Se non ci fosse stato Francesco a fermarmi (e a farmi ragionare, puntando sull’inutilità dell’oggetto, ma pure sul senso del pudore), sarei tornata da Tokyo con, in valigia, un abito da marinaretta in stile Sailor Moon e le sue amiche guerriere. In Takeshita Street, la lunga e stretta via sempre affollata nel fine settimana regno delle Harajuku girls, vendono proprio quei souvenir per cui chi è cresciuto a suon di cartoni animati giapponesi negli anni Ottanta non può resistere. Si arriva a sragionare, perché finalmente possiamo assaggiare le crepes con il gelato che preparavano i genitori di Yu, perché tutto costa abbastanza poco (se siete amanti del genere, avrete visto qualche prezzo alle stelle su ebay) e si rischia di portar via davvero di tutto: mollette per i capelli a forma di ciliegia, la bacchetta magica di Creamy Mami, il mascara di My Melody. A Tokyo con queste cose non si scherza, non è roba da festa in maschera. Qui ci si veste così, accanto al manager in abito blu e al trench color sabbia della donna in carriera.