Ancora una curva, in salita, tra gli alberi, dopo aver lasciato la Cassia bis (la Veientana). E poi eccola, sulla sinistra, quasi sospesa con la vallata intorno. Calcata.
Case brune le cui fondamenta affondano nella roccia tufacea, come un’estensione naturale del colle. Al calare della sera, il borgo si illumina ed ecco il presepe in cui si è inserita una monetina per metterlo in funzione. Oltrepassi il portone d’ingresso e all’improvviso fai un salto all’indietro nel tempo, una cavalcata nel passato. Per le strade, odore di legna bruciata nel camino. Risate che rimbalzano sulle pareti della case e, infilandosi sotto l’uscio delle porte, sfuggono dalle sale e dalle cucine e si rincorrono all’esterno. Un piccolo labirinto di vie strette e ornate di gatti sornioni, di cani che spadroneggiano, di fiori sui balconi. Giri l’angolo e sei a strapiombo sulla valle del Treja. Silenziosa e coperta di boschi disordinati che attutiscono i rumori. E ci si è già scordati di essere a soli 40 km da Roma nord e a 60 da Viterbo.