Ancora una curva, in salita, tra gli alberi, dopo aver lasciato la Cassia bis (la Veientana). E poi eccola, sulla sinistra, quasi sospesa con la vallata intorno. Calcata.
Case brune le cui fondamenta affondano nella roccia tufacea, come un’estensione naturale del colle. Al calare della sera, il borgo si illumina ed ecco il presepe in cui si è inserita una monetina per metterlo in funzione. Oltrepassi il portone d’ingresso e all’improvviso fai un salto all’indietro nel tempo, una cavalcata nel passato. Per le strade, odore di legna bruciata nel camino. Risate che rimbalzano sulle pareti della case e, infilandosi sotto l’uscio delle porte, sfuggono dalle sale e dalle cucine e si rincorrono all’esterno. Un piccolo labirinto di vie strette e ornate di gatti sornioni, di cani che spadroneggiano, di fiori sui balconi. Giri l’angolo e sei a strapiombo sulla valle del Treja. Silenziosa e coperta di boschi disordinati che attutiscono i rumori. E ci si è già scordati di essere a soli 40 km da Roma nord e a 60 da Viterbo.
Le vostre gite del fine settimana come iniziano? Le nostre più o meno così.
– Che cosa facciamo domani? – Mah, oggi siamo stati al mare a Santa Severa, domani ti va la polenta? – Sì, certo! Dove? Castelli Romani? – No, torniamo a Calcata. Quando siamo stati l’altra volta abbiamo scattato quasi solo foto in cui ci sono io con il mio faccione, non c’era ancora il blog – Allora controllo il meteo e la batteria della macchina fotografica – Io cerco il numero di quel ristorante in cui era tutto buonissimo – Andata – Evviva.
Nel 1935 Calcata è stata ritenuta poco sicura e pericolante e ai suoi abitanti toccò abbandonarla e costruire una Calcata nuova a qualche chilometro di distanza (dove tutt’ora si trova il parcheggio, perché il villaggio arroccato si raggiunge solo a piedi). Il borgo medievale di Calcata per una trentina d’anni resta disabitato, fino a quando, a metà degli anni ’60 alcune perizie confermano la solidità della rupe tufacea e, a poco a poco, diventa luogo d’elezione di hippies, artisti, pittori e di tutti coloro che “sentono i fattori negativi dell’ambiente urbano”, come ha detto l’architetto Paolo Portoghesi. Che poi è stato il primo a trasferirsi a Calcata.
Appena oltrepassi le mura di Calcata vecchia, il telefono ti avvisa: nessun segnale. Esci dai social, da whatsapp ed entri in un borgo che sa di umido, di gente che vive con lentezza. La luce è morbida, molte strade interne restano all’ombra per la maggior parte della giornata e si ricoprono di muschio. Non aspettatevi casette rimodernate e lustre come trovereste in Provenza, qui tutto è un po’ decadente. Dai fiori finti che si mescolano a quelli veri alla signora dai capelli grigi che piazza la sua sedia in mezzo alla strada principale, quella di fronte alla chiesa, e dipinge oggettini. Non sono belli, diciamo pure la verità, ma in quel contesto lo sono, perché sembrano amuleti.
D’ora in poi capiterà anche a voi di riconoscere Calcata come location di qualche film o telefilm. In effetti il borgo medievale ben si presta a questo utilizzo. Per citarne un paio, Amici miei del 1975, La mazzetta del ’78 con Tognazzi e Manfredi e, tra le realizzazioni più recenti, alcune scene de Il tredicesimo apostolo.
A Calcata che cosa si può vedere? E, soprattutto, dove mangiare?
