Anche la guida di una città o di un Paese, dopo un viaggio, diventa un ricordo da conservare. Le nostre assumono le sembianze dei diari scolastici che si utilizzavano alla medie e alle superiori. Quei diari, come la Smemoranda, in cui poi – diciamoci la verità – mica si scrivevano solo i compiti da svolgere, perché, lì dentro, si sviluppava la vita di un anno, un pezzo di noi. E così la nostra guida dell’Irlanda pesa molto più di quello che dovrebbe e il suo ingombro è diventato simile a quello di un vocabolario. Se ci seguite da un po’, già sapete che abbiamo girato in lungo e in largo l’isola per una ventina di giorni. E così la Lonely Planet è farcita come un panino di mappe, biglietti da visita, post-it, appunti, linguette per ritrovare facilmente gli argomenti più interessanti. Tra quelle pagine è finita qualsiasi cosa, come nel diario di scuola (ci credete, se vi confesso che una volta ho appiccicato anche una gomma masticata? Mio marito inorridisce quando glielo ricordo). Non si buttava via niente e dopo un po’ era necessario un cordino elastico per tenere tutto chiuso. Sempre se prima non si scollava la rilegatura.