage Bakery e una sabato sono stata per un brunch: posto delizioso!
la Eli says
Ciao D'Aria! Milano si svela a poco e a poco e regala molte soddisfazioni. Sono tornata per un paio di commissioni di casa proprio sabato e anche se ero di fretta non ho potuto resistere al suo fascino discreto e ad una passeggiata lungo il mio amato Naviglio Grande. A pranzo, invece, sul Naviglio Pavese, oltre la Conca Fallata. Una vera scorpacciata di vecchia Milano!
fra says
Sentir parlar bene di Milano.. Sai che con mio grande stupore non è più una cosa così rara come un tempo? C’è sempre chi insiste a definirla grigia e senza anima, ma incontro sempre più spesso chi la ama e, con un minimo di indulgenza, le perdona di non essere la sua città ideale. E sapere che dei romani, tuo marito e i vostri amici, non la trovino male, mi fa davvero piacere, perché loro sì che vengono da una città sfacciatamente bella! 😉
valigiaaduepiazze says
E’ sempre la lotta Milano contro Roma, ma chi lascia che il suo cuore si apra alla bellezza, allora scopre angoli incantevoli anche nel grigio. Io nella nebbia ci sono nata e cresciuta, forse è per questo che conosco il valore delle giornate di sole, quelle senza una nuvola, quelle in cui Milano risplende. Certo, è una città che, se ci passi di fretta guardando solo i tuoi piedi e le vetrine delle grandi firme, ti lascia scappare via, non ti trattiene. Sei tu che devi guardare dietro le porte e dentro i cortili. In questo Roma è sfacciata, come scrivi anche tu. Non puoi fare un giro in città senza restare a bocca aperta.