Arrivando a Kyoto, si impara subito il significato della parola komorebi che, ne sono certa, non può che affondare le sue radici in questa città magica e delicata, così diversa da Tokyo. Non c’è una traduzione, per komorebi. E’ una parola che si deve sentire con il cuore e che si legge tra gli alberi. Perché komorebi è quella luce smorzata che filtra tra le foglie degli alberi. Foglie che, qui in Giappone, sembrano di carta velina, tanto sono sottili e leggere. E Kyoto è così: sottile e leggera, come se i suoi abitanti fluttuassero invece di camminare, come se scivolassero invece di accelerare il passo. E’ una città sospesa, con i templi così diversi l’uno dall’altro e che offre il meglio di sé in primavera, durante la fioritura dei ciliegi, i sakura, e in autunno, il periodo degli aceri in fiamme.