Non è una gran novità scrivere di Parigi, però c’è un motivo. Qualche giorno fa, una delle mie amiche (di quelle che avete di sicuro anche voi, tipo ci vediamo poco causa distanza, ma è sempre come se fossimo sintonizzate) mi manda un messaggio: Bimba, hai dei posticini carini da consigliarci per il nostro weekend a Parigi? Bistrot, passeggiate, negozi…
Ecco, queste richieste per me sono la Felicità. Perché è un modo, anche questo, per condividere qualcosa di bello con le persone a cui voglio bene. Perché so che quando Fabrizia è poi andata in uno dei posti che le ho consigliato non solo ha pensato a me, ma mi ha avuta ancora più vicina di sempre. Insomma, c’ero anch’io.
Per di più l’ultima volta che siamo stati a Parigi, Francesco e io, faceva un freddo da neve e in questi giorni nella capitale francese sta nevicando. Anche gli scatti invernali, a causa di questa primavera un po’ in ritardo, sono azzeccati.
Inizio da un doppio suggerimento serale al Quartiere Latino. I piedi ci hanno consigliato bene perché, sotto una pioggia gelida e scrosciante, siamo riusciti a trovare un posticino libero a La Fourmi Ailée, al numero 8 di Rue du Fouarre (ma forse è più semplice se vi dico a due passi da Notre Dame).
Libri alle pareti, carta da parati nelle tinte pastello, poltroncine gialle, La Formica Alata è una suggestiva sala da tè, un locale da aperitivo e un ristorante con un ampio menù. Passateci, se vi capita, perché è uno di quei posticini a cui pensiamo quando siamo a casa e vorremmo stare a Parigi. Non lontano, si può concludere la serata al Caveau de la Huchette, nell’omonima strada. 12 euro (esclusa consumazione) per ballare sino a notte fonda e per ascoltare musica. Subito dopo l’ingresso, un lungo bancone dove si prepara da bere, ma appena si scende con una delle strette scale in pietra, si fa un salto nel tempo. Catapultati in un’altra epoca, ci si trova in una grotta straripante persone che ballano. Dai turisti, che più che altro scattano fotografie, ai clienti fissi, che si muovono con sicurezza e bravura (sì, noi ci abbiamo provato a buttarci nella mischia, ma abbiamo rimediato solo qualche gomitata e una gran sudata!) sulle note del jazz, ma anche swing e blues e rock’n’roll. Tutto suonato dal vivo. Lasciate a casa il vestito da sera, mettetevi comodi. Al Caveau de la Huchette si viene così come capita. E si sta benissimo!

La sala al piano terra del Caveau de la Huchette. Qui verrete a rinfrescarvi dopo i primi balli scatenati
Non posso catalogare questi tre posti come turistici e punto. Sarebbe un errore. Per noi, il luogo turistico da cui tenerci ben lontani è quello con i piatti fotografati esposti fuori dal locale, quello che non sa di niente, che potrebbe trovarsi in qualsiasi altra località del mondo, in cui vieni trattato come in una batteria di polli. Qui, invece c’è qualcosa che attrae. E trovi parigini che discutono di lavoro, mamme con i figli, anziane coppie a cui il capo cameriere riserva una attenzione particolare e che chiede loro come stanno Pierre e Sophie (i nipotini?).
Questo è il motivo per cui il croque monsieur, qui, è buonissimo. Perchè sa di vita e di storia, sa di Parigi. Anche se è un po’ bruciacchiato.
Leggete Da Parigi alla Luna, di Adam Gopnik e capirete meglio ciò che ho scritto.
Percorrete Rue Bonaparte (cercando di non fermarvi davanti ad ogni vetrina come me, anzi, no, fatelo!) fino al quai, il lungosenna. Dall’altra parte vi troverete, sulla sinistra, il Louvre e il Jardin des Tuileries (che noi abbiamo raggiunto attraversando il ponte e fregandocene del gelo) e l’Ile de la Cité, sulla destra.

Stessa fermata del metrò (Palais Royal – Musée du Louvre). Le colonne di Daniel Buren nel cortile del Palais Royal
Ci vediamo nel Marais. Vi aspetto!
Capita a puntino, visto che tra un mese sarò a Parigi! 😉
Allora sbircia anche qui 🙂 http://valigiaaduepiazze.wordpress.com/2013/03/17/appunti-su-parigi-a-spasso-per-il-marais/
😀