Lo scorgi già da lontano, dove si trova il Cimitero acattolico di Roma. Nel suo muro di mattoni rossi è incastrata la Piramide Cestia, che dà a quell’angolo di Roma un tocco che sa di Egitto. Non ci si può sbagliare. E poi, varcando il cancello, ti immergi in un non-luogo che da Roma non ti aspetteresti mai. Ciò che colpisce di più, nella frescura di alberi e tombe illustri, è il silenzio. L’assoluta mancanza di rumori che rimbalza tra i rami e le foglie, sulle lapidi fredde ancora umide di rugiada e accarezza le orecchie, così stanche e affaticate dal traffico cittadino, dalla confusione in cui viviamo. A volte ho bisogno di tranquillità all’aria aperta. E, quando sono a Roma, il Cimitero acattolico è la risposta. E non solo la mia. C’è chi dipinge, una coppia che, seduta su una panchina, chiacchiera a bassa voce (ma quelle parole, chi le assorbe, se nell’aria non si percepisce nulla?), chi scatta fotografie, chi porta un fiore. E chi cerca pace, anche in vita.