– Lasciatevi guidare dai vostri piedi lungo le strade del piccolo borgo. Il giro è più o meno concentrico e non rischiate di perdervi – Curiosate nei negozi che sabato e domenica sono sempre aperti: vintage, forno con dolci tradizionali, magneti, enoteche, carabattole, cianfrusaglie – Entrate nella chiesa di Calcata dove pare fosse conservato fino a qualche anno fa il santo prepuzio di Gesù (al di là di questo dettaglio raccapricciante, la chiesa è molto graziosa) – Provate a sedervi su uno dei tre troni in pietra nella piazza del borgo – Prenotate alla Piazzetta di Calcata, il ristorante migliore del paese e non abbiate freni perché è tutto genuino e gustoso (fagioli all’uccelletto, cacio e pepe, gricia, polenta al sugo, salsicce con finocchiella), prezzi onesti e una gran voglia di tornare a mangiare da loro non appena sarete saliti in macchina per andare verso casa – Godetevi il tramonto su Calcata dalla terrazza della Sala da tè: oltre 100 tipi di tè provenienti da tutto il mondo e una ventina di tisane e tè della casa. In ogni angolo del piccolo locale decine di teiere di qualsiasi forma e grandezza. Troverete sempre la proprietaria, una signora belga che porta i capelli raccolti in una lunga treccia, intenta a preparare torte sui fuochi della cucina a vista. Anche lei, in tono con il borgo, ha un po’ della strega buona.
E prendete nota perché l’1 e il 2 marzo Calcata festeggia il Carnevale.
Se volete restare nella Tuscia, non perdetevi il Bosco dei Mostri di Bomarzo, lo trovate qui. Se vi piacciono i borghi arroccati, cliccate qui per il post su Civita di Bagnoregio. Se amate le fioriture, in primavera andate al Parco delle Peonie di Vitorchiano, qui.
Se invece quello che vi interessa sono le streghe, non perdetevi New England, tra le streghe di Salem.
lodovico says
Interessante. Molto belle le foto. Potrebbe, però, essere più completo. Per esempio, manca qualunque indicazione geografica, topografica ed una mappa stradale; credo che con queste informazioni l’articolo potrebbe essere più leggibile, utilizzabile e utile
valigiaaduepiazze says
Grazie per l’apprezzamento e i consigli, Ludovico. Valigia a due piazze più che indicazioni precise che si possono trovare un po’ ovunque in rete, ama raccontare storie. Però già in altri post abbiamo inserito qualche mappa, soprattutto quando trattiamo di viaggi on the road. Se le fa piacere, faccia un viaggio nel nostro blog, così poi ci dice che cosa ne pensa.
Sabrina Rutili says
Ottima recensione, slendide foto… domenica vado! (Provare per credere!!!) 🙂
valigiaaduepiazze says
Ciao Sabrina, sei poi stata a Calcata?
Mimmo says
Ci sono stato pochi giorni fa.
Il paesino è carino, come del resto tanti altri in Italia.
Potevate evitare di scrivere degli artisti, perché tali non sono..
Chi lo ha costruito sicuramente ha un dono, ma chi ci vive dagli anni 60 in poi è probabilmente un ricco figlio di papà.
valigiaaduepiazze says
Ma certo, Mimmo, a ognuno il suo pensiero! Io però sul mio blog scelgo di scrivere ciò che preferisco. Per fortuna c’è una libertà.
Ciao
Gemma uyttendaele says
Scusami tanto Mimmo . Sono arrivata a calcata con in tasca 2.000.000 di lire. Ho costruito da zero la mia vita qua come tanti altri che avevano anche molto di meno. Di certo non si può parlare di figli di papà con tanti soldi. Forse è invidioso di non aver la stessa forza e fantasia per fare ciò che desidera senza tante risorse. Ci vuole amore e fantasia e grande perseveranza, perché con solo soldi la vita è misera .
valigiaaduepiazze says
Grazie per questa testimonianza, Gemma!
maurizio says
tutto bellissimo un po cari pero
Guenda says
No.no. Mimmo. Sono del posto e ti assicuro che erano tutti artisti provenienti anche dal centro di Roma, tipo piazza Navona e vivevano tipo una grande Comune ,senza una lira e vivendo alla giornata vendendo ciò che creavano. Bellissimi tempi…Se andavi alloggiavi e mangiavi a casa di chiunque Gratis fino a quando volevi dando un tuo contributo artistico.