Las Vegas è in mezzo al nulla, in una distesa desertica arsa dal sole. All’estremo Sud dello Stato del Nevada, i suoi punti di riferimento sono Los Angeles, a 275 miglia, circa 440 km, e San Francisco a 560 miglia, 900 km. Di giorno è troppo nuda, decadente e spenta, in ogni senso. I turisti se ne stanno al chiuso delle sale da gioco, nei piani interrati degli alberghi, là dove non c’è mai un orologio che faccia tornare alla normalità del quotidiano e che indichi il tempo che scorre. Vivono come in trappola, giorno dopo giorno, assordati dal rumore della slot machine. Là, dove non filtra mai un raggio di quel sole troppo caldo che colpisce gli occhi non appena si risale in superficie giusto per attraversare la strada e sparire di nuovo in un centro commerciale con l’aria condizionata e i negozi sempre aperti. Di notte, invece, la Sin City degli Stati Uniti, muta il suo aspetto. Le insegne si illuminano, la gente si riversa nelle strade, la musica invade ogni spazio. La Vegas è un nucleo pulsante di luci, una striscia, in realtà, perché tutti i suoi hotel sono disposti lungo la Strip, Las Vegas Boulevard. Arrivando in automobile dalla Valle della Morte, al termine di una lunga giornata in cui si erano superati i 50 gradi, l’abbiamo individuata già da lontano, in quella conca senza alberi, così spoglia che sembra che, laggiù, alla terra sia stato strappato il suo rivestimento. Forse era tutto un miraggio.
Poiché Las Vegas è una tappa irrinunciabile quando si passa, in un viaggio on the road, dalla California ai canyon (a meno che non ci vogliate andare per sposarvi!), queste sono #4idee da non perdere. Perché non ci sono solo i casinò.
Ciò che vi resterà più impresso di Las Vegas sono le luci, i neon. Migliaia di luci che accecano e stordiscono. Las Vegas è il regno del kitsch, della stravaganza, delle ragazze coniglietto e delle ballerine di cancan, degli spettacoli di strip-tease e di lap-dance. Qui tutto è troppo: gli alberghi troppo alti, le stanze troppo grandi e a prezzi troppo bassi (vi stupiranno, ma è una politica commerciale ben studiata: paghi poco la camera perché poi spendi dieci volte tanto nei casinò), la luce del sole è troppo intensa, l’aria esterna troppo calda. La città è un grande fake: è falso lo skyline di New York, è falsa la Tour Eiffel di Parigi, sono falsi i canali del Venetian, così come l’antica Roma del Caesars Palace. E sono falsi i cieli di cartone con le nuvole disegnate che trovate – basta alzare gli occhi – lungo le gallerie commerciali. Perché, anche lì, non filtra nulla del mondo reale, nemmeno un raggio di sole per errore. Eppure per almeno una notte bisogna visitarla, questa Las Vegas in cui tutto sembra essere possibile, come ci ha insegnato il film Una notte da leoni.
Questa è la nostra Las Vegas in #4idee.
idea 1 – L’unica cosa che davvero vale la pena di essere esplorata durante il giorno è la strada in cui si trova la maggior parte delle wedding chapel di Las Vegas. Qui si sono scambiati promesse d’amore più o meno eterne molte star del cinema e del mondo della musica e le chiesette non dimenticano di ricordarvi chi è stato loro ospite per invogliarvi a fare il grande passo. Di solito non si riesce a sposarsi in giornata, perciò se avete fatto una fuga d’amore vi servirà non solo qualche giorno in più, ma avrete dovuto inviare un dossier con una documentazione specifica al Consolato generale italiano a Los Angeles. Appena arrivate in città, andate subito a visitare le cappelle che più vi piacciono, segnate il nome nel loro registro e accordatevi per testimone (ne basta uno), fiori e musica. Non scordatevi gli anelli. Potete scegliere un celebrante carnevalesco travestito da Elvis o un’autorità che vi leggerà la formula a cui voi risponderete I do o I will. Recuperate la licenza di matrimonio al tribunale di Las Vegas, presso il Marriage Services Division al Clark County Clerck’s Office al 201 E di Clark Ave, all’angolo con la 3rd St. Mentre a NYC un matrimonio semplice presso il City Clerk non vi costerà più di un centinaio di euro (e si organizza in due giorni lavorativi, senza prenotazioni – parola di chi ha fatto proprio così!), a Las Vegas preparatevi a tirare fuori un migliaio di dollari. E ricordatevi che il matrimonio celebrato a Las Vegas è valido in Italia e, anche se non lo avete fatto trascrivere tramite il Consolato (qui i dettagli), non potete considerarlo un gioco e risposarvi in Italia, ma, anzi, siete tenuti a mettere tutto in regola o quando ancora vi trovate negli States, o poi rientrati dalle vacanze.
Anche le wedding chapel sono finte: acrilici i prati all’ingresso, di cartongesso i campanili e le rocce del giardino, di plastica i fiori. L’apoteosi dell’assurdo scatena un suo fascino e vi ritroverete a visitarle una dopo l’altra. Un po’ per ficcare il naso nella vita altrui, un po’ per andare a caccia di una coppia che forse proprio in quel momento sta dicendo di sì di fronte a una platinata Marilyn.
Segnatevi questi indirizzi per andare sul sicuro: Little White Wedding Chapel al 1301 S di Las Vegas Blvd con formule tutto compreso a partire da 250 dollari per la versione base. Alla Little White Chapel si sono sposati: Rita Hayworth e Dick Haymes, Frank Sinatra e Mia Farrow, Paul Newman e Joann Woodward, Joan Collins, Michael Jordan, Demi Moore e Bruce Willis; Graceland Wedding Chapel al 619 S di Las Vegas Blvd con pacchetto Elvis a partire da 200 dollari. Qui si sono sposati Jon Bon Jovi e Roger Glover dei Deep Purple. Al 4617 S di Las Vegas Blvd si trova Little Church of the West, proclamata monumento storico della città. Qui hanno pronunciato i loro I do Telly Savalas (il tenente Kojak), il cantante Bob Geldof, Cindy Crawford e Richard Gere e Angelina Jolie e Billy Bob Thornton.
idea 2 – Non che ci sia bisogno di consigliarvelo, in effetti, ma c’è chi resta murato vivo nei casinò e non va a respirare un po’ dell’atmosfera della Strip, la strada di sei chilometri lungo la quale sorgono i complessi alberghieri più straordinari del mondo. Ogni anno c’è qualcosa di nuovo da inaugurare con grandi attrazioni per tutti. Per muovervi da una struttura all’altra utilizzate The Deuce, l’autobus che ogni quarto d’ora percorre Las Vegas Blvd fino a Downton 24 ore su 24. Da non perdere: Piazza San Marco e il Canal Grande a The Venetian, The Mirage, Caesars Palace con la sua lunga galleria di negozi, The Forum Shops, poi Treasure Island con la nave dei pirati e quella delle sirene per la gioia dei più piccoli, New York-New York, Paris-Las Legas con l’Arco di Trionfo, una parte del Louvre, la Tour Eiffel in scala ridotta su cui si può salire fino a mezzanotte e mezza per ammirare lo Strip dall’alto. E poi, ancora, il Luxor con una riproduzione a grandezza naturale della più grande piramide di Giza e il Bellagio con il suo spettacolo delle fontane che ogni trenta minuti dalle 15 alle 20 e ogni quindici minuti dalle 20 a mezzanotte intrattiene migliaia di turisti che si assiepano intorno al lago artificiale dell’albergo. I mille getti d’acqua sono una vera esplosione e sembrano danzare a ritmo di musica. Qui è stato girato il film Ocean’s Eleven.
Tre consigli: salite sulla Stratosfere Tower al 2000 S di Las Vegas Blvd per ammirare l’oceano di luci e di insegne variopinte sotto di voi. Non solo un belvedere, ma anche tante attrazioni per chi non ha paura e non soffre di vertigini, come il Big Shot, XScream e l’Insanity (i nomi la dicono lunga). Con lo SkyJump verrete sganciati in una caduta di 253 metri in appena 17 secondi: è il più alto del mondo.
Se vi fermate più di una notte a Las Vegas (noi siamo rimasti due notti: la prima lasciando la California verso lo Utah, la seconda dalla Route 66 alle spiagge di Los Angeles), cambiate albergo. I prezzi sono davvero interessanti e potrete permettervi, come abbiamo fatto noi, anche una notte a un cinque stelle ad appena 80 o 100 dollari per stanza matrimoniale. In questo modo potete visitare più hotel, cosa che fa parte del divertimento di Vegas.
Se non avete molto tempo a disposizione, organizzate un volo in elicottero per il Grand Canyon da Las Vegas. Noi ci siamo andati in macchina, volando poi sulle gole del canyon una volta arrivati a destinazione, ma lo stesso Helicopter Tour Operator – Papillon – offre anche la possibilità di partire da Vegas. Qui trovate tutte le indicazioni.
idea 3 – c’è un luogo a Las Vegas in cui in pochi si fermano. Troppo attratti dai neon e dai casinò della città, non si bada a che cosa c’è intorno. A 55 chilometri da Vegas, lungo la Hwy 93 si trova la Hoover Dam. La diga di Hoover è una costruzione imponente e inquietante che potrebbe essere la giusta location per una pellicola catastrofica. E’ un passaggio obbligato se si lascia l’Arizona per il Nevada ma è necessario fare una piccola deviazione per poterla vedere in tutta la sua possanza nel Black Canyon. L’enorme diga di Hoover è alta 221 metri e segna il confine tra i due stati. Inaugurata il 30 settembre 1935, è stata costruita negli anni che seguirono la Grande Crisi del 1929. Durante la sua costruzione, trovarono la morte un centinaio dei cinquemila operai che vi lavoravano. La diga di Hoover previene gli allagamenti dovuti agli improvvisi ingrossamenti del Colorado e rifornisce di energia elettrica il Nevada, l’Arizona e la California. Parcheggiate prima del ponte sospeso e percorretelo a piedi. Attenzione, la diga è molto controllata e non è possibile né fermarsi né rallentare mentre vi trovate sul ponte in automobile.
idea 4 – E’ ora di darvi un consiglio goloso, se avete lasciato Las Vegas per la California e poiché la strada per Los Angeles è davvero lunga e sotto il sole cocente anche se evitate la Death Valley, forse è l’occasione giusta per fermarsi in un ristorante davvero ai confini del mondo. Il roadside diner anni Cinquanta di Peggy Sue si trova a Yermo, in California, non lontano dal deserto del Mojave e di fianco alla 191 che vi conduce verso l’Oceano e le verdi vallate di Los Angeles. Vale la pena una sosta per farsi servire dalle anziane cameriere con la crestina in testa, scattare una foto con Betty Boop a grandezza naturale, inserire una monetina nel juke box e perdere un po’ di tempo, prima di rimettersi in marcia, nella zona dei souvenir che raffigurano tutte le icone Fifties americane. Io ci ho perso la testa. L’indirizzo da impostare nel navigatore è 35654 West Yermo Road, ma è segnalato da grandi cartelloni pubblicitari lungo la strada. Peggy Sue’s 50’s Diner è aperto fino alle 22.
Se volete leggere altro sul nostro viaggio nell’Ovest degli Stati Uniti, cliccate qui:
Arizona, USA: Radiator Springs e la Route 66
USA, le “ombre rosse” della Monument Valley
Death Valley, California: un itinerario nella Valle della Morte
Sara says
Ciao, sono capitata nel tuo blog perché cercavo info sul Giappone (ho trovate qualche utile spunto) e sono capitata in questo post. Sono affezionata a Las Vegas perché mi sono sposata lì nel 2014 e ti volevo dire non serve alcun “dossier con una documentazione specifica al Consolato generale italiano a Los Angeles”, basta la licenza di matrimonio. Poi abbiamo impiegato un mese per avere tutta la documentazione necessaria per la trascrizione in Italia.
Ciao
Sara
valigiaaduepiazze says
Ciao Sara e grazie per questa informazione di prima mano! Allora è proprio come a NY, dove ci siamo sposati noi. Buon viaggio in Giappone! Se vuoi su Instagram segui l’hashtag #valigiaaduepiazzeingiappone.
Elisa
marina says
Ciao! Ho letto che vi siete sposati a New York… Ti volevo chiedere un’info… Noi già siamo legalmente sposati in Italia con rito civile dal 2014, ma a natale (ricorrono i nostri 3 anni di matrimonio) saremo di nuovo a NY e vorremmo celebrare un rito civile per rinnovare le promesse di matrimonio, puoi aiutarci??
valigiaaduepiazze says
Ciao Marina, sul mio libro “New York al femminile” ci sono le indicazioni che stai cercando e anche contatti con persone del posto che possono darvi una mano. Lo trovi in libreria o ordinandolo online.
Ciao!
Elisa
Li Wen Rui says
My husband and I are getting married in Paradise Wedding Chapel ( https://www.paradiseweddingchapel.com/) in Vegas this year. We are so excited to visit this place and go to all the places that were suggested in this article! Thanks!
valigiaaduepiazze says
Wow, I’m happy. Thank you 🙂