Stringevo ancora tra le mani il bouquet di crisantemi gialli comprato al City Clerk di New York, quando abbiamo chiesto al tassista di portarci al molo da cui partono gli elicotteri per il tour sulla Big Apple. Io ne avrei fatto anche a meno, visto che sono conosciuta tra gli amici come quella che soffre di vertigini per l’altezza (leggete del Carrick-a-Rede Rope Bridge), quella che sente il vuoto come gli asini, quella che da bambina al massimo andava sul brucomela e non voleva neanche avere a che fare con chi si metteva in fila per le montagne russe.
Ma come si fa a dire di no all’uomo che hai appena sposato a Manhattan? Francesco da tempo desiderava togliersi la voglia di vedere NYC dall’alto e in effetti non c’era occasione migliore della nostra immediata luna di miele (durata circa 15 minuti).
Addosso non portavo un vistoso abito bianco, no, ma avevo comunque alcuni elementi caratterizzanti la giovane sposina e il tassista, lasciandoci al Downtown Heliport (Pier 6 & East River), ci ha fatto gli auguri per il nostro “big day“.
Ci siamo messi in fila (l’attesa, anche con la prenotazione, è comunque di tre quarti d’ora circa), abbiamo pagato (120 dollari a persona, ma ho letto online che il volo standard ora costa 150), lasciato i documenti, riposto i nostri impicci nell’armadietto a disposizione di ogni passeggero nella sala d’attesa (si può portare a bordo solo la macchina fotografica), passato la sicurezza (metal detector). Soprattutto abbiamo chiesto ad una gentile ragazza all’ingresso di prendersi cura del nostro bouquet (ne conserviamo ancora una parte in un vecchio libro).
E poi ci siamo trovati sopra NYC